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Morto Claudio Redi, ultimo erede della famiglia di marmisti che dai Solteri scolpì la memoria del Paese, dalle Fosse Ardeatine al Doss Trento

Si è spento a 85 anni Claudio Redi, ultimo erede di una famiglia che fece la storia della monumentalistica italiana. Dalla sede dei Solteri, quartiere a nord di Trento, l'azienda lavorò i 335 loculi del monumento ai caduti delle Fosse Ardeatine, i gradoni di Redipuglia e le colonne del Mausoleo a Cesare Battisti

Di Davide Leveghi - 07 settembre 2020 - 10:11

TRENTO. Si è spento a 85 anni Claudio Redi, ultimo erede di una famiglia tra le cui mani sono passati alcuni dei monumenti in marmo più importanti d'Italia. Di stanza con l'azienda ai Solteri, quartiere a nord del capoluogo trentino, i Redi facevano arrivare lì le grosse pietre che avrebbero adornato diverse stazioni ferroviarie in giro per l'Italia o che sarebbero state plasmate in statue e loculi alla perpetua memoria dei grandi del Paese e dei suoi "martiri imperituri".

 

Da Redipuglia al Doss Trento, da piazza Venezia a, sopratutto, le Fosse Ardeatine. Fino alla cattedrale di Bogotà, in Colombia. La famiglia Redi, dai Solteri, plasmava infrastrutture e memoria nella pietra. Fondata dal padre Paolo e dallo zio Mario, l'azienda sarebbe finita proprio con lui, Claudio, dopo anni di gloriosa attività. Rimasta senza un erede, avrebbe lasciato un'eredità di straordinaria importanza, perché nella pietra si può leggere la memoria di un Paese, la lettura che le istituzioni danno del passato. 

 

Aveva 14 anni, Claudio Redi, quando da Roma arrivò la commissione più importante. I morti delle Fosse Ardeatine, 335 persone uccise dalla barbara rappresaglia dei tedeschi – con l'aiuto decisivo delle autorità repubblicane fascisteavevano bisogno di un monumento che desse loro pace e al tempo stesso gloria, martiri della nuova Italia repubblicana e antifascista nata dalle ceneri del regime e dalla grandezza del sacrificio partigiano.

 

Ai Solteri arrivarono i marmi e il granito di Predazzo, lavorati da quasi 200 scalpellini “arruolati” all'uopo dall'azienda dei Redi. Per due duri anni, le mani degli operai scolpirono gli oltre 300 loculi, spediti a Roma dallo scalo ferroviario a nord di Trento. All'inaugurazione c'era suo zio Mario a rappresentare l'azienda, accanto a lui tutti i “pezzi grossi” della Repubblica: il presidente del Consiglio, anch'egli trentino, Alcide De Gasperi, i futuri leader della Dc Andreotti e Fanfani, il presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

 

Ma dai Solteri non passarono solo quei loculi. I marmisti Redi avevano infatti lavorato i 22 gradoni del Sacrario di Redipuglia, il più grande mausoleo della Grande Guerra fatto costruire dal fascismo sulle pendici del Monte Sei Busi, aspramente conteso e tomba monumentale di 100mila soldati. Lavorarono le colonna di Pila, la “pietra di Trento”, del mausoleo al “martire irredentista” trentino Cesare Battisti e il monumento al leader democristiano Alcide De Gasperi che ora campeggia in Largo Porta Nuova, nel parco di Piazza Venezia.

 

Il nome Redi, dunque, rimarrà scolpito tra coloro che hanno contribuito a plasmare, letteralmente, la memoria del Paese in diverse fasi, centrali, del '900 nazionale

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