di Paolo Lupo – biologo nutrizionista
È uno dei trend più diffusi in fatto di nutrizione: sono molti gli italiani che si affidano al digiuno intermittente per perdere peso e per migliorare il proprio stato di salute e stile di vita. Tradizionalmente, il digiuno è presente in quasi tutte le culture, spesso legato a momenti di raccoglimento e purificazione. Per esempio durante lo Yom Kippur per la religione ebraica, prima della Pasqua per la religione cristiana, durante il Ramadam nella religione islamica, così come nel “giorno della luna piena” nell’Induismo.
Come suggerisce il nome, il digiuno intermittente è un modello alimentare che alterna fasi di digiuno e fasi in cui si mangia e, a differenza di una dieta vera e propria, non offre indicazione su cosa mangiare, bensì su quando mangiare. È così che i modelli più comuni di digiuno intermittente prevedono semplicemente di non assumere cibi che apportino energia per 16 o anche 24 ore, due volte a settimana. Studi in cui è stato applicato il digiuno su organismi semplici, topi di laboratorio e più recentemente anche sugli uomini, portati a termine soprattutto dal team di Valter Longo, professore di Biogerontologia e Direttore del Longevity Institute della USC (University of Southern California) di Los Angeles, dimostrano come si possono ridurre i fattori di rischio per le patologie legate all’avanzare dell’età, contrastando l’invecchiamento stesso e ottimizzando, di conseguenza, la longevità.
In laboratorio si è infatti osservato come i topi sottoposti a digiuno controllato risultavano protetti dallo stress ossidativo. In aggiunta, grazie una dieta a basso contenuto di proteine e zuccheri, è possibile far diminuire le attività di recettori responsabili dell’accelerazione dei processi di invecchiamento e di conseguenza di malattie associate quali cancro, diabete, malattie cardiovascolari, neurodegenerative e autoimmuni. È emerso quindi un nesso tra proteine, zuccheri e invecchiamento. Infine, le cavie sottoposte a digiuno vivevano dal 36 all’83% in più di quelle alimentate normalmente.
Il digiuno intermittente si ripropone quindi di apportare questi stessi benefici per la salute, innanzi tutto attraverso la perdita di peso e soprattutto di grasso addominale, senza dover limitare le calorie. Questo avviene attraverso una riduzione dell’insulino resistenza, abbassando la glicemia del 3-6% e livelli di insulina a digiuno del 20-31%, ottenendo così una protezione rispetto al rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Si è riscontrata anche una riduzione nei marker di infiammazione, fattore chiave di molte malattie croniche.
Anche a fronte di queste evidenze, purtroppo il digiuno intermittente come tale non è però per tutti. Per alcune categorie di persone, come le donne in gravidanza, gli anziani ultrasettantenni, le persone fragili o sportivi agonisti il digiuno intermittente è una pratica sconsigliata.