Contenuto sponsorizzato

L'unità nazionale e gli sforzi di ''fare gli italiani'', una storia che sembra di un passato lontano ma che è quella di oggi

All’inizio la sinistra è volontaristica e “garibaldina”, mentre è la destra ad essere poco propensa ai colpi di testa. Poi a tratti le distinzioni si affievoliscono, si impongono trasformismo e trasversalismo, e quando risorge lo scontro ecco personaggi di una parte passare dall’altra e viceversa
DAL BLOG
Di Nicola Zoller - 22 febbraio 2023

Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico

Finis Italiae di Sergio Romano affresca con vividi colori l’incerto itinerario del nostro paese passando a volo d’uccello dal moto risorgimentale e, via via, al fascismo e alla prima repubblica. Un libretto “fuori dal coro”, che spiega perché gli italiani non possono che disprezzarsi.


Romano rade al suolo - ma già altri l’hanno fatto - certa retorica risorgimentale. Racconta, ad esempio, come il barone Ricasoli organizzò in Toscana, con ridondanza feudale e stile militaresco, il plebiscito di adesione all’Italia savoiarda. E sì che in Toscana il movimento risorgimentale  era cosa ben più seria che altrove.

 

Più avanti l’autore spiega meglio: “Anziché raccontare l’unità come effetto di circostanze impreviste e di opportunistiche adesioni, la nuova classe dirigente nazionale fu costretta a raccontarla come il risultato di un grande sforzo unitario e di una forte volontà collettiva”. Sforzo e volontà che nella realtà languivano, tanto che la storia nazionale dall’unità in poi è tutta protesa a “fare gli Italiani”.

 

E ci sarà proprio un partito che cercherà nella guerra anzitutto un mezzo per forgiare l’unità nazionale. Ci sarà comunque in campo anche l’altro partito: quello che voleva “fare gli Italiani” con l’educazione e il progresso civile. Se noi pensassimo alle tradizionali denominazioni degli schieramenti politici, chiameremmo “destra” il primo partito, e “sinistra” il secondo.

 

Ma non sempre è stato così. Anzi, all’inizio la sinistra è volontaristica e “garibaldina”, mentre è la destra ad essere poco propensa ai colpi di testa. Poi a tratti le distinzioni si affievoliscono, si impongono trasformismo e trasversalismo, e quando risorge lo scontro ecco personaggi di una parte passare dall’altra e viceversa.

 

Sembra storia di un lontano passato, ma invece è anche quella di ieri l’altro e di oggi. Nel nostro secolo, ad esempio, c’era un paese che aveva dato “entusiastica adesione al fascismo”, lasciando ad una minoranza l’onere dell’opposizione (si ricorda spesso il caso emblematico del mondo universitario; qui solo tredici docenti in tutta la nazione rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo). Ma di fronte alla sconfitta, gli Italiani si sbarazzarono in un attimo del loro passato e ne misero interamente la responsabilità sulle spalle di un uomo, Mussolini.

 

Inconsolabile ma scanzonato, Sergio Romano così conclude, riferendosi - mutatis mutandis - a tempi successivi: “Intravedo all’orizzonte un’altra menzogna...: gli italiani stanno addebitando Tangentopoli a Bettino Craxi e a qualche centinaio di uomini politici, imprenditori, funzionari. Sanno che è una bugia, ma cederanno probabilmente alla tentazione di credervi per assolversi in tal modo da questo peccato. E dopo, temo, avranno un’altra ragione per disprezzarsi”(*).

 

Nota*) A tale proposito - aggiungo - è probabile che l’autodisprezzo lieviterà ancora quando rileggeranno gli inascoltati richiami alla mitezza dei pochi garantisti che provavano a proporre un richiamo al discernimento ed alla moderazione durante la tracimazione dell’ondata illiberale e giustizialista degli anni ’90. “La molla di Craxi non era l’arricchimento personale, ma la politica”: parole inascoltate dalla turba e dai capipopolo a cui conveniva dipingere il leader socialista come un “criminale matricolato”. Peccato, perché le parole appena citate provengono dall’insospettabile magistrato Gerardo D’Ambrosio, vicecapo del pool milanese “Mani pulite” e sono state riportate in una intervista a "Il Foglio" del 23 febbraio 1996

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Cronaca
22 gennaio - 09:40
L'incidente è avvenuto ieri e nel pomeriggio sono scattate le ricerche dopo che l'anziano non aveva fatto ritorno a casa
altra montagna
22 gennaio - 06:00
Il primo cittadino di Valbondione, Walter Semperboni, difende il progetto di collegamento dei comprensori sciistici di Colere e Lizzola. Poi [...]
Cronaca
21 gennaio - 12:43
Un giovane ubriaco e molesto al “Maturaball” di Varna, in Alto Adige, è stato sanzionato: per lui scatta il foglio di via [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato