Il bene vince sul male nel Macbeth? Purtroppo Shakespeare non ci consola facilmente, ma insinua nella narrazione il dubbio sulla qualità dei nuovi vincitori
Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico
Macbeth, generale scozzese dell’undicesimo secolo, tradisce e uccide Duncan, il re legittimo, e vi si sostituisce. In ciò è aiutato dalla consorte. Ella così lo ispira, nella grande versione propostaci da Shakespeare: “...per ingannare il mondo, prendi la faccia che vogliono le circostanze, porta negli occhi, nella mano e sulla lingua il benvenuto, prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il serpe che sta sotto”.
Tuttavia la decisione di assassinare Duncan è tutta del generale traditore: lady Macbeth, sulla quale saranno sommariamente caricate le colpe maggiori, non fa che assecondare il proposito del consorte, vincendone gli ultimi scrupoli. “Taci, ti prego - ordina alla moglie, ancora indeciso se passare all’azione - ...io oso fare tutto ciò che si addice ad un uomo, chi osa fare di più non è un uomo”.
Ma sono scrupoli da infingardo: Macbeth teme di fallire. "Noi fallire? - replica la donna - hai solo da tendere al massimo l’arco del tuo coraggio, e non falliremo". Non fallirono, infatti, ma verranno a loro volta sopraffatti: Malcom, figlio del re defunto, li sconfiggerà e diventerà re.
Tutto torna, dunque? Il bene vince sul male, e così sia? Purtroppo Shakespeare non ci consola facilmente, ma insinua nella narrazione il dubbio sulla qualità dei nuovi vincitori. Malcom, di fronte all’alleato Macduff, dapprima si descrive perfido, libidinoso e sanguinario (“Meglio un Macbeth che uno come me sul trono”); poi in una digressione sempre più machiavellica, si scopre gentile, casto e leale.
Voleva solo sondare le reazioni del nobile Macduff oppure finisce per mostrarsi davvero ambiguo e bifronte? Shakespeare non placa del tutto la nostra incertezza. Così continueremo a sperare in un futuro migliore, ma seguiteremo anche a temere che dietro l’angolo ricompaia una tirannide peggiore di quella precedente.