Un anno fa in Italia l'invasione dell'Ucraina era la ''fake news degli americani'' (VIDEO) oggi si chiede la pace con le vite degli altri in nome dell'antiamericanismo
Direttore de il Dolomiti
Per non dimenticare. Per restare vigili e cercare di capire come quanto viene detto oggi da chi ogni giorno spiega quanto gli americani siano cattivi, quanto la Nato sia spietata, quanto alla fine sia l'occidente ad aver sbagliato tutto, e sbaglia ancora, a difendere con le unghie e con i denti la libertà di un popolo invaso da un farabutto internazionale, forse non vada preso proprio per oro colato. Per non dimenticare cosa accadeva un anno fa in Italia mentre al confine ucraino Putin aveva già ammassato 140mila soldati spiegando che erano lì solo per esercitazioni.
C'era chi gli credeva, chi pensava che fosse solo una prova di forza per strappare concessioni e qualche applauso in patria. C'era chi, come continua a fare oggi, spiegava che degli americani non ci si può fidare, che l'informazione in Italia è appiattita che per ogni argomento, possibile e immaginabile, anche quelli più scontati dove non dovrebbero esserci alternative all'intelligenza dai vaccini (fatti per salvare l'umanità da una pandemia: quando tra qualche anno rileggeremo sui libri di storia quanto accaduto alla riga dedicata ai movimenti che dicevano ''no'' nelle scuole si riserverà una risata e qualche ''perché'' dei bambini) alla guerra (come è possibile anche solo mettere in dubbio la legittimità di un popolo a resistere a un'invasione), esiste un ''non ce lo dicono'' che deve generare sospetti e dubbi, sempre e comunque.
Putin il 13 febbraio di un anno fa spiegava a tutti che lui la guerra non la voleva: ''Certo che non la vogliamo'', dichiarava in una conferenza stampa congiunta con Scholz dopo il colloquio di tre ore avvenuto con il cancelliere tedesco. ''Questo è esattamente il motivo per cui abbiamo avanzato proposte per un processo negoziale. I risultati di questo processo di negoziazioni dovrebbero essere degli accordi che garantiscano uguale sicurezza a chiunque, compreso il nostro Paese''. Si scoprirà dieci giorni dopo che era tutto falso che da criminale internazionale qual è stava mentendo al mondo ed era pronto a massacrare popolazioni civili e un esercito che si credeva non avrebbe mai potuto reggere l'urto dei carrarmati russi.
Addirittura era convinto che Zelensky sarebbe scappato abbandonando il suo Paese ma la storia, per fortuna, è andata diversamente. Zelensky, con buona pace dei complottisti nostrani e pacifisti con le vite degli altri, è rimasto al suo posto e ha guidato la resistenza ucraina trasformandosi in un eroe in patria e un mito, negli anni a venire, per l'occidente intero. L'esercito russo si è impantanato e ne è uscito a pezzi e da quel 24 febbraio di un anno fa si combatte metro per metro, casa per casa, una guerra terribile voluta da un pazzo che tale resta. Le ragioni di chi infrange qualsiasi legge internazionale, qualsiasi principio umano di civiltà, che getta il mondo nel baratro contano poco, pochissimo. Sono come le ragioni di un pluriomicida: ''Perché hai sterminato i tuoi vicini di casa?''. ''Perché non mi salutavano e mi sentivo minacciato''. Non basta, nessuna attenuante.
Questa guerra terminerà più rapidamente se resteremo tutti uniti, al fianco di chi è vittima di quanto sta accadendo, di chi oggi ha le vite spezzate, le case distrutte, i bambini ammazzati. Fateci caso. Sono tutti ucraini. Non possono esserci dubbi al riguardo. La ''guerra del gas'' l'Occidente l'ha vinta, anche se in estate c'era chi pontificava che non ce l'avremmo mai fatta in questo inverno. Le sanzioni devono proseguire e diventare ancor più impattanti. Le armi devono continuare a raggiungere l'Ucraina per sostenere la resistenza che combatte per la libertà di un continente che non sarà perfetto ma è sicuramente l'alternativa migliore esistente, praticamente da sempre. La guerra sarà più lunga, invece, se da Mosca sentiranno parlare i Berlusconi che senza mezzi termini attacca Zelensky e giustifica l'invasione russa. Durerà di più se l'opinione pubblica italiana finirà per mettere sullo stesso piano vittime e carnefici o se in nome di una pace interessata chiederà la resa di un popolo.
Qui sotto l'intervento di Marco Travaglio da Lilli Gruber la sera del 22 febbraio, quindi a 24 ore dall'invasione. Il 23 febbraio, poi, lo stesso Travaglio ha pubblicato sul Fatto un editoriale dal titolo ''Dov'è Mario'' che iniziava così: ''L’altra sera, mentre tg e talk rilanciavano l’ennesima fake news americana dell’invasione russa dell’Ucraina (ancora rinviata causa bel tempo), eravamo tutti col fiato sospeso in attesa del Verbo. Ora – ci dicevamo – parla Draghi, nuovo Salvator Mundi, e mette in riga quel tamarro di Putin (...)''. La narrazione era sempre la stessa: americani manipolatori, brutti, sporchi e cattivi e media italiani asserviti allo Zio Sam che alla fine ci buggera. Come sono andate le cose ormai lo sanno tutti.