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Turisti ''aggrediti'' da vacche, incornati, che provano a mungerle: e se alla fine il problema degli allevatori non fossero i grandi carnivori?

DAL BLOG
Di Luca Pianesi - 24 luglio 2023

Direttore de il Dolomiti

E se alla fine la presenza degli orsi e dei lupi non fosse la maledizione che si dice per i nostri allevatori? La domanda provocatoria nasce da un presupposto: il turismo di massa sta cambiando completamente l'approccio delle persone alla montagna. Non passa giorno che non ci ritroviamo a raccontare di turisti che si avventurano su sentieri per un pugno di selfie senza nemmeno sapere che di fronte a loro li aspetterà una salita di qualche bella ora, elicotteri dei soccorsi che devono intervenire per escursionisti con i crampi, usciti senza acqua, bloccati su delle ferrate perché scoprono di soffrire di vertigini, gruppi che affrontano delle notturne con la luce dello smartphone (quando è ancora carico).

 

E sono sempre più numerosi gli incidenti proprio con gli animali da pascolo. Famiglie inseguite da vacche imbizzarrite (perché magari il cane della compagnia è stato lasciato ''libero'' di spaventarle), turisti incornati, visitatori che nel prato di pascolo si piazzano a fare pic-nic stupendosi che poi vacche o pecore si avvicinano incuriosite dalla strana presenza, per non parlare di chi si ritrova senza più liquidi nella borraccia e decide direttamente di mungere le bestie al pascolo, come in un cartone animato, pensando di fare il pieno di latte (ritrovandosi quasi certamente con il pieno di dissenteria per i giorni a venire). O ancora biker che sulle loro e-bike sperano che a cedere il passo sul sentiero siano gli animali e si ritrovano scaraventati nel dirupo.

 

Cosa volgiamo dire? Che nelle zone più ricche, frequentate e popolate dai turisti non è più il tempo del pascolo allo stato brado. Non lo è perché ci sono i grandi carnivori che potrebbero colpire uccidendo qualche capo per la propria sopravvivenza (secondo il più naturale dei comportamenti animali). Non lo è perché ci sono i turisti che prima si arrabbiano, qualche volta si fanno male e spesso denunciano. La montagna antropizzata l'abbiamo voluta tutti per ragioni economiche. Le panchine giganti, le sculture giganti, le piste per far scivolare ciambelloni giganti, giganti ponti tibetani attirano, giocoforza un certo tipo di turisti più interessati a questi gigantismi che alla montagna e alla natura che la compone.

 

Gli impianti giganti, i parcheggi giganti, le strade giganti che portano in quota giganti frotte di persone rendono il tutto più facile e vanno nella direzione di facilitare tutto a tutti. Ma esattamente come accade sempre di più per certe località montane a Rimini ci si va per i servizi, per la sabbia, perché è comodo per i bambini, perché si trova sempre posto grazie all'amplissima offerta. Il mare è secondario (non si sente spesso ''vado a Rimini per il mare'') tant'è vero che non c'è praticamente albergo che non ha una bella piscina sostitutiva. E allora come un luogo di mare non è più frequentato perché c'è il mare ma per il resto che offre così accade sempre di più per la montagna. In certi posti ci si va perché c'è qualcosa in più, di diverso, che con la natura non c'entra niente. Servizi, giochi, divertimenti.

 

In questo modo arrivano i soldi, si crea indotto, chi vive in queste zone si arricchisce. Ma da qualche anno si cominciano a percepire sempre di più i problemi tipici del turismo di massa. Tutto deve essere uniformato, standardizzato, messo in sicurezza, reso asettico. Gli animali, anche quelli da pascolo, anche quelli addomesticati, restano sempre animali. Il rischio zero non c'è mai soprattutto se dall'altra parte c'è chi mette in campo comportamenti non appropriati nei loro confronti. Dal cane da pastore alla vacca, magari con vitello al seguito, per non parlare dell'asino o le capre gli incidenti sono all'ordine del giorno.

 

E allora vuoi vedere che il lavoro che gli allevatori più accorti stanno mettendo in campo per difendersi da orsi e lupi (recinti elettrificati, magari a base fissa, difesa attiva con presenza costante del pastore, cani da guardiania) servirà sia a ''difendersi'' dagli attacchi dei grandi carnivori che dalle denunce (e dalla stupidità) di certi turisti. Perché il mondo cambia. O meglio, lo cambiamo sempre noi. E così accade anche per la montagna. E allora ecco la convivenza da ricercare non è più solo quella con i grandi carnivori ma soprattutto quella con gli altri esseri umani.

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