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Dalla devastante alluvione in Emilia Romagna alla gente che in Trentino è pronta a scendere in piazza contro gli orsi (e per sostenere chi li ha portati a scendere in piazza)

DAL BLOG
Di Luca Pianesi - 19 maggio 2023

Direttore de il Dolomiti

TRENTO. Nel momento più terribile, nel quale la natura ci ricorda che non tutto possiamo e che o riusciamo a fare qualcosa per il pianeta tentando la strada della convivenza o il pianeta farà qualcosa per liberarsi di noi, mentre l'Emilia Romagna è sott'acqua e ora dopo ora la conta delle vittime aumenta (per non parlare dei danni che sono incalcolabili con una delle regioni più ricche e produttive d'Europa messa letteralmente in ginocchio) in Trentino c'è chi si prepara a scendere in piazza contro gli orsi.

 

Una manifestazione (quella che andrà in scena domani in Piazza Dante) di protesta contro quella che viene definita specie “ombrello”, come scrive la stessa Provincia di Trento nella pagina dedicata ai Grandi Carnivori, aggiungendo che ''la sua conservazione è un fattore chiave per la conservazione di ampie aree geografiche importanti per altre componenti ambientali. E' un “marchio” di qualità ambientale''. Sembra davvero incredibile che nel 2023 si arrivi a questo, a una protesta di piazza contro degli animali, contro una componente della natura, quando è chiaro che il fallimento, qui, è tutto politico, è tutto degli uomini che governano quegli stessi uomini che scenderanno in piazza domani.

 

E il paradosso dei paradossi è che la manifestazione è organizzata, di fatto, per sostenere proprio quegli uomini che hanno dimostrato di non saper gestire il fenomeno in questi anni. I promotori sono quasi tutti di destra, da Fratelli d'Italia a Lega ed ex Lega, e poi ci sono un po' di amministratori e ex amministratori (alcuni noti per essere filogovernativi, sempre e comunque), e addirittura nella scaletta è stato inserito il presidente Fugatti, anche se la sua presenza non è ancora confermata, al termine della manifestazione. Di fatto, insomma, domani ci saranno dei cittadini che scenderanno in piazza per sostenere la politica di chi non è stato capace di mettere in campo politiche minimamente sufficienti per affrontare il tema.

 

Anzi, dopo aver passato la vita precedente, quella da oppositore, a criticare e sparare sentenze contro amministrazioni che, pur nelle difficoltà del caso, stavano tentando di fare qualcosa, sia dal punto di vista pratico che legale, una volta al governo ha di fatto spinto la Provincia di Trento ad abbandonare ogni politica di gestione del fenomeno riuscendo solo a infilare un fallimento dopo l'altro: dalla figuraccia internazionale con M49, fuggito due volte dal Casteller, alla tragedia di Caldes del 5 aprile scorso. Chi scende in piazza, forse, non si rende conto di andare a dare sostegno proprio a chi li ha portati dove sono oggi o forse se ne rende conto e la cosa, per questo, è ancor più incredibile.  

 

I simboli del Trentino, a livello di loghi e marchi sono sempre stati la farfalla e l'orso (sì anche l'orso, basti pensare al Parco Adamello Brenta, alle effigi di molti comuni, all'orso blu posizionato nella rotonda alla Funivia di Sardagna a Trento, solo per fare qualche esempio). Chi non capisce che entrambi questi ''simboli'' fanno parte dello stesso ecosistema e che colpendo l'uno si colpisce anche l'altra e così, a cascata, si colpisce il sistema naturale più generale è già senza speranza. 

 

Se nel 2023 non siamo nemmeno capaci di convivere con 100 orsi (sparsi per la maggior parte nei luoghi più disparati delle nostre montagne mentre quelli più vicini lo sono quasi solo per colpa, ancora una volta, dell'uomo come è stato ampiamente dimostrato, per l'assenza dei bidoni anti orso, per le mangiatoie, per i residenti stessi che in più di un'occasione hanno nutrito i grandi carnivori) come possiamo pensare di affrontare fenomeni giganteschi come la siccità, il surriscaldamento del clima, le alluvioni e chi più ne ha più ne metta?

 

Qualcuno ancora non ha capito dove ci troviamo, a livello di specie, nel nostro rapporto con la natura. Non ha capito dove finiremo in qualche decennio se non riusciremo a cambiare passo ma a cambiarlo drasticamente. Il nostro rapporto con i grandi carnivori non può essere risolto come veniva risolto 150anni fa, uccidendoli o catturandoli, quando devastare il pianeta e dominare la natura era il modus operandi che si stava affermando (dopo secoli a ''parti invertite'' quando la natura era ancora ''spietata matrigna''). Oggi l'uomo può tutto.

 

Distruggere in pochi attimi interi ecosistemi, spazzare via boschi e far scomparire vallate, condannandosi però nell'arco di qualche decennio. O può tentare la via della convivenza, con la natura, con il resto del pianeta, prima di tutto per salvare sé stesso. Si scenda in piazza per avere politici migliori e politiche migliori che vadano in questa direzione (l'unica percorribile anche per le leggi dell'uomo che oggi regolano il nostro mondo, almeno sulla carta, più civile e moderno di 150 anni). Inutile protestare contro la presenza degli animali o, ancor peggio, contro gli animali stessi. Spetta a chi viene eletto guidarci verso la ''scelta'' giusta (che poi è quella dettata da chi studia e analizza i fenomeni). Tutto il resto è rumore di sottofondo. Protesta inutile, strumentale, buona a far guadagnare qualche voto a chi la promuove e a dare man forte a chi con le proprie (non)scelte politiche li ha portati a protestare in piazza. 

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