Dai Koala tra le fiamme dell'Austriala al coronavirus e all'orrore dei Lager: notizie e immagini lette con gli occhi di una bimba
Amo raccontare frammenti di vita e tutto ciò che lascia un segno
Cambiare. Spesso arriva questa richiesta. Davanti alla televisione. Alla radio. Basta qualche parola e monta la paura. O la tentazione di tappare le orecchie. Troppe cose brutte. Così reagisce mia figlia. Eppure è abbastanza grande. Eppure siamo dei genitori mediamente attenti. Ma le notizie arrivano. Anche se noi vorremmo, a volte, evitarlo. Perché, in fondo, è vero che non sono belle. Che ti mettono, spesso, addosso un senso di inquietudine.
Vorrei provare a dare voce a ciò che percepisce una bambina. Forse, ho una residua voglia di fare bilanci, sta di fatto che ho provato ad associare delle immagini a queste sensazioni che si attivano in molti bambini con la parola "notizie". Spesso si tratta di autentica paura. Mi limito alle prime tre posizioni in classifica. Sono le nostre posizioni, senza alcuna pretesa statistica.
Terzo posto: i lager. L'idea su cosa sia successo in quei luoghi di sterminio c'è. Ci sono anche delle testimonianze adatte ai bambini che vanno in profondità. Anche se con un nodo in gola, raccontiamo cosa è successo. I numeri impressionato. La disumanità altrettanto. Ma tutto si fa più difficile alle domande: Perché? Come è possibile che qualcuno pensi di essere superiore ad un altro? E non sai, non puoi rispondere.
Vedi quegli occhi che vorrebbero sentirsi dire che, di sicuro, poi non è più successo niente di simile e, soprattutto, che non succederà mai più. Verso nessuno. Lì abbiamo barato, abbiamo detto che, certo, non potrà succedere la stessa atrocità. Ma abbiamo aggiunto, a bassa voce, che anche oggi ci sono situazioni in cui l'uomo viene calpestato e considerato come qualcosa che non vale niente. Ma non qui, tanta violenza non qui. Dentro di te sai che non è sempre vero, ma la paura non deve prevalere.
Secondo posto: l'Australia tra le fiamme. Per quanto se ne parli molto meno, le immagini della devastazione delle foreste e della morte di tanti animali è arrivata al cuore. I peluche sul letto di mia figlia si sono moltiplicati. Non si può dire di no ad un'adozione. Mamma, ma non hai visto i koala? Ed i canguri? Vorrei fare qualcosa per loro. Ma l'Australia è lontana? Le rispondo che sì, è molto lontana. Ma anche vicina, in qualche modo. Lo capisce bene perché: non solo perché abbiamo dei parenti, che ci hanno raccontato di aver dovuto lasciare la loro casa, ma anche perché quella terra è il simbolo di tutto ciò che non vorremmo. Gli incendi, quelli dei boschi siciliani, mia figlia se li ricorda. Ne ha ancora paura. Per fortuna non sono come quelli dell'Australia. Ma è un fuoco che distrugge. E che, a volte, può tornare nei nostri sogni. E distruggere il futuro.
Primo posto: Coronavirus. Qui il primato è indiscusso. Il super virus cinese. Per cui non ci sono i super antidoti. Quindi la mascherina portata da qualcuno ti fa subito spaventare. Se incontri una persona vagamente asiatica l'istinto ti porta ad allontanarti. Se il tuo amico ha l'influenza, si insinua il dubbio. Certo, si sente qualche genitore manifestare la paura. Dire che, sicuramente, circolano tante bufale, salvo poi chiedere se c'è la sicurezza che siano proprio false certe notizie. I bambini sono più bravi degli adulti. Leggiamo l'etichetta del nuovo gioco. Prc, cioè Cina. Urletto di paura. Per fortuna ci fermiamo lì. Evitiamo di guardare la provenienza di altri oggetti. Non avrebbe senso. Proviamo a tranquillizzare. Mica l'influenza si trasporta con le cose. Lavare bene le mani, consigliano. Su quello siamo dei campioni. Eppure lo sguardo non è tranquillo. E pensare che abbiamo cercato di spiegare con semplicità e senza allarmismi di cosa si tratta. Per fortuna non amiamo i ristoranti cinesi.
Non viaggiamo. Eppure c'è una specie di paura che si è insinuata. Un medico, pochi giorni fa, scherzando con mia figlia, che chiedeva se andava tutto bene e non aveva il super virus cinese, ha detto che, al massimo, avrebbe potuto contrarre il super virus trentino. Chissà che caratteristiche avrebbe, nel nostro immaginario, un untore trentino. E chissà in che modo reagiremmo di fronte ad una minaccia globale in salsa italiana. Le notizie, anche solo accennate, portano agitazione. E, forse, capita anche agli adulti. Magari la classifica non sarebbe tanto diversa. In qualche modo, è il mondo dell'informazione, pensata per gli adulti, a farci percepire qualcosa come particolarmente grave o minacciosa. Nella nostra classifica familiare, secondo lo sguardo di una bambina, rientrerebbero altre notizie, qui in ordine sparso. Gli incidenti, di sicuro, siano essi in volo, sugli sci o sulle strade.
Dopo Genova, mia figlia non vorrebbe mai salire su un ponte (e non le è arrivata notizia del deragliamento del Frecciarossa a Lodi). Poi l'amore, quello tra le persone comuni o tra reali inglesi, quello con i cioccolatini o quello violato. O commerciale, con le frasette mandate in onda durante programmi per bambini. E, non ultimo, il Festival di Sanremo. Non lo abbiamo visto, è ancora mi chiede cosa c'è di male ad ascoltare delle canzoni. Devo ammetterlo, ne capisce più di me, che pensavo che il twerk fosse il vestito di Elettra Lamborghini.
Chissà che notizie arriveranno alle orecchie della mia bambina. Chissà come le gestiremo. Chissà fino a quando ci chiederà di cambiare. Intanto, forse, ci porterà un po' di spensieratezza l'arrivo del Carnevale. Per finire con Lorenzo de' Medici, "Chi vuol esser lieto, sia / di doman non c'è certezza".