“L’ultimo anno 1917-1918". Alle Gallerie di Piedicastello la Grande Guerra in un'esposizione dal forte impatto emotivo
Vive da sempre in Trentino, si occupa professionalmente di storia, pratica sport di resistenza ed è appassionato (ancora) di politica...
Eccoci a “L’ultimo anno”. Alla mostra che racconta e mette in scena la fase conclusiva della Grande Guerra combattuta sul fronte italo-austriaco.
Il 1917: con il prima e con il dopo Caporetto, le strategie militari, le battaglie, la linea di resistenza del Piave, le molte esperienze segnate e coinvolte direttamente nella “guerra reale” così lontana da quella celebrata e diventata memoria ufficiale, così totale.
Il 1918: con “l’anno della fame”, con le vittorie e le sconfitte. L’anno che conclude per sfinimento quella lunga e terribilmente moderna guerra. L’anno di Vittorio Veneto, dell’entrata dell’esercito italiano a Trento e Trieste. Con l’esito di una pace che sarà fragile e provvisoria, segnata dal carico di lutti, speranze, contraddizioni.
Percorrere “L’ultimo anno” permette di rappresentare le vicende dei soldati a fianco di quelle, meno note e documentate, dei civili. La guerra dell’ultimo anno è caratterizzata da comportamenti e atteggiamenti molteplici e diversificati, imposti ai singoli e alle masse dalle dinamiche di un evento storico che dopo cento anni continuiamo a chiamare “Grande”.
Questa mostra accompagna la conclusione del Centenario e gli importanti eventi che lo caratterizzano. Nel 2008 la sperimentazione de Le Gallerie è partita proprio con una mostra sul Trentino nella prima guerra mondiale.
I dieci anni trascorsi hanno permesso di uscire dalla sperimentazione, di rafforzare e di consolidare questo spazio culturale ed espositivo. La scommessa di raccontare la storia in modo innovativo e immersivo proseguirà.
“L'ultimo anno 1917 -1918” è la mostra della Fondazione Museo storico del Trentino che ripercorre l'ultima fase della Grande Guerra in Italia. Con un allestimento imponente si raccontano i due protagonisti del conflitto: i soldati e i civili, spesso a torto dimenticati.
La conclusione è dedicata alle donne per le quali la guerra significò lavoro e dunque emancipazione, ma anche immani tragedie, soprusi e violenze. Il visitatore è invitato ad entrare nel campo di battaglia e a conoscere i drammi che questo evento che a cent'anni di distanza continuiamo a chiamare “Grande” provocò.
Un'esposizione di impatto visivo ed emotivo. Un allestimento materico in tubi innocenti, con pannelli ora molto alti, ora molto vicini a formare lunghi stretti cunicoli. L'idea – o meglio la sensazione – è quella di essere dentro un campo di battaglia, con la sua disarmonia, la sua ruvidità, la sua crudezza.
La galleria nera, inoltre, per la prima volta si fa a più livelli con scale e passerelle su cui si sale per entrare nei settori dedicati al'assalto e alla guerra verticale. Il visitatore è quindi spinto a svolgere delle azioni fisiche che lo aiutano a comprendere e a ricordare temi e concetti che altrimenti potrebbero rimanere astratti, in qualche maniera distanti.
E dall'alto, può anche vedere, in una nuova prospettiva, la mostra e la galleria nera, con i suoi 3.000 metri quadrati di spazio espositivo.