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Cinque chilometri cubi di ghiaccio persi solo nel 2022: ecco cosa rappresentano e perché questa ennesima estate caldissima deve svegliarci tutti

Elaborazione realizzata da Michele Argenta
DAL BLOG
Di Ci sarà un bel clima - 24 July 2023

Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica

di Michele Argenta

 

Cinque chilometri cubi. Sono difficili da immaginare, sia che li vediamo scritti in lettere che in numero. Per poterne capire le dimensioni, potremo posare un “cubone” di queste dimensioni nella valle di Breuil e confrontarla con la Gran Becca per delinearne le proporzioni. L’altezza di questo cubo arriverebbe così tranquillamente a quasi due terzi della cima del Cervino. Ora, immaginiamoci questo volume gargantuesco tutto fatto di ghiaccio.

 

Cinque chilometri cubi è il volume di ghiaccio che abbiamo “perso” sulle Alpi solo nel 2022. Una cifra spaventosa che è difficile immaginare tutta insieme ma che avremo potuto prevedere e al contempo difficilmente quantificare.

 

Durante l’ultima estate alcune avvisaglie sono state più incisive di altre: sul ghiacciaio dell’Aletsch si sono persi 6 metri di spessore e a luglio il ghiacciaio della Mer de Glace (sul lato francese del Monte Bianco) si assottigliava di circa 10 centimetri al giorno. La stessa sorte è capitata ai ghiacciai italiani culminata con la tragedia della Marmolada a inizio luglio dello scorso anno.

 

Il volume dei ghiacci fusi sulle Alpi nell'ultimo anno è contenuto nell’ultimo report dell’agenzia europea “Copernicus” dal titolo “European State of the Climate 2022” (https://climate.copernicus.eu/esotc/2022) in cui si evidenzia come il vecchio continente, e le Alpi di conseguenza, siano un hotspot climatico, ossia un’area dove il riscaldamento globale accelera più che da altre parti del globo.

 

La perdita dei ghiacciai alpini non riguarda solo la perdita degli ecosistemi e delle riserve idriche dei territori che dipendono da esse. Come dice Matteo Oreggioni nel suo libro “Filosofia tra i ghiacci” guardare lo scioglimento dei ghiacciai, che hanno cicli di vita infinitamente più dilatati di quelli umani, ci fa comprendere che la capacità distruttiva della nostra specie ha ricadute fuori scala. Sia dal punto di vista temporale (l’accelerazione degli eventi estremi negli ultimi anni) che dal punto di vista spaziale (nessun luogo sulla Terra è esente dall’impronta umana).

 

Nemmeno coprire questi giganti bianchi con dei teli è una soluzione per salvarli dagli effetti del riscaldamento globale. L’unica soluzione è quella di ridurre i gas a effetto serra ed azzerarli entro fine secolo, come continuano a riportare i report IPCC (organo dell’ONU intergovernativo sui cambiamenti climatici). Questo dato, visto alla luce di questa nuova ondata di calore che sta investendo l’Europa, dovrebbe essere l’ennesimo campanello d’allarme per prendere sul serio le azioni che possano contrastare la crisi climatica. Ahinoi, per il governo attuale le priorità sono ben altre.

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