Contenuto sponsorizzato

“Porte e finestre danneggiate, soffitti instabili, materiale e che dobbiamo comprarci”, la protesta degli studenti dell'Istituto d'Arte

“Siamo qui per dire stop alla discriminazione e ai pregiudizi su di noi. Siamo qui per il nostro futuro, il nostro bene, la nostra scuola”, sono tante le carenze del Vittoria evidenziate dagli studenti, che hanno incontrato una funzionaria della Provincia
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 25 maggio 2017

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Questa sarebbe dovuta essere la cronaca di una colorata e pacifica protesta studentesca. La protesta a tratto di matita e di pennello degli studenti – artisti del Vittoria a Trento Nord. Ma essendo anch’io un manifestante, seppur in età avanzata, ve la racconto irritualmente. Dal di dentro. Coinvolto. Altro che spettatore.

 

Del Vittoria, (così come del Depero di Rovereto e del Bonporti di Trento, tre scuole in un unico liceo) faccio il presidente. Un presidente con la 'p' minuscola dell’atipico. Epperò da un quinquennio metto tutto quel che son capace per perorare una causa tanto semplice quanto purtroppo sconosciuta a chi amministra la scuola. Alla Provincia. Peroro la causa della dignità. O se si vuole, dell’equità.


La dignità è il diritto, dei giovani a studiare dentro un edificio adeguato ad una didattica al tempo complessa ed entusiasmante quale è la didattica di un’istruzione artistica. Didattica spesso di laboratorio, fucina delle creatività. Ma particolare. Didattica bisognosa di spazi che al Vittoria non ci sono. E quando ci sono inadeguati. Una logistica che costringe, ma mica da oggi, gli studenti e gli insegnanti a continue peregrinazioni da una classe all’altra. Può sembrarlo, ma non è un divertimento. Una didattica che si sviluppa tra una sede e due succursali. La seconda, che si aggiunge a quella al Magnete, è stata individuata da poco alla Mesa Verde: è l’ennesima soluzione tampone per un’emergenza di lunga, lunghissima data. E dunque cronica.

 

Al Vittoria il presidente della Provincia, Ugo Rossi, promise tre anni fa una sede nuova a Trento Sud, a Maso Ginocchio. Rossi si sbilanciò – con la sicumera dei nasi lunghi alla Pinocchio – a decretare solennemente una data per l’inaugurazione della nuova sede: il 2018. E’ domani. Ma all’oggi , ovviamente, è una barzelletta che non fa ridere. L’iter è obbligatoriamente lumachevole. Ad essere ottimisti, i ragazzi che il prossimo anno saranno in prima al Vittoria faranno, forse, la maturità a Maso Ginocchio. Ma è un forse ipotetico.

 

Un futuro ipotetico per un presente disagevole. Sempre più disagevole. Sempre più inaccettabile. Sì, perché al Vittoria si studia bene e si vive male. Si studia bene nel senso della qualità dei percorsi artistici e dei prodotti ammirevoli che ne derivano. Si studia male perché provate voi a studiare in uno stabile, (un’ex fabbrica, la Grundig) che cade a pezzi (e non è una metafora). Uno stabile che visto dal di fuori è un inno al degrado e all’abbandono, con gli infissi che non sono fissi, lo sporco che incrosta i muri-lamiera, le tapparelle che ce ne fosse una aggiustata. E via disarmandosi.

 

Uno stabile, quello del Vittoria, che all’interno è a sua volta un festival della creatività, dell’arte di arrangiarsi e dell’arrangiare soluzioni organizzative che risolvono poco. In quello stabile – stabilità della fatiscenza – la Provincia spende da quasi un trentennio milioni l’anno d’affitto.

 

Orbene, cosa fareste voi se affittando una casa vi ritrovaste con un pezzo di soffitto che si stacca, una finestra che non si può aprire e via elencando da un elenco fitto di problemi? Voi, inquilini, fareste la voce grossa con il proprietario. La Provincia paga e probabilmente nemmeno si sogna di ridiscutere il prezzo d’affitto per investire il risparmio in adeguamento logistico. E in dignità per una scuola, i suoi studenti, i suoi insegnanti.

 

E’ per tutto questo – che è solo un sunto della protesta – che ieri gli studenti del Vittoria hanno provato a dire basta. Un basta di fine anno che si spera sia il prologo di tanti basta all’inizio del prossimo anno scolastico. Hanno scioperato: in tanti. Tanti e belli. Hanno manifestato così come è giusto che manifesti chi all’arte affida i suoi sogni di futuro. Hanno portato in cortile i cavalletti da pittore ed hanno disegnato. Hanno riempito – per terra – fogli e fogli d’arte e sentimento.

 

Un sentimento legittimamente amaro, da 'dimenticati'. Era la prima volta che accadeva. Ed accadeva dopo anni di promesse beffarde.

Dalla scuola gli studenti del Vittoria si sono spostati – in corteo 'creattivo' – al palazzo dell’assessorato all’Istruzione che sta a trecento metri dal Vittoria. Non avevano comizi da fare. Avevano molto da dire e lo hanno detto con l’arte, colorata, della sintesi: “Siamo qui per dire stop alla discriminazione e ai pregiudizi su di noi. Siamo qui per il nostro futuro, il nostro bene, la nostra scuola”.

 

Eravamo lì – chi c’era ma anche tanti insegnanti più che solidali anche senza essere presenti – per spiegare “che non è giusto che nelle scuole pubbliche ci siano delle differenze abissali per quanto riguarda la struttura e i finanziamenti”. Eravamo lì,  alla casa che governa la scuola, è all’assessorato se ne sono accorti. La funzionaria Pedron ha accolto una delegazione. C ‘ero anch’io con gli studenti. Da presidente del Liceo delle Arti ho provato a convincere la funzionaria e il funzionario aggrappati al progetto (boh?) della nuova scuola. Il progetto del 'campa cavallo'.

 

Ci vorranno anni  e nemmeno si sa quanti. E nel frattempo? Nel frattempo in Provincia si fanno forti del fatto di aver garantito una seconda succursale e di aver stanziato 240 mila euro per lavori dentro il Vittoria. Meglio che nulla. Ma nulla rispetto ai problemi che ci sono. A partire da quella famosa 'dignità' che vuol dire assicurare al Vittoria un’immagine decorosa e coerente con quel il bello che ispira la didattica artistica.

 

E poi l’equità. In certe scuole di Trento dove la Provincia ha investito forse anche in rendiconto politico manca solo la 'Spa', il wellness. Al Vittoria l’unica spa che esiste sono le tre lettere di spa…zientiti. Io, logorroico della passione e dell’ammirazione per la scuola dell’arte e degli orizzonti finalmente a vista lunga,  ho chiesto un impegno vero, credibile, verificabile nei tempi e nei modi. Ma io parlo da adulto, ragazzino anche se Ragozzino. Gli studenti, invece, parlano da giovani.

 

E vanno al sodo perché vogliono imparare tutte le arti meno quella delle tergiversazioni. E così Michele se n’è uscito come meglio è impossibile: “Scusi dottoressa. I miei pagano le tasse come i genitori delle altre scuole. Perché con quelle tasse trasformate le altre scuole in gioielli e di noi ve ne fregate?”.


Ed altri ragazzi delle delegazione – Lea, Elena, Asia - hanno mostrato di aver imparato alla grande l’efficacia della semplicità (e per questo, sinceramente, li invidio). “Vi sembra normale che nella nostra scuola ci siano porte danneggiate, finestre bloccate e instabili, persiane non funzionanti, soffitti instabili. Fatevi un giro. I corridoi sono stretti. Se ci sono due porte aperte le persone non riescono a passare. E vi sembra normale che scarseggi il materiale dei laboratori. Che noi e i docenti ce lo dobbiamo comprare?”.

 

No, non è normale. E nemmeno è normale accontentarsi di interventi tampone e più che parziali spacciandoli per 'conquiste'. Di normale però qualcosa al Vittoria c’è. E’ la normale dedizione con la quale tanti studenti e tanti docenti si applicano ad imparare ed insegnare le arti. E ancora una volta la parola dei ragazzi è una 'lezione' di semplicità ed efficacia “Assieme ai numerosi riconoscimenti nella nostra scuola cresce un assurdo e sconcertante paradosso: noi riempiamo di colori e arte spazi urbani, sedi istituzionali e luoghi pubblici ma il nostro liceo continua ad essere in sofferenza. A causa di tutto questo la nostra scuola acquisisce un significato negativo quando invece è un’opportunità per conoscere gli altri e se stessi, per migliorare e maturare”.

 

Che dire? Da presidente nulla più che grazie agli studenti, ai docenti e quelli che 'credono' nel Vittoria. Che credono 'nonostante'. Da cittadino, votante, nulla più che una certa pena per chi forse crede che investire sull’arte non valga la pena. Beata aridità. Anzi, maledetta aridità.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Cronaca
22 gennaio - 09:40
L'incidente è avvenuto ieri e nel pomeriggio sono scattate le ricerche dopo che l'anziano non aveva fatto ritorno a casa
Sport
22 gennaio - 06:00
Dal sogno alla crisi, la rapida ascesa e il brusco crollo del Valsugana Basket: un’indagine della Guardia di Finanza ha portato a [...]
Montagna
22 gennaio - 08:26
Il giovane era stato salvato dall'amico ma purtroppo non ce l'ha fatta: è morto in ospedale (dove era arrivato in condizioni gravissime)
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato