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Piazza Dante, quante belle note col magone: quando la politica predica nobiltà di concetti e pratica l’assenza

Stilato dagli organizzatori il bilancio di Destate il Parco: un'intera estate di week end animati da musica, danza, arte ed incontri promossi con grande fatica e sacrificio, tanto fisico quanto economico. La sfida a combattere il degrado vero di quello spazio ma anche la sua ingiusta percezione ha visto l'impegno di musicisti "storici" assieme ai giovani, di tante associazioni che si sono rese disponibili. Il Comune c'era ma con scarso coraggio mentre servirebbe crederci e investire davvero in aggregazione
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 15 ottobre 2018

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Ringraziano. Lo fanno con eleganza. Lo fanno con il magone. Lo fanno senza affondare i colpi perché la permalosità di un amministratore può spegnere sogni e speranze. Può spegnere il futuro. Ma i ringraziamenti non cancellano un interrogativo che facciamo nostro, amplificandolo senza diplomazia. “Perché mai il Comune di Trento non ha creduto fino in fondo al progetto Destate il parco? Perché mai l’esperimento di animazione di piazza Dante è stato sostenuto con un’approssimazione e una lontananza tali da rendere complicata e incerta una sua replica il prossimo anno?

 

 Ecco, la storia di Destate il Parco è un paradigma, uno dei tanti, di una politica che predica nobiltà di concetti e pratica l’assenza. Tre assessorati – (cultura, politiche giovanili e commercio), si erano uniti encomiabilmente  per facilitare un’esperienza di aggregazione culturale, (musica, teatro, danza e altro) capace di portare vita nelle serate estive dei luoghi più problematici della città: il parco di San Marco lo scorso anno, piazza Dante quest’anno.

 

  La formula? Tanto semplice quanto faticosa: al San Marco un’intera estate di spettacolo quasi quotidiano, in piazza Dante – quest’estate -. un’intera estate di spettacolo nei week end, dal venerdì alla domenica.  Nell’una e nell’altra esperienza Fausto Bonfanti  e una compagnia intergenerazionale di artisti – la vecchia guardia trentina e i gruppi di recente conio - si sono dannati l’anima per portare sul palco continuità  e insieme varietà di proposte.

 

 L'idea? Quasi più sociale che culturale. O meglio, culturalmente sociale nella convinzione ferrea che l’arte, la creatività e l’animazione – rivolte a tutte le fasce di età e di gusto - siano  politica antidegrado. Una politica  costruita sul presidio della convivialità anziché sull’illusorio presidio militare degli spazi.

 

 Musica, teatro, danza e quanto altro  - del tanto - che con estrema difficoltà è stato organizzato per 35 giorni in Piazza Dante non hanno offerto solo un’alternativa al vuoto che viene inevitabilmente riempito da un mix purtroppo indistinto di criminalità, “balorderia e barboneria.”  Il fitto cartellone di “Destate il Parco” ha offerto addirittura un’empirica ma utile indagine sociologica su Piazza Dante. “Essere qui ogni week end fino a notte fonda – ha spiegato Fausto Bonfanti nel tentare il bilancio del progetto – ci ha permesso di conoscere e in qualche caso perfino di coinvolgere il popolo di Piazza Dante. Certo, non volevamo né conoscere né coinvolgere gli spacciatori che dal venerdì alla domenica si dileguavano. Per loro serve repressione. E dura. Ma in piazza albergano, e campano male, anche persone in grave difficoltà: economica e psichica. Alcuni siamo riusciti a coinvolgerli, ci hanno aiutato in cambio di un panino. Altri no. Ma stare in piazza, provare a rianimarla e nobilitarla con l’arte,  vuol dire conoscere la piazza: i suoi limiti grandi ma anche le sue grandi potenzialità”.

 

Tra i limiti grandi che Bonfanti e i suoi collaboratori segnalano con enorme amarezza c’è la percezione che i trentini hanno di piazza Dante: “Siamo stati qui tre mesi. All’inizio, nei primi week end, veniva pochissima gente. Ma poi il pubblico è cresciuto, le perplessità di sono sciolte, anche se il lavoro da fare è ancora tanto. E non è un lavoro che possiamo fare da soli perché quest’anno ci siamo svenati economicamente e spossati fisicamente”.

 

 E qui – Bonfanti ma noi sì, a voce alta – torna in ballo il Comune. I tre assessorati hanno assicurato il palco, (oggi smontato), la fornitura elettrica e l’occupazione di suolo pubblico. Tutto il resto – ed è un resto a cifre alte – è toccato agli organizzatori di “Destate il parco”. Organizzatori che hanno messo in sinergia associazioni di volontariato, ben 57, musicisti a forgia, (gli “storici” ancora grintosi) con ragazzini alle prime svisate, fornitori di servizi tecnici inesorabilmente in perdita e volontari.

 

 Se non ci fosse stato questo clima di grande collaborazione attorno ad un messaggio fondamentale come è quello della battaglia artistica e culturale contro i degradi “Destate il parco” sarebbe morta dopo la prima settimana. Invece no: ci hanno messo caparbietà e generosità, ci hanno perso le notti nella certezza che mille telecamere forse dissuadono ma certo non attirano. Mille note, invece, forse avvicinano: riconsegnano ai trentini spazi, vitalità, serenità e confronto.

 Il Comitato  CAALOCS (un gruppo folto di artisti e operatori tecnici dello spettacolo) , FB Agency, PM Percorsi Musicali, Musispe: sono alcune delle sigle che tradotte in persone significano “farsi il mazzo” per un’idea che meritava più attenzione, più promozione, più sostegno. In Comune diranno, di sicuro, “ma noi ci siamo stati”.

 Ma è forse “esserci” il far partire da un ufficio la richiesta di non lasciare panche nei pressi di un palco a fine spettacolo “perché ci potrebbero sedere gli spacciatori?”. Ed è “esserci” ignorare la richiesta degli organizzatori di avere una di quelle casette da mercatino come deposito delle attrezzature di palco? Il no ha comportato di smontare tutto fino all’alba ogni domenica sera, portare tutto in un magazzino e riportare tutto la settimana dopo.

 

 Sono esempi. Piccoli. Ma calzano. “Esserci”. Insomma, vuol dire crederci. E crederci per l’ente pubblico vuol dire facilitare, non appesantire un impegno già grande e lontano dal “rientro” economico.

 

 Ma “esserci” – caro sindaco e cari i nostri tre assessori – significa soprattutto osare. Quando il Comune dice – e giustamente – che la prevenzione e la lotta al degrado si fanno con la deterrenza seria anti crimine ma anche riportando ai luoghi più a rischio in una dimensione di comunità dovrebbe essere almeno un po’ conseguente.

 

“Destate il parco” andrebbe considerato un tassello di un possibile investimento culturale e aggregativo  "ampio"  - un laboratorio vero - su piazza Dante. Se ad esempio in quella piazza si portasse d’estate “anche” il cinema all’aperto delle Crispi, un pezzo di Itinerari Folk e di Contrada Larga la continuità di proposte farebbe crescere esponenzialmente anche la frequentazione della piazza, diminuendo proporzionalmente i suoi rischi. Ma una politica lungimirante non può essere una politica intermittente e confusa.

 

 Sarà utopia o sacrilegio, ma con i 250 mila euro della futura casermetta tutta vetro e illusione di ordine pubblico che si realizzerà in piazza Dante quanti “Destate il parco” si potrebbero fare? E con quale budget? Con quale impatto positivo sulla vivibilità degli spazi? Quale richiamo per trentini e turisti? Chi ha organizzato e gestito la manifestazione che ha raccolto la disponibilità low cost di almeno 150 artisti durante l’estate crede nell’arte dell’incontro ma probabilmente non riuscirà a sopperire in futuro alle difficoltà.

 

Fiducia, disponibilità e sacrificio hanno inevitabilmente una data di scadenza. Per animare Piazza Dante – più onere che onore - non c’è la corsa. Il Comune ci ragioni. Lo faccia subito, lo faccia per tempo. E per una volta lo faccia con un po’ di coraggio. O almeno con un po’ di coerenza.

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