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Otto volte De Andrè nel Fantasio che azzarda con amore

La prossima settimana, il 6 e il 7 dicembre, il teatro di Villazzano ospita le due giornate di mini - spettacoli costruiti da registe e registi sul testo di "!Bocca di rosa". Il concorso ha scelto la poesia in musica di Faber per far cimentare registe, registi e attori con un unico testo da declinare in diversi stili con la passione e la creatività. In prosa. E con le residenze la contaminazione e lo scambio sono già un premio per tutti
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 30 novembre 2018

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

"C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione. Bocca di rosa né l'uno né l'altro. Lei lo faceva per passione”. Un ritratto. Il ritratto in poche parole che distinguono i poeti. Anche quelli che cantano. E che incantano. Un mondo. Il mondo di Faber. Il mondo di De Andrè. Quel mondo in cui gli ultimi vengono sempre prima. Il mondo che non dà albergo alle ipocrisie e che ti sputa in faccia la realtà con tutte le sue miserie senza vestirla di stupida ideologia.

 

 Un mondo dove "Bocca di rosa" è un paradigma della libertà. E’ una "non catalogabile": scompiglia e scombina. E’ l’anarchia. Quell'anarchia che guidò Faber pur senza farne un eroe o un predicatore. E’ perfino religiosità, (L’amore universale’). Ma è una religiosità insindacabilmente laica. "Bocca di rosa", in ogni caso, resta una canzone: se non la più famosa certo la meno ignota di De Andrè. Ma una canzone non è mai solo una canzone.

 

 Se c’è  maestria in chi la scrive – e Faber fu ed è maestro – una canzone è tutto: un racconto per immagini e suggestioni, il canovaccio di un film, uno spunto da teatro. Ecco, il teatro. Fantasio, il festival che da quasi vent’anni mette in gara creativa i registi che devono interpretare uno stesso testo, quest’anno ha scelto di virare. E che virata. Dagli autori prettamente teatrali, (lo scorso anno fu Goldoni, l’anno prima Shakespeare), i promotori della competizione in cui tutti sono amici e tutti si danno una mano con reciproco rispetto hanno alzato l’asticella e abbattuto con felicità il muro del consolidato.  Benedetto rischio.

 

 Tradurre in prosa e scena De Andrè, lavorare su "Bocca di rosa" per cavarne otto omaggi diversi, otto diversi ringraziamenti artistici, è una scommessa. “Eh sì  - dice Mirko Corradini, il direttore artistico del Teeatro di Villlazzano che ha raccolto il testimone del padre Gianni, ideatore del Fantasio, per farlo crescere in dimensione ed emozione anno dopo anno – ci piace azzardare. Ci piace spiazzare. Ci piace soprattutto farci spiazzare dalla fantasia dei registi che anno dopo anno selezioniamo da una lista di richieste di partecipazione sempre più folta. Proporre una canzone invece che un famoso testo teatrale è rincorrere ancora di più la magia che il teatro può materializzare quando lo si lascia immaginare, inventare e reinventare”.

 

 “Bocca di rosa” , dunque. De Andrè, dunque. I registi che ci stanno lavorando per il Fantasio 2018 sono otto: Elisabetta Carosio, Samuele Chiovoloni, Silvia Marchetti, Niccolò Matcovich, Carola Minincleri Colussi, Bruno Rigobello, Michele Segreto, Stefania Tagliaferri. L’organizzazione li ha scelti dopo un intenso lavoro, valutando i loro portfolio  artistici ma ancora di più le loro prime idee nel momento in cui – poco tempo fa – hanno saputo che c’era da ritagliare un abito di scena ad una canzone

 

  Di quanto e di come tratteranno De Andrè si saprà la prossima settimana. Basterà andare in teatro, a Villazzano, con la voglia di farsi stupire. Il 6 e 7 dicembre il teatro  ospiterà il Fantasio e gli otto “quarti d’ora” concessi ai registi porteranno "Bocca di rosa" chissà dove e chissà come. Otto registi per una ventina di attori assegnati a caso ad ognuno. Non c’è che dire: quanto a sorpresa, (ma anche a difficoltà) il Fantasio non teme confronti.

 Ma che confronto sarà quello degli otto finalisti con un fabbricatore di letteratura musicata e musicabile? A sentire gli accenni che sono stati offerti qualche sera fa in teatro, (prima che “La Locandiera” vincitrice del Fantasio 2017 dispiegasse nella versione non più mignon tutta la sua sorprendente forza innovativa), ci saranno tante differenze ma anche tante comunanze. Le differenze? L’approccio, le tecniche, le trovate, gli allestimenti, (tutti poveri, giocoforza)  legate alle sensibilità e alle storie degli otto registi che vengono da tutta Italia e anche dall’estero, con un brasiliano che lavora in Danimarca.

 

 La comunanza? L’entusiasmo pieno di affetto e di rispetto per De Andrè, per quella sua immensa forza schiva. Non assimilabile e non imitabile. “Cercheremo di portare nel teatro di Villazzano la primavera che Bocca di rosa si porta via sul treno lasciando Sant’Ilario dopo aver lasciato il segno. La primavera che si porta via l’inverno. E l’inverno a volte è dentro di noi, a volte  - oggi più che mai – è fuori, in una società arida ed egoista”. Una delle registe partecipanti – e il bello è che al Fantasio c’è perfetta parità di genere creativo – ha sintetizzato così un pensiero collettivo.

 

 Il Fantasio va letto prima che come concorso come esperienza collettiva: lo scambio tra i registi che operano a Villazzano con la frenesia e il confronto della messa in scena, il rapporto con TeatroE/Estroteatro che certo non è solo logistico, la contaminazione tra registi e attori. Nascono amicizie artistiche nel “prima”  e nel “dopo” concorso. E le amicizie artistiche servono come il pane per misurarsi, rinnovare, rinnovarsi.

 

 E’ questo il senso, è questo il valore aggiunto, del progetto di residenza che è inscindibile dal concorso. I registi e gli attori lavorano fianco a fianco sul palco del teatro per mettere a punto i “trailer viventi”, gli spettacoli in forma mignon. E quel lavoro, quella residenza, quell’occupare spazi fisici per condividere spazi mentali, è un “work in progress” che vale forse più dell’esito finale. Un esito che sarà deciso – come da tradizione – sia da una giuria che dal pubblico.

 

 Ma l’esito del Fantasio è già segnato nel momento in cui – e non serve la palla di cristallo – è facile immaginare quanto "Bocca di rosa" entrerà nel presente. Quanto c’è infatti di più contemporaneo e di più intrigante di una verità semplice e dirompente che sta raccolta in due righe della canzone di De Andrè? “Si sa che la gente dà buoni consigli. Sentendosi come Gesù nel tempio. Si sa che la gente dà buoni consigli. Se non può più dare cattivo esempio” . Forse chi scrive sarà smentito, ma le otto piece di  “Bocca di rosa” del Fantasio  non correranno i pericoli del cattivo esempio se aiuteranno, ciascuno secondo il proprio stile, a non farsi farsi fregare dai luoghi comuni, dagli slogan facili, dagli stereotipi.

 

 

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