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Il Comune filo-diffonde Mozart a mezzogiorno, ma nessuno se ne accorge. Un'idea (quasi) giusta realizzata male

L’idea? Non fa male. Ma per far bene dovrebbe essere un’idea più forte, solida, diversa. Il Mozart quotidiano, la classica quotidiana, meriterebbe infatti miglior sforzo: creativo e organizzativo. Il meridio non è esattamente il momento migliore per distrarre dalla fretta e dai cellulari i passanti. Sono, per altro, infinitesimamente pochi rispetto alle ore più tarde del centro
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 29 giugno 2019

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Mezzogiorno. Di fuoco. Mezzogiorno estivo nel cuore del cuore di Trento: piazza Duomo. Un forno che cuoce i pensieri. Che rallenta i ritmi nel sudario dello scarso e faticoso passeggio.

 

La sirena segna il passaggio tra mattina e pomeriggio. Da sempre e come sempre ignorata dai più. Dopo il suono stridulo, per nulla inquietante, ma perlomeno breve, il Comune filodiffonde”. L’assessore alla cultura diffonde Mozart.

Sarà così, un quarto d’ora al giorno per tre mesi. La trovata del neo assessore alla cultura – Bungaro Corrado - sembra avere anche solide ambizioni cultural-social-scientifiche. Le ha scomodate proprio Bungaro in sede di presentazione dell’iniziativa. Un’iniziativa con la quale conta di lasciare segno.

Studi più che confutabili assegnano alle note classiche un’ampia gamma di benefici: rilassamento, empatia e perfino aumento del Qi, il quoziente d’intelligenza. Un quoziente che in questo presente d’odio, egoismo e coglioneria sembra davvero merce rara.

 

Eminenti studiosi che strizzano l’occhio all’economia giurano pure che la classica, Mozart su tutti, sappia aumentare la produzione. Quella animale, chissà se è compreso l’animale umano. Bisognerebbe chiedere conferma alle vacche da latte. Ma non si può.

 

Si può invece lasciar perdere ogni “ricerca del cactus” (mitico inserto quotidiano su radio Montecarlo), per fermarsi a quel quarto d’ora di Mozart che ha debuttato in piazza Duomo. Attivando l’orecchio vigile di un assessore gongolante e forse di qualche frequentatore di piazza e, soprattutto, bar della piazza.

 

L’idea? Non fa male. Ma per far bene dovrebbe essere un’idea più forte, solida, diversa. Il Mozart quotidiano, la classica quotidiana, meriterebbe infatti miglior sforzo: creativo e organizzativo.

 

Il meridio non è esattamente il momento migliore per distrarre dalla fretta e dai cellulari i passanti. Sono, per altro, infinitesimamente pochi rispetto alle ore più tarde del centro: quelle degli spritz, dello struscio e del Giro al Sass.

 

L’ora, insomma, è sbagliata: tutto qui. Se poi si vuole stupire (e chissà, coinvolgere), con una scelta sonora originale, non è davvero il caso di lesinare sui volumi. Il giorno prima del debutto della serenata post sirena il suddetto assessore controllava un “test”. E lì ha testato né più né meno che il silenzio, con qualche ricamo d’archi in arrivo dall’aldilà. Non si sentiva un tubo.

 

Qualcuno l’ha fatto notare al musicista-assessore che in risposta avviava una rapida lezioncina sulle “dinamiche” della musica classica: alti e bassi, pieni e vuoti. Sarà. Eppure i poveri ignoranti di pentagramma domandavano solo di non dover ricorrere ad un urgente esame dell’udito per godere di Mozart.

 

Bungaro ha assicurato tre decibel in più per il giorno dopo, quello topico. Cioè oggi, sabato 29. E così è stato. Mozart finalmente ben definito per un pubblico striminzito. Nel mezzogiorno di fuoco. Per sistemare una questione tecnica non abbisogna coraggio. Il coraggio serve, semmai, a fare un passo un po' più ambizioso e utile che mettere dei dischi e programmare l’uscita quotidiana di una sonata.

 

Da un assessore-musicista quale Bungaro è ci si poteva attendere una diversa e più concreta voglia disbattersi” prima di battersi – per altro giustamente – per la filosofia musicale applicata (lo dice lui), ad una nuova e partecipativa concezione degli spazi urbani. Sbattersi significa, per esempio, passare dal suono morto, registrato e filodiffuso, al suono vivo. E dal vivo.

 

Con la presenza di un Conservatorio e di un liceo musicale – di entrambi Bungaro vanta le lodi e frequentazioni – non dovrebbe essere impossibile reclutare allievi e insegnanti. A loro (ma anche ad altri), andrebbero per esempio affidati – (singoli o gruppi balconi) – la gestione musicale di antri, angoli e palcoscenici inediti di un centro città che si presta magnificamente.

 

Una, due, offerte al giorno, ogni giorno in un posto diverso, nell’orario giusto (il tardo pomeriggio, pre movida) a suonare Mozart, Beethoven o chi altro. Questa sì che sarebbe una novitàvera”. Questa sì che sarebbe un’inversione di rotta.

 

La filodiffusione “bungariana” – vale la pena di ripeterlo a scanso di equivoci – non è un male. Non fa male (purché costi poco, anzi pochissimo). Ma di qui a battezzarla come bene ce ne passa. Amministrare la cultura cittadina dovrebbe voler dire conoscere e valorizzare le energie culturali della città. Aiutarle, promuoverle, garantire loro spazi ed occasioni. Renderle protagoniste anche invitandole a cimentarsi su strade inusuali come può essere quella della musica classica.

 

La filodiffusione c’è anche nei supermercati e nelle sale d’aspetto. Un sottofondo che non distrae, non concentra attenzioni. Non richiede fatica né progetto, almeno che Bungaro non creda davvero che si possa chiamare progetto una personale compilation di brani, seppur dotti. Prima o poi dagli altoparlanti di piazza Duomo potrebbe partire – (tre mesi son lunghi) – anche il Requiem di Mozart. Sarebbe una beffa.

 

La musica dal vivo è costretta ai salti mortali da regolamenti insulsi e genuflessioni della giunta comunale alle lamentazioni di abitanti del centro. Non tutti ma più di tutti – ascoltati, ascoltatissimi – solo quelli “che contano”. E nel borsino dell’amministrazione questi “cittadini eccellenti” valgono molto più di migliaia di studenti portatori forse di casino ma anche di tanti soldi.

 

In questo universo di paletti, burocrazia, silenziatori in divisa e limiti senza buonsenso al requiem sono costretti tanto i gestori dei locali quanto chi nei locali vorrebbe suonare un po’ di più. Basta e avanza. L’assessore “filodiffonda” e gongoli. Ma se davvero è certo che Mozart induca a produrre di più, sappia che di materia sulla quale spendersi ce n’è in abbondanza.

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