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Folla all'open day per il vaccino 'anti zecche' ma per il richiamo regna la confusione: Cup o sito internet...ma non è meglio replicare l'appuntamento?

DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 20 maggio 2024

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Che c’azZecca il calvario dei centralini e dei passaggi impervi su un sito dell’Azienda Sanitaria con il vaccino che deve proteggere dalla Tbe? Che deve rassicurare, cioè, i frequentatori abituali e occasionali dei luoghi (sempre di più e non solo in montagna) a rischio zecca. La (sempre meno attenta) gestione sanitaria trentina (che “fu” virtuosa ma ormai ille tempore) c’azZecca. Eccome. Sabato scorso i centri vaccinali di Arco, Mezzolombardo, Pergine e Trento sono stati presi d’assalto da una folla di “vaccinandi” che sono la testimonianza di quanto i pericoli di encefalite (una delle conseguenze possibili del morso di una zecca) siano considerati anche alla luce di sacrosante campagne di prevenzione.

 

A Trento (ma anche negli altri centri) la fila è stata davvero imponente, occupando quasi per intero la strada (via Conci) così come encomiabile è stata la capacità di medici e volontari di smaltire la richiesta con una indubitabile velocità. E fin qui nulla da dire. Anzi verrebbe da dire “bravi” per un’iniziativa – quella dell’open day (senza dunque prenotazioni) – che facilita anche i più pigri o i più restii all’obbligo di appuntamento. Ecco allora che nella folla dei vaccinandi si sono notate diverse famiglie intere, tanti bambini portati lì dai genitori. Poi coppie e singoli di ogni età. Un bel vedere in termini di consapevolezza e di voglia di serenità nelle passeggiate nei boschi.

 

Il problema però – sì perché con la sanità trentina la contraddizione pare ormai dietro troppi angoli - si pone un attimo dopo la vaccinazione. Diligentemente i sanitari informano sui passi da fare dopo la “prima dose”. E cioè un richiamo da uno a tre mesi dopo la punturina indolore. Poi altri, più avanti nel tempo. Sennò la prevenzione anti zecca non funziona. E’ inutile. Ebbene, arriva puntualmente il bello (che in realtà è il brutto). Su un bigliettino fornito al centro vaccinale c’è scritto che per fissare l’appuntamento per il primo richiamo ci sono due strade: il sito dell’Azienda sanitaria oppure il Cup (centro unico di prenotazione telefonica). Più facile di così. Invece no, facile una cippa.

 

Se orgogliosi delle proprie conoscenze telematiche si decide di usare il Pc, ci si perde subito o quasi. I passaggi per arrivare al sospirato tentativo di fissare un appuntamento sono tutt’altro che chiari. Per avere un’idea occorre porre il quesito ad internet: “Come faccio a prenotare un secondo vaccino Tbe?”. Quando internet ti risponde, lo fa indicandoti un percorso del tutto inafferrabile nel sito. E cioè, per capirsi, tocca andare su visita specialistica (ma nessuno deve farsi visitare) e poi su prenotazione senza ricetta, e ancora servizio sanitario nazionale inserendo nel motore di ricerca la voce Tbe o zecca. A questo punto il malcapitato dovrebbe gioire: ce la si è fatta. Magari. Gli appuntamenti offerti sono a Cavalese o a Cles, o Tione (anche se la prima vaccinazione è stata fatta a Trento). Si prova a cambiare la data, calcolando il mese e più dopo la prima vaccinazione e non c’è alcuna disponibilità.

 

Veniamo dunque all’alternativa: il Cup. Qui, come si sa, va di attese ma questo non sarebbe nemmeno il problema. Il guaio è che nell’elenco delle prestazioni di un risponditore automatico (senza anima, ovviamente) non esiste la voce vaccinazioni. Si prova col numero “prestazione senza ricetta”, immaginando una coerenza logica tra quello che chiede il sito e ciò che chiede il Cup. In realtà si scopre che è l’opposto. Si deve digitare il numero per “prestazione con ricetta”. A questo punto, dopo l’attesa, arriva finalmente una voce umana e la gentile operatrice (anche un poco imbarazzata) non ha altro che dire se non che non ci sono appuntamenti programmati. Come consiglio “utile” si suggerisce di chiamare ogni settimana. E tant’è.

 

Ora la domanda, a quel punto, è piuttosto semplice. Anzi le domande sono più d’una. La prima, la più banale, è quella di un’informazione più puntuale e comprensibile sul meccanismo degli appuntamenti ma soprattutto di evitare gli slalom senza fine nel sito e nel Cup. Ma ancor più garantire oggi (non chissà quando e chissà dove) “tanti” e facili appuntamenti: tanti, almeno, quanti i vaccinati in prima dose. Ma la domanda più ovvia è un’altra. Se si organizza un open day che attira migliaia di persone si deve pensare subito al “dopo”. Ci deve cioè essere contestualmente un’organizzazione degli appuntamenti per le dosi successive che verranno naturalmente richieste “in massa” dagli utenti. Se infatti migliaia di persone si imbatteranno nella farraginosità e negli appuntamenti concessi con il contagocce (e per lo più lontani dai luoghi della prima vaccinazione) le probabili rinunce vanificheranno una campagna di prevenzione importante.

 

Saremo profani. Saremo per nulla addetti ai lavori. Ma un’idea minima di logica non prevede titoli accademici: semmai la laurea (ma anche un banale diploma) in buonsenso. Se a questo punto si pensasse agli open day anche per le seconde (o terze) dosi? È solo una proposta ma visto il prevedibile smarrimento di chi tenterà di districarsi tra sito e Cup - passando presto dagli elogi alle maledizioni - potrebbe anche essere una proposta A-zzecca–ta.

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