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E se per il 20 luglio in città si suonasse la playlist della Luna?

Da Buscaglione a Caparezza, dalla Glen Miller Orchestra ai Pink Floyd, dai Rem ai Beatles i 50 anni dello sbarco di Amstrong potrebbero essere un'occasione per lasciarsi andare e diffondere da piazza Duomo le tantissime canzoni che l'hanno sfiorata, celebrata, sognata
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 17 luglio 2019

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Il Mozart filodiffuso due volte al giorno. In piazza Duomo. Nel mezzodì di veloci e distratte corse al desco. E nel preserale degli spritz. Secondo l’ideatore la poco impegnativa iniziativa dovrebbe fare da medicina. Se non ci fosse già, la si potrebbe battezzare FilArmonica. Nella testa dell’assessore comunale alla cultura ci deve essere scritto che le note classiche fanno un gran bene. O, almeno, che non fanno male. Stimolano serenità. Di questi tempi grami ce n’è un gran bisogno.

 

Ma se per un giorno si virasse? Se si circumnavigasse il classico per approdare alla leggerezza del leggero? Scommettiamo che Mozart non si rivolterebbe nella tomba imbattendosi nei Pink Floyd o in Fred Buscaglione? L’occasione c’è. È la Luna. Un’occasione a scadenza ravvicinata. Il piede saltellante di Amstrong sul pianeta più evocativo tra i pianeti daterà 50 anni il 20 luglio, fra tre giorni. Lo stanno celebrando ovunque quell’evento. In ogni dove e in ogni modo. C’è dunque poco da inventare e anche per quel poco ci si sarebbe dovuti attrezzare per tempo. Eppure la filodiffusione di piazza c’è. Può venire utile per una proposta – la lanciamo noi de Il Dolomiti – che non ha pretese ma che potrebbe essere simpaticamente gradita.

 

Alla Luna s’è votato l’universo musicale tutto. Succedeva da prima che gli americani piantassero quella bandiera nel “mare della tranquillità” con un motto che alla luce della storia suona non poco beffardo. “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”, si disse. Effettivamente l’umanità post lunare di passi ne ha fatti. Solo che spesso li ha fatti a ritroso: altro che pace, altro che giustizia, altro che diritti, altro che solidarietà. Epperò le canzoni si sono comunque aggrappate alla speranza. Le canzoni hanno chiesto in prestito alla Luna ispirazione e nel loro “grande piccolo” hanno piantato anche qualche bandiera: culturale e popolare. Ecco, perché non omaggiare l’astro più vicino allo sguardo e a cuori diffondendo da piazza Duomo per un’intera giornata – (volendo anche di più) – parte della sterminata playlist della Luna?

 

Se l’assessore alla cultura fosse troppo in altre faccende affaccendato per prendere in considerazione l’idea dai tempi stretti, eccoci pronti all’aiutino. Al suggerimento. “Moon light serenade” della Glen Miller Orchestra profuma di un jazz interclassista e alieno da ogni sperimentalità respingente. La “Blue Moon” di Billie Holliday è nettare vocale a tratti inarrivabile. “Guarda che Luna” di Fred Buscaglione cala l’asso di un’ironia capace di far classifica anche col rauco. “Fly me to the moon” di Frank Sinatra fa volare, (fly), in business class anche chi non ha nemmeno i pochi euro del viaggio low cost.

 

La “Luna caprese” di Peppino di Capri cala l’àncora in un mare di semplicità partenopea in cui di nascosto si bagnano di certo anche i secessionisti. “Luna Rossa” di Renzo Arbore veste la tradizione di allegria. E contagia. Che dire poi di “Monlight shadow” di Mike Oldfield? Se c’è qualcuno che non s’è fatto ipnotizzare da quel sound cerchi subito uno psicologo. Le donne poi, le cantanti. “E la luna bussò” della Bertè è davvero un bel ricordo per te, per me, per tutti. Così come non è davvero il caso di vergognarsi per aver fischiettato “Luna” di Gianni Togni anche quando si girava con Marcuse sotto braccio, (guardandosi bene dal leggerlo). E così per “Non voglio mica la Luna” di quella Fiordaliso della quale si sono perse le tracce.

 

Con “Spunta la luna dal monte” di Pierangelo Bertoli il cantautorato lasciò il segno. Anche nella Hit Parade. La “Signora Luna” di Vinicio Capossela non è roba da classifica, ma luccica di qualità anche quando c’è l’Eclissi lunare. Se poi si saltano le epoche e ci si ferma a Caperezza c’è un “Vengo dalla Luna” che tiene in equilibrio ritmo e senso con invidiabile maestria. La playlist sarebbe lunga. Lunghissima. Queste sono solo alcune possibilità. Ma da alcuni punti fermi non si scappa. Non si scappa, ad esempio, da “Walking on the moon”, il reggae atipico con il quale i Police hanno fatto ballare ogni genere di Lazzaro in ogni angolo di pianeta.

 

E non si scappa dal genio, quando il genio sintetizza in un brano società, costume, politica, sogni e frustrazioni, visioni oniriche e quant’altro. Di “The dark side of the moon” dei Pink Floyd si potrebbe filodiffondere l’intero disco per stare a guardare come si intrecciano i gusti delle generazioni. E genio per genio, facilissimo il passaggio dai Pink Floyd a David Bowire con quel suo Major Tom di “Space oddity” che nello spazio prova a scappare dalla complessità umana. Dall’allunaggio – ma tre anni dopo – trae parole e musica anche Elton John per quel “Rocket man” che immagina il futuro con un ottimismo che sarà sconfitto dai fatti. Ci sono pure i Rem nella scaletta possibile, (proponibile). Con “Man of the moon” rilanciarono strambe teorie complottiste ma il pubblico abboccò felice al sound per aspetti magico di Michael Stipe e soci.

 

Se proprio bisogna chiudere, (ma la play list qui accennata è solo parziale), chiudiamo in bellezza. Chiudiamo con i Beatles di “Across the universe” che apparve nel Sessantanove, a vista sbarco lunare, in una raccolta che si chiamava “No one gonna change our world”, (nessuno cambierà il nostro mondo). Il mondo dei Beatles rimase intatto semplicemente perché se ne andarono i Beatles. Il mondo che sulla Luna aveva investito desideri di maggior decenza è cambiato eccome. In meglio forse. In peggio di sicuro. Ma forse le canzoni – quelle senza tempo che qui abbiamo citato ma anche molte altre per le quali non c’è spazio e tempo – potrebbero aiutarci a godere della stessa serenità che l’assessore alla cultura affida alle sonate mozartiane. Dunque ci pensi. Pensi alla nostra proposta - (ma ci pensino anche il sindaco e quel paio di assessori che in giunta comunale non ignorano Springsteen, il rock ed il pop) – e semmai batta un colpo.

 

Scommettiamo che la città si incuriosirebbe alla colonna sonora lunare? Anche perché se in quella colonna sonora spiccassero i Pink Floyd di “Eclipse” il testo scritto nella notte dei tempi sembrerebbe ora: “Tutto quello che disprezzi ,Chiunque tu combatti , Tutto ciò che è adesso, Tutto ciò che è andato , Tutto ciò che verrà. E tutto quanto sotto il sole è in sintonia. Ma il sole è eclissato dalla luna”.

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