Circoscrizione di Gardolo, la politica mette in scena la "commedia" del pallottoliere. Per il dopo Campestrini in pole c'è Mosna
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Le parti in commedia? Tante. La commedia? Amatoriale, ma con scimmiottamento classico. La “classica politica” – vecchia - cui non sfugge nemmeno la Circoscrizione. Alcune parti sono divertenti: inconsapevolmente. C’è il “fu presidente”, Ottavio Campestrini, che si è auto-assegnato il ruolo del “duro”. I detrattori – la minoranza che conti alla mano è maggioranza grazie ad un transfuga Patt della primissima ora, Caravello - s’erano attrezzati per sfiduciarlo. Lui, Campestrini, se n’è andato prima. Dimissionario con orgoglio, al motto “Non mi metterete sulla graticola”. Con il suo “colpo di teatro” ha negato la parola agli oppositori. Magra soddisfazione. Un po’ – infatti - s’è fregato forzando l’ufficializzazione della crisi alla Circoscrizione di Gardolo, la più grande e la più problematica di Trento.
Altri personaggi? I compagni – si fa per dire visto che il termine a sinistra è in disuso – del” fu” presidente. Due su tutti: Alessandro Frontuto e Antonella Mosna. Entrambi sono stati presidenti di commissione, (politiche sociali e territorio). Entrambi hanno abdicato al ruolo da non molto, dichiarando limiti di tempo per un impegno gravoso. Ma il primo, Frontuto, ha subito trovato il tempo di guidare proprio la commissione lasciata dalla Mosna. Boh. La seconda ha trovato a sua volta il tempo per ambire a guidare una Circoscrizione della quale fino a ieri diceva “mai e poi mai”. Istituzione, la Circoscrizione, che se governata come si dovrebbe di tempo ne richiederebbe certo di più di quanto non ne serva a presiedere una commissione.
La Mosna è adesso la candidata designata da Pd e Cantiere, agli atti il centrosinistra, all’eventuale ma complicato bis della presidenza a Gardolo. Mosna, semmai, al posto di Campestrini. Alla poltrona però teneva anche Frontuto. Ma i big cittadini del Pd, (mini big, per la verità) si sono aggrappati all’idea di “genere”.
Tra lo sfuggente Frontuto e l’impalpabile Mosna è rimasto schiacciato il “duro”. Il Campestrini. Lui che non ci pensava proprio a farsi da parte. Nelle riunioni, un paio, degli strateghi comunali e circoscrizionali, s’è scordato di essere un pompiere. Ha fatto l’incendiario: “O me, di nuovo me, o nessuno”. Nessuno, intendeva, del suo partito. Inascoltato. Il suo partito l’ha messo all’angolo. Campestrini rumini pure le sue recriminazioni da “abbandonato”. Per gli strateghi il suo nome non è più spendibile nonostante nessuno lo abbia sfiduciato in regolare dibattito. Perché il dibattito non c’è stato. Ma se non è spendibile per la maggioranza/minorata (dell’iniziale membro, Caravello) il nome di Campestrini perché mai dovrebbe far breccia quello della geometra Mosna? Solo perché è donna dai tratti e dal carattere meno ruvido, (in aula), del pompiere?
Difficile raccapezzarsi nelle elucubrazioni degli strateghi di periferia. Difficile adattarsi alle misere teorie di una politica da pallottoliere quando ancora ci si illude che possa esistere una politica di valori e contenuti. In aula Pd e Cantiere possono contare su sette voti, (compreso quello di un Campestrini che dopo aver fatto harakiri con le dimissioni umorali e il fallito rilancio farà probabilmente buon viso a malmostoso gioco). La minoranza di centro destra a trazione leghista conta invece su sei voti. I due voti dei pentastellati, infatti, avevano permesso la presentazione della mozione di sfiducia a Campestrini. Ma i due voti non saranno assimilabili automaticamente né da una parte né dall’altra della contesa quando tra pochi giorni di tratterà di tentare di dare alla Circoscrizione una presidenza.
E allora? Allora viva la speranza. Il ragionamento, il confronto, la politica? Chissenefrega. Si spera che i Cinque Stelle "stiano a guardare" – come diceva Cronin. Si spera che non si schierino né da una parte né dall’altra in coerenza alla quasi sempre “schifata” distanza da tutto quanto odora di partito. Ma i due pentastellati della Circoscrizione l’hanno messa lì tanto chiara quanto semplice. In un Pdf noto tanto alla maggioranza quanto alla minoranza hanno proposto un programma. Per loro è irrinunciabile. E’ la discriminante per ogni possibile alleanza ma anche per ogni possibile astensione. Il programma Five Stars è un’enciclopedia: va dalla sicurezza alla partecipazione, dall’abolizione dei compensi in Circoscrizione all’urbanistica salva territorio, dal trasporto alla trasparenza “spinta”. Chi ci sta, li avrà. Chi li avrà, vincerà. Chi vincerà non potrà – dicono i due Cinquestelle - svicolare dall’enciclopedia programmatica, (con verifiche a raffica). Ma la condizione dei Cinque Stelle a Gardolo è di forza debole. Da qualsiasi parte si schiereranno – se mai si schiereranno – la loro scelta assumerà una dimensione ben più ampia di quella circoscrizionale.”Ecco, fanno governare la destra”. Oppure, “ecco, fanno da stampella al centro sinistra”.
Per chi dice di voler governare da solo santificando l’ingannevole democrazia digitale, tanto l’incudine quanto il martello sono l’inevitabile. Eppure un po’ di apertura mentale da parte del centrosinistra a Gardolo, (ma ancor più in Comune a Trento con i “tutor” Serra e Bozzarelli) avrebbe potuto scrivere una pagina intrigante e costruttiva. Finalmente utile al sobborgo. Quando i pentastellati chiedono di istituzionalizzare, ad esempio, meccanismi di reale partecipazione - (assemblee popolari, eccetera) - degli abitanti alle scelte del sobborgo non dovrebbero parlare ostrogoto per chi in casa Pd ha sempre esaltato la partecipazione. Inciampando però felice nell’autoreferenzialità. E quando chiedono di non fare della Circoscrizione una frustrante passacarteria burocratica del Comune non dovrebbero essere presi per marziani visto quanto poco le circoscrizioni incidono nella vita comunale. Insomma, nel programma c’è materia per trovare intese tra 5 Stelle e centrosinistra, (imparando tutti a mediare, per il “famoso” bene comune). Intese potenziali certo più consone, valoriali, di quante non ne troverebbe un centrodestra para leghista che si limita a dipingere una Gardolo che è solo negli incubi dei Moranduzzo come una “balieu” parigina minacciata dagli stranieri. Ma il centrosinistra con i 5 Stelle non parla: (furbi eh? ).
La destra c’è da giurare invece lì blandirà - “d’accordo su tutto” - per portare Caravello alla presidenza. Caravello non è leghista ma a “guadagnarsi” il successo sarà la Lega con la sua bandierina piantata sulla Circoscrizione/città. Nulla di più. Nel candidare Antonella Mosna alla presidenza Pd e Cantiere blandiranno a loro volta i Five Stars. Le generiche promesse d’attenzione sono una specialità della casa. E il duo Paoletto/Conotter se la godrà: protagonisti di un curioso “chi offre di più?”. Come andrà a finire? Che di fronte all’inconsistenza di una politica da conventicola Gardolo avrà forse un presidente di Circoscrizione. Nuovo, almeno nel nome. Gli strateghi dell’uno o dell’altro campo canteranno vittoria: beati del nulla. Gli abitanti continueranno a pensare che la Circoscrizione non li riguarda non senza nostalgia per quei comitati di quartiere dove si blaterava poco, si faceva tanto e nessuno ti chiedeva la tessera di partito.