Chiusa l'era Malossini, le Vigiliane si preparano per il nuovo inizio. Dopo tanti anni via al percorso tematico
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
TRENTO. Meglio tardi che mai. E’ il motto consolatorio, per la verità anche un poco irritante, al quale il sottoscritto è costretto ad adeguarsi. L’età che avanza, e acquieta, rende inutili e stupide le recriminazioni. Questo prologo che certo non toglierà il sonno a nessuno mi obbliga però ad una doverosa e personalissima macchina indietro.
Ripercorro dunque i tempi – nostalgici tempi – in cui fui consigliere del Centro servizi culturali Santa Chiara. In quei dieci anni di impegno, bile e nostalgia mi scagliai spesso contro i mulini a vento dell’inconsistenza progettuale. Un’inconsistenza che vedeva protagonisti tanto il Comune quanto il Comitato delle Vigiliane governato dal 'dominus' Guido Malossini: perennemente dimissionario e sempre al timone.
Il Santa Chiara in quel periodo era solo un partner tecnico delle Feste gestite in toto dall’ex vigile urbano. E nel Santa Chiara - (ma anche in Comune, dove ero illuso consigliere, oggi mai abbastanza pentito di aver sperimentato la politica dei golosi e dei gelosi) - perorai vanamente la causa di una revisione creativa delle Feste Vigiliane. Sono state per decenni Feste contenitore: da allora fino all’ultima edizione. O Feste zibaldone. Anzi, Feste di tutto un po’. Feste imprigionate alla ritualità di una tradizione furbescamente ma meritoriamente inventata dal fu assessore Fernando Guarino: i Ciusi, i Gobi, la polenta. E più avanti le zattere, la 'tonca' in cui qualche volta è affogata anche la bontà dell’ironia.
E via dalle calzamaglie evidenzia panza, la festa happening: il calderone onnicomprensivamente confuso di tutto quanto può produrre commercio e turismo. La cultura? La qualità delle proposte? Un denominatore comune nell’intrattenimento? Una bussola, e cioè un’idea, capace di orientare le scelte? Chissenefrega. Le Feste fanno il pieno. E dunque.
Da paladino delle cause perse e senza nessuna puzza al naso rispetto al diritto del popolo di occupare strade e piazze per divertirsi, rincorrevo semplicemente una convinzione per nulla intellettuale. Se le Vigiliane fossero state considerate 'anche' un’occasione per mobilitare le energie artistico creative del variegato universo cultural-associativo della città, (ma non solo) ne avremmo viste di belle. Forse di più belle. Se le Vigiliane fossero state un cantiere piuttosto che un’efficiente agenzia dell’intrattenimento. Se le Feste si fossero 'costruite' insieme ai protagonisti piccoli, medi e grandi del 'fare artistico' sarebbero potute passare rapidamente dalla dimensione di confusa sagra cittadina a laboratorio dinamico delle energie, delle realtà che sanno misurarsi su un tema, su un messaggio, (perché no, su una visione) senza perdere la capacità attrattiva e aggregativa che deve restare l’anima della settimana di manifestazioni.
Ebbene, forse, parecchi anni dopo quel che con frustrazione feci mettere a verbale, pare si sia imboccata proprio quella strada. Le Vigiliane del post Malossini, (ma a scanso di equivoci, l’abnegazione del vigile e della sua squadra obbliga comunque al ringraziamento sincero), sono in mano da quest’anno al Santa Chiara di Francesco Nardelli. Ed il Santa Chiara ha finalmente imboccato un percorso nuovo. Un percorso tematico. Un percorso di coinvolgimento creativo sul tema.
L’edizione di quest’anno avrà il fiume come filo conduttore. 'Unda fluminis' si chiamerà. L’anno dopo, il 2018, le Vigiliane rilanceranno invece lo slogan 'Oltre le mura': sarebbe stato lo slogan da capitale italiana delle cultura se mai Trento avesse vinto l’invincibile corsa tra città.
Cosa succederà? Come cambieranno – sulla carta almeno – le Vigiliane? Accadrà che un paio di bandi già lanciati, (in chiusura a marzo), chiamano realtà artistiche professionali, sodalizi amatoriali e creativi singoli o associati ad una sfida sui contenuti delle feste. Il fiume, l’acqua, diventano materia comune (si spera anche sinergica e multimediale) di spettacolo. Con lo sguardo rivolto al passato, al presente ma, confidiamo, anche al futuro. Il fiume e l’acqua da trasformare in prosa mobile, con performance agili e ripetibili, in musica, in giocoleria, in danza e in chissà in che che altro. Per chi ci proverà, e per chi sarà selezionato, ci saranno fondi per allestimenti, rimborsi, eccetera. E gli artisti di strada – altro bando – avranno di che sbizzarrirsi ma anche di che crescere immaginando le loro esibizioni come parte di un contesto comune, leggibile: il fiume, appunto.
E’ sempre triste dire 'io l’avevo detto'. Ma affettivamente io l’avevo detto. Perfino, ripetutamente, scritto. E adesso non posso che essere gratificato da questa soddisfazione postuma e 'a latere'.
E quindi? Quindi mi prendo la libertà di un piccolo rilancio. Se davvero il fiume sarà il motivo principale delle Vigiliane al fiume, all’Adige, sarà il caso di assicurare un ruolo di protagonista fisico (urbanistico) delle Feste 2017. Certo, con le zattere si è remato affannosamente verso una riscoperta 'una tantum' del fiume. Ma con l’intreccio delle arti si potrebbe azzardare una funzione strategica, meno episodica, dei magnifici e mai sfruttati Lung’Adige. Sono strade ma sono anche rive.
E ormai si propagano fino al quartiere delle Albere, sfociando in un gran bel parco. E allora, diciamola tutta e diciamola semplice: se davvero avrà successo l’operazione 'fatevi avanti' ufficialmente avviata dal Santa Chiara, se le proposte come credo saranno tante e ben intrecciabili, il fiume non dovrà essere solo 'il tema'. Il fiume dovrà essere 'il luogo'. Un luogo nuovo, mai visto. Le rive (almeno uno dei due Lung’Adige su cui s’affaccia la suggestione delle case dei ferrovieri) chiuse e riempite di animazione, di forme espressive, di culture coinvolgenti. Di riscoperta. Di immaginazione. Della meraviglia di una città che impara a vivere il suo fiume anche senza le scarpette, le cuffiette e la tuta da jogging.
Vivere il fiume ma non viverlo 'di corsa': viverlo in un altro modo. In un modo rallentato, quanto meno intrigante. Il fiume come terreno di incontro. Le arti come veicolo di incontri. E le Vigiliane come strumento, allegro e affollato per praticare una città che non deve essere necessariamente solo 'centro'. Chissà se succederà. Ma se succedesse sarebbe una signora ripartenza per le Vigiliane. Anche perché la città che vuole andare 'Oltre le mura' potrebbe iniziare provando a scalare le mura dell’inconsueto.