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Il buio della notte senza luce alcuna, in cui le tenebre della “morte di Dio” avvolgono l'anima di chi aveva creduto in lui. Maria trova la pietra del sepolcro spostata

La lettura scelta per la domenica di Pasqua, la celebrazione più solenne per i cristiani. Il brano racconta, indirettamente poiché i discepoli troveranno solamente il sepolcro vuoto, la risurrezione di Gesù. Confrontando questo brano con gli altri tre Vangeli, si può evincere che anche Giovanni si attiene all'antico “Credo” (kerygma) delle primitive comunità cristiane, incentrato sulla morte, sepoltura, risurrezione e sulle apparizioni di Gesù
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Di Alessandro Anderle - 03 aprile 2021

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Gv 20,1-9 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì assieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

 

La lettura scelta per la domenica di Pasqua, la celebrazione più solenne per i cristiani, è tratta dal Vangelo secondo Giovanni. Il brano racconta, indirettamente poiché i discepoli troveranno solamente il sepolcro vuoto, la risurrezione di Gesù. Confrontando questo brano con gli altri tre Vangeli, si può evincere che anche Giovanni si attiene all'antico “Credo” (kerygma) delle primitive comunità cristiane, incentrato sulla morte, sepoltura, risurrezione e sulle apparizioni di Gesù (Cf. Gv 20-21). Seguiamo ora il brano di Giovanni.

 

Maria di Magdala si reca al sepolcro dove era stato adagiato il corpo di Gesù deposto dalla croce. Era il primo giorno della settimana, la domenica che seguiva il giorno di riposo (Shabbat). Ed era «ancora buio», forse un'allusione simbolica che l'evangelista ha voluto utilizzare per indicare la condizione in cui versavano i discepoli – e il mondo. Il buio della notte senza luce alcuna, in cui le tenebre della “morte di Dio” avvolgono l'anima di chi aveva creduto in lui. Maria, però, trova la pietra che avevano posto a chiusura del sepolcro spostata.

 

Il primo pensiero, la paura che avvolge Maria di Magdala, è che abbiano rubato il corpo di Gesù, e corre a chiamare Simon Pietro ed un altro discepolo, molto caro a Gesù stesso: «quello che Gesù amava». I due corsero al sepolcro. Simon Pietro era più lento dell'altro discepolo che arrivò per primo, «ma non entrò». La scena è descritta con molto realismo dall'evangelista: i panni di lino giacevano per terra, poiché Gesù non poteva essere legato dai «lacci degli inferi» (Sal 116,3), mentre il sudario era “ben riposto” in un altro luogo. Esso veniva utilizzato per avvolgere il volto del defunto, per far si che non si aprisse la bocca. Il sudario era “ravvolto”, arrotolato, «come se avesse conservato la sagoma del volto di Gesù» (A. Poppi). Come se Gesù se lo fosse tolto e lo avesse riposto con calma, con cura, prima di uscire dal sepolcro.

 

La paura dei discepoli viene in qualche modo mitigata: se fossero stati veramente i ladri a rubare il corpo di Gesù, allora non si sarebbero presi la briga di spogliare il cadavere prima di trafugarlo. Infatti: «Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette».

 

Quella dei discepoli nella risurrezione di Gesù era tuttavia una forma di fede iniziale, «infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». La fede, si potrebbe dire, è sempre in cammino con la totalità dell'uomo, con la sua anima e con la sua ragione. E anche la fede dopo la Pasqua, dopo la morte e risurrezione di Gesù, è in cammino: un cammino che riconsegna la vita a ciò che era semplice esistenza, un cammino in cui l'Uomo si lascia vedere, si disvela all'uomo. La risurrezione si rivela e chiama, invoca una risposta esistenziale. Una risposta in cammino.

 

La fede di cui parla la Pasqua è una fede di ringraziamento, di benedizione. È un cercare, un rimanere fedeli alla buona notizia, alla speranza. È un dire “eccomi!” incondizionatamente a qualcuno e non a qualcosa.

 

La vita è gioia piena se vissuta alla sua presenza, con la sua presenza. La fede in qualcuno che attraverso i suoi gesti e le sue parole ha indicato una via, l'unica via, l'amore. L'Amore non è una cosa grande, complicata, l'Amore con la “A” maiuscola è semplice, è piccolo come l'esserci per gli altri, per un altro, per il mio prossimo.

 

Soprattutto in questo momento, in cui tutti rischiamo di sentirci un poco più soli, come ha raccontato una ragazza durante la via crucis di ieri: «Nell’ultimo anno con la famiglia non abbiamo più fatto visita ai nonni; i miei genitori dicono che è pericoloso, potremmo farli ammalare di Covid. Mi mancano! Così come mi mancano le amiche della pallavolo e gli scout. Spesso mi sento sola. Anche la scuola è chiusa, prima a volte ci andavo mal volentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre. La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo “abbandonati” da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo».

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