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Gesù guidato dallo Spirito Santo nel deserto e incontra Satana

Per la prima domenica di Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua – gioia della risurrezione del Dio crocefisso, la Chiesa sceglie la lettura dal vangelo secondo Luca del racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Un brano che pone certo non pochi problemi, primo fra tutti quello della natura di un male che può tentare persino il figlio di Dio incarnato
La tentazione nel deserto di Duccio di Boninsegna
DAL BLOG
Di Alessandro Anderle - 09 marzo 2019

Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,

Lc 4,1-13 [In quel tempo], Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».

 

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».

 

Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

 

Per la prima domenica di Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua – gioia della risurrezione del Dio crocefisso, la Chiesa sceglie la lettura dal vangelo secondo Luca del racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Un brano che pone certo non pochi problemi, primo fra tutti quello della natura di un male che può tentare persino il figlio di Dio incarnato. Se Dio è il Padre che accorda graziosamente, gratuitamente, la misericordia – come ci viene presentato da Gesù – da dove viene il male? Come può esistere una forza diabolica e tentatrice? Non è forse Dio il tutto?

 

Si noti, in principio, che Luca fa iniziare la narrazione relativa alle tentazioni affermando che è lo Spirito stesso a condurre Gesù nel deserto, come se fosse lo Spirito a volere che Gesù venga tentato. Ovviamente questa non può essere la lettura corretta, ma dice una cosa importante: anche quando nella nostra prospettiva soggettiva non sappiamo più percepire la presenza del divino, in realtà esso è lì, in un soffio di vento e di vita.

 

Gesù è la nuova pietra su cui verrà rifondato il popolo di Dio: il suo esodo dura quaranta giorni, non quarant'anni, ma proprio questi quaranta giorni saranno dirimenti, saranno il luogo del discernimento, della scelta definitiva e radicale di donarsi completamente. Come il popolo guidato da Mosè, Gesù esce dalla schiavitù di se stesso, della tranquilla vita a Nazareth, e si risolve per dare inizio alla sua predicazione pubblica. Gesù comincerà a far rotolare il sassolino della Parola di Dio, dell'Amore, ed è perfettamente conscio che questo sassolino produrrà la poderosa frana che lo porterà alla Croce. E come tutti gli uomini, anche Gesù ha bisogno di un tempo per decidere, per meditare sul proprio operato, passato e futuro.

 

Il diavolo simboleggia perfettamente le tentazioni mosse dalla bramosia egoica di potere e possesso, ancora oggi del tutto attuali, ancora oggi fonte di meditazione privilegiata per la Quaresima. La bramosia di avere più del necessario, di non accontentarsi della manna o del pane quotidiano, di non curarsi della dimensione profonda della vita, pensando che per vivere sia sufficiente mangiare – e farlo il più possibile. La bramosia del potere, della sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Quanta retorica sentiamo oggi sulla condivisione di un potere che rimane definitivamente in mano a pochi (e sempre più in ambito economico, piuttosto che politico). Anche l'illusione di una falsa partecipazione è una forma di schiavitù. Infine la bramosia assoluta, quella di tentare Dio, di sostituirsi ad esso. Su questo punto vale la pena spendere due parole in più – mi perdonerà il lettore.

 

«È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Cosa significa mettere alla prova Dio? È forse possibile, oppure è solamente una contraddizione in termini? A questo non può essere data risposta, ma è possibile rovesciare la prospettiva. Dal punto di vista umano, tentare Dio è certamente possibile, e si traduce nella non accettazione della propria creaturalità, finitudine, originaria mancanza. La presunzione di essere assoluti, male del secolo scorso con ampi strascichi contemporanei, di non essere iscritti in un tempo che è vita e che non è eterno, che è vita perché non eterno. Esiste però un modo per oltrepassare qualsiasi limite umano: donare il proprio Sé all'Amore. Solamente così «Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

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