Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
v 13,31-33a.34-35 [In quel tempo], quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Il brano letto questa domenica è tratto dal vangelo secondo Giovanni (vangelo che, a causa dell'utilizzo di un forte simbolismo religioso, potrebbe risultare non sempre così “agevole”). Gesù sta mangiando la cosiddetta “ultima cena” con i suoi apostoli, i suoi compagni più stretti nel viaggio terreno. Ha appena indicato Giuda come colui che “lo consegnerà”, colui che lo farà arrestare per andare, poi, incontro alla croce. Il brano inizia esattamente quando l'Iscariota esce dalla stanza, lasciando solo Gesù con gli altri undici.
Giuda è stata figura controversa nell'interpretazione teologica della vita di Gesù. Qualche tempo fa si è scritto della corrente gnostica del cristianesimo dei primi secoli, ebbene questa corrente fondava la sua interpretazione su di un forte dualismo fra spirito e materia (alcuni studiosi sostengono che il vangelo secondo Giovanni sia stato scritto – utilizzando spesso lo stesso simbolismo, come la contrapposizione fra “luce” e “tenebra” - proprio in risposta a questa corrente eterodossa). Per alcuni gnostici la figura di Giuda cambia completamente “di segno”, passa dall'essere una figura negativa, a positiva. Se il fine ultimo del Gesù terreno fosse stato quello di liberarsi dalla materia per poter divenire il Cristo, allora Giuda sarebbe stato colui che capì il vero fine di Gesù e, in definitiva, l'unico che lo aiutò a raggiungerlo. Questo pensiero, evidentemente, opera una svalutazione del lato materiale, della vita concreta, estranea al pensiero giudaico, in generale, e gesuano in particolare.
Il vero “centro” di questo brano, la sua autentica portata rivoluzionaria, è il nuovo comandamento affidato da Gesù ai discepoli: «che vi amiate gli uni gli altri». L'alleanza iscritta nel cuore preannunciata dai profeti nell'Antico Testamento qui si realizza in Gesù, il nuovo patto fra il Padre e l'umanità trova il suo fondamento: «come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». L'amore al prossimo era già presente nella Torah di Mosè (cf. Lv 19,18), ma Gesù qui va oltre affermando che questo amore trova il suo senso nell'amore che, per primo, il Padre ha mostrato all'umanità attraverso la vita di Gesù. «Come io ho amato voi», in quel “come” vi è piantata una modalità assoluta di donarsi agli altri, vi è piantata la croce