Chiunque si esalta sarà umiliato
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
Lc 14,7-14 [In quel tempo], Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cedigli il posto!». Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: «Amico, vieni più avanti!». Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Le parole pronunciate da Gesù e riportate nella lettura di questa domenica non sono molto conosciute, e ad una prima lettura potrebbero sembrare “secondarie” se confrontati con altri passi evangelici. In realtà anch'esse, con altre parole, riassumono gli insegnamenti esistenziali di Gesù.
Questa narrazione compare solamente nel vangelo secondo Luca, l'ambientazione è quella a cui siamo abituati ormai da qualche settimana: Gesù si trova in cammino verso Gerusalemme, il suo ultimo viaggio. Viene messo al corrente delle intenzioni di Erode, il quale sta tramando per ucciderlo. E così sarebbe stato qualora avesse messo piede a Gerusalemme. Gesù, come è noto, non fugge, ma prosegue il suo cammino, in senso letterale e metaforico.
È in questo frangente che un fariseo – un esperto nella Torah di Mosè, l'insegnamento, la legge ebraica, ed un suo stretto osservante – invita Gesù ad un banchetto di nozze. Appare chiaro, ma è sempre meglio ribadirlo, che le parole del Maestro non erano volte ad imporre una rigida regolamentazione, da osservare alla lettera come fosse una legge. Gesù, “semplicemente”, approfitta anche di questo frangente per dire in altre parole l'atteggiamento esistenziale che dovrebbero tenere coloro che decidessero di seguire il suo cammino, il suo esempio.
Luca qui probabilmente riflette la situazione della propria comunità, nella quale si svilupparono dissidi per la preminenza nei posti a sedere nelle assemblee. Deve essere chiaro che Gesù non sta imponendo pratiche di umiliazione, di mortificazione personale. Gesù sta mostrando un atteggiamento esistenziale: quello per cui nessuna persona dovrebbe mai percepire se stessa come più importante di un'altra. Gesù, per traslare le parole di Paolo, fu esaltato dal Padre solo perché accettò l'umiliazione – ai tempi del Maestro ritenuta l'Umiliazione – della croce.
Nel secondo brano, invece, Gesù mostra un altro atteggiamento esistenziale per i suoi discepoli: quello dell'amore gratuito e disinteressato – ammesso che quello che si opera in modo interessato possa definirsi “amore”. Non solo gli “ultimi” vanno aiutati perché ciò è “bene”, i poveri dovrebbero essere aiutati proprio perché essi non hanno nulla da offrire in cambio. E, da parte di questi, non ci si aspetti nemmeno riconoscenza o ringraziamenti, come uno schiavo favorito dal padrone il quale è obbligato a ringraziarlo. L'Amore, per essere tale, deve purificarsi anche dalla riconoscenza