''Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto''
Laureato in Filosofia e in Scienze Religiose. Insegno Pluralismo e dialogo fra le religioni,
Lc 11,1-13 In quel tempo Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», e se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Il brano letto nella liturgia odierna della chiesa cattolica è la diretta prosecuzione di quello letto la scorsa settimana. Gesù è in cammino verso Gerusalemme, dove lo attende la “rivelazione” finale, l'attività estremamente passiva della Croce. Nel suo cammino insegna ai discepoli, si ferma nei paesi che incontra (come il caso della sosta a casa di Marta e Maria), e, soprattutto, prega. È interessante notare come la narrazione che riporta il cosiddetto “Padre nostro” sia introdotta proprio dalla scena in cui Gesù si ferma a pregare, a colloquiare spiritualmente con Dio. Al tempo era consuetudine che un rabbì producesse una preghiera da trasmettere ai propri discepoli, la quale fungeva da condensato dei suoi insegnamenti.
La versione lucana del “Padre nostro” differisce sensibilmente da quella riportata nel vangelo secondo Matteo – e anche da altre fonti antiche, come la Didachè dei dodici Apostoli. Questa sembra già una sottolineatura importante, volta ad evidenziare come la preghiera non debba cristallizzarsi in forme standardizzate, la preghiera per il cristiano non è la ripetizione di un mantra – nemmeno un modo per chiedere favori personali a Dio -, ma un modo sempre nuovo di mettersi in contatto con quel Dio che si fa vicino, quel Dio che Gesù chiede di chiamare (e lui stesso chiamava, in aramaico)Abbà, Babbo mio.
Centrale, nella versione di Luca, è il perdono dei peccati. Al Babbo viene chiesto il perdono, ma non in modo gratuito. Secondo la preghiera di Gesù, infatti, ci si può accostare a questa richiesta solamente se, per primi, si è stato capaci di perdonare gli altri che hanno peccato contro di noi, facendoli diventare in questo modo nostri fratelli. Perdonare il nemico, in altri termini, non è uno sforzo sovraumano che solo il Figlio di Dio può operare, ma è la condizione grazie alla quale i nostri stessi peccati vengono perdonati da Dio, che in questo modo diventa Abbà. In ultimo si noti che il testo lucano parla correttamente di “abbandono” alla tentazione: il Babbo che è amore non vuole certo indurre i figli alla tentazione, se così fosse, Dio potrebbe essere paragonato a coloro che giocano a bruciare le formiche puntando una lente di ingrandimento su di un formicaio (con l'aggravante – se così si può dire – che quel formicaio l'ha pure creato). L'Amore, il Babbo, è molto lontano da questa logica prettamente umana – nessun altro animale causa dolore all'atro animale per svago.
Per non dilungarsi troppo, un'ultima sottolineatura riguardo la seconda parte del testo (composta da due parti distinte: la “parabola dell'amico inopportuno” e la “preghiera perseverante”). Gesù invita i propri discepoli ad essere anche inopportuni verso il Babbo: se la preghiera viene dal cuore, deve sempre essere presentata a Dio. Questo dialogo, infine, deve essere incessante – la “copertura” di rete di Dio (ci si passi il termine) è buona ovunque. Se Dio è un Padre, se Dio è relazione, se Dio è Amore, allora chi cerca costantemente Dio troverà un babbo sempre presente, troverà una relazione originaria che, facendosi, mi fa. Chi cerca costantemente Dio verrà rapito nel sogno dell'Amore.