Tutti nello stesso piatto, "Un film non ti cambia la vita. Questo festival ci è però molto vicino"
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
“The empire of red gold-L’impero dell’oro rosso” di Xavier Deleu & Jean-Baptiste Malet, documentario sul pomodoro e la sua storia, che dall’America Latina si radica in Europa e ora porta il capitalismo a radicalizzare il prodotto in Cina, dove era sconosciuto e rarissimamente usato per scopi alimentari. Da dove viene esportato in tutto il mondo, Africa su tutto.
La Cina con le sue capacità organizzative, con macchinari innovativi, riesce a produrre pomodoro concentrato che, trasportato in bidoni, viene venduto anche in Italia dove viene diluito e come per incanto si trasforma in passata verace incredibilmente ‘Made in Italy’. E ancora.
Crollano dei miti come quello del latte. Con “The milk system” di Andreas Pichler, si viaggia attraverso il business di uno degli alimenti più utilizzati. Ma anche il latte non è un’abitudine alimentare cinese. Nessun problema, si adottano strategie di marketing e ‘fake news’ come questa: il latte fa crescere di statura... Boom di vendite immediato.
Stabilimenti mastodontici con macchinari all’avanguardia vedono la Cina primeggiare nella produzione a discapito di paesi africani - come il Senegal, arretrato in ogni struttura della filiera agroalimentare.
Dettagliata l’analisi degli allevamenti italiani: quelli intensivi si lasciano influenzare dal profitto, dagli interessi del mercato, sfruttano le mucche con la crescita accelerata, che porta ad una vita più breve.
Mungiture intensive, crollo dei prezzi, crisi diffusa, anche nelle aree zootecniche nazionali. ma non mancano gli stimoli, le speranze per un domani più sostenibile.Un piccolo allevatore come Alexander, in Alto Adige, si rifiuta di accettare la logica del mero sfruttamento delle bestie da latte. Lui ha scelto di ridurre il numero delle vacche in stalla, libere di pascolare vicino casa, per poter mungere latte d’alta qualità. Che trasforma in formaggio nel caseificio familiare. Anche il liquame dell’azienda viene recuperato, riciclato per scopi energetici da bio gas.
“The green lie-La menzogna verde” dell’austriaco Werner Boote coinvolge ed analizza come le scelte di vita hanno una ricaduta nella società. Il regista è abilmente aiutato nella sua ricerca sui prodotti cosiddetti “verdi” da Kathrin Hartmann una sensibile e profonda ecologista tedesca (non a caso i Verdi in Germania hanno un buon successo).
I due si muovono, con ironia, nel mondo per dimostrare che le campagne “greeenwashing” di certe imprese ingannano il consumatore. Dall’olio di palma, che come per incanto diviene sostenibile. Nelle foreste pluviali indonesiane il territorio è devastato dagli incendi. Immagini che diventano disastrose come nella piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.
Grand Isle nel Golfo del Messico, ha il mare pulito dopo il disastro ambientale dovuto all’esplosione della piattaforma della BP nel 2010. E’ stato però usato un prodotto altamente tossico che ha contaminato anche i famosi gamberi della Louisiana, nonostante l’apparenza dell’acqua pulita. Da proporre nelle scuole, questo documentario ha ricevuto applausi significativi nella sala strapiena del Sanbapolis.
All’interno del Festival una giuria di studenti universitari, con il pubblico voteranno la miglior fiction, il miglior lungometraggio, il miglior cortometraggio e il miglior corto di animazione.
La premiazione avverrà domenica 25 novembre alle ore 10.30 al cinema Astra.
Ancora dunque poche serate, al cinema Astra questa sera, “Dead donkeys fear no hyenas” di Joakin Demmer, sulla corsa commerciale ai terreni agricoli considerati il nuovo oro verde.
Un festival che vede coinvolto Mandacarù in prima persona e che lascia l’amaro in bocca.
Ci si chiede come mai, dopo tutto quello che si sa sull’ambiente, il clima, gli allevamenti intensivi la gente riprenda il suo stile di vita. Tanto è lo stesso, tanto una persona non può cambiare un sistema.
Ci sono inchieste che dimostrano il contrario, anche le proteste nel mondo lo testimoniano.Viviamo una realtà in cui i rifiuti sono contesti protagonisti della politica. La responsabilità delle nostre scelte individuali diviene sempre più una necessità. Lo ribadisce Werner Boote ”Certo che abbiamo la responsabilità di comprare prodotti che non danneggiano l’ambiente, ma abbiamo anche il diritto di pretendere che l’industria non produca più prodotti dannosi a prescindere da qualsiasi certificazione di sostenibilità”.