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In "The Holdovers" l'America fa i conti con la guerra in Vietnam. Un film tra ironia e sarcasmo di armonia e contrasti

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 24 gennaio 2024

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Non è un film di Natale ma di armonia e contrasti. Tra ironia e sarcasmo però si sorride, tanto. E’ l’ultimo lavoro del già Premio Oscar Alexander Payne "The Holdovers - Una storia americana". Vent’anni dopo “Sideways - In viaggio con Jack”, il cineasta del Nebraska ritorna a dirigere l’insuperabile Paul Giamatti, fresco vincitore del Golden Globe.

 

Citazioni sui classici non certo non mancano nei discorsi del professore Paul. Una frase fra tante in latino di Cicerone “Non nobis solum nati sumus. Non siamo nati solo per noi stessi".

 

Irritante l’insegnante di storia antica Paul Hunhan (Paul Giamatti), odiato dai suoi studenti perché ossessionato dalla disciplina, molto esigente verso alunni, rampolli maschi, di ricchi americani. Anche lui ha frequentato la Barton Academy nel New England e ha insegnato proprio al preside attuale.

 

Gli holdovers sono quelli che devono stare in collegio anche durante le vacanze di Natale, i rimanenti. Ci rimarrà Angus (la rivelazione Dominic Sessa) con il professore detestato e la cuoca Danny (Da’Vine Joy Randolph, anche lei Golden Globe come miglior attrice non protagonista).

 

Il prof. Hunhan è stato punito dal Preside per aver bocciato il figlio di un politico famoso. La storia si svolge qualche giorno prima di Natale 1970, quando la scuola è chiusa per le vacanze, fino alla riapertura.

 

Inizialmente tutto è claustrofobico nelle aule del collegio, all’esterno solo neve (vera), all’interno le tensioni si accentuano perchè Danny, la cuoca, ha da poco perso il figlio nella guerra del Vietnam e Angus trasporta il suo odio verso la madre che l’ha abbandonato, agli altri due che lo devono sopportare.

 

La madre si è risposata un riccone e non gli bastano i soldi mandati per lettera a colmare la sua ira. Studente villano e menefreghista, demolisce il docente mettendolo a nudo. Vuole ferirlo criticando il suo modo di vivere solo, il suo strabismo (l’occhio pigro è un’idea di Giamatti), il suo odore corporeo odiato da tutti.

 

Un viaggio a Boston sarà un rimedio prodigioso per i tre rimasti ‘isolati’ nel college deserto. Un remake francese del 1935 “Merlusse” - “Vacanze in collegio” di Marcel Pagnol è l’idea.

 

Soggetto e sceneggiatura di David Hemingson, scrittore e ideatore di numerose serie tv. Il film è girato in digitale con le modifiche in post produzione che ci immergono nell’atmosfera degli anni Settanta.

 

Appare una scena de “Il piccolo grande uomo” con lo splendido Dustin Hoffman. Ora cosa è cambiato? Le distanze fra ricchi e poveri sono diminuite? E le guerre?

 

Agli esordi l’attore Dominic Sessa ci trasmette entusiasmo e malinconia. Il ragazzo si confronta con un attore colossale come Giamatti con emozionante disinvoltura. Imperdibile. Che bel film.

 

Intanto “Holdovers” ottiene cinque Nomination: Miglior film-Miglior attore protagonista-Miglior attrice non protagonista-Miglior sceneggiatura originale-Miglior montaggio. E Matteo Garrone rappresenterà l’Italia nella categoria Miglior Film Internazionale con “Io Capitano”. Aspettiamo gli Oscar il 10 marzo.

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