Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
"Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero". E’ Wim Wenders a dirlo. Alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia le immagini in bianco e nero dialogano con le arti e si impongono.
Come in “Ryuichi Sakamoto I Opus” di Neo Sora, il figlio del mitico compositore, sezione Fuori Concorso. Un film concerto che è la performance di un eclettico ricercatore musicale morto il 28 marzo di cancro. Un testamento intenso che apre le menti e commuove. Girato in bianco e nero per accrescere l’intimità che lega il compositore giapponese al suo appassionato pubblico, dove si può vedere e sentire la conclusione di un artista che ha scelto venti brani del suo incredibile percorso interrotto a settantuno anni.
Il bianco e nero per ricordare. Come in “El Conde” del cileno Pablo Larrain, in Concorso. Commedia dark/horror che rievoca Augusto Pinochet, simbolo mondiale del fascismo, trasformato in un vampiro malvagio immortale che volando libero, vuole riscattare la sua immagine.
Tanto Surrealismo anche in “The Theory of everything” del tedesco Timm Kroger in Concorso. Un bianco e nero alla Hitchcock, con porzioni di David Linch. Le scene sono un susseguirsi di eventi inquietanti nelle Alpi svizzere dove uno scienziato iraniano vorrebbe svelare una teoria rivoluzionaria di meccanica quantistica. Nello sfondo un’ostile montagna, causa di pericolosi incontri.
Il bianco e nero esprime il bisogno di essere ascoltati e considerati in “Green Border” di Agnieszka Holland, in Concorso. La regista e sceneggiatrice polacca, famosa per l’originale “Europa Europa” del 1990, è tornata all’attacco con 147 minuti di inquadrature che responsabilizzano il pubblico su cosa sta accadendo in Europa al confine tra Polonia e Bielorussia.
La cineasta lo fa utilizzando la drammatica fotografia in bianco e nero con primi piani e dettagli sui martoriati piedi dei rifugiati, diviso in cinque capitoli, dall’ottobre 2021 quasi ai giorni nostri, dove la musica è sottofondo alla tremenda sorte che attende i migranti. Nel “confine verde”, foreste paludose e piene di pericoli, confine tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati del Medio Oriente e dell’Africa arrivano e vorrebbero raggiungere l’Unione Europea.
La propaganda bielorussa promette un facile percorso che si dimostra pieno di insidie. Gli attivisti polacchi come la psicologa Julia (lei è di formazione recente) sono i pochi che lottano per i diritti di uomini, donne e bambini maltrattati. Gente invisibile che scompare come il povero ragazzino siriano, risucchiato dalla palude.
Intanto gli Ucraini rifugiati in Polonia per la guerra in corso, ricevono un’accoglienza calorosa. Come risolvere il dramma? Un pugno allo stomaco “Il Confine verde”, avvertito dai giornalisti alla Mostra, in conferenza stampa tutti in piedi, hanno fatto un minuto di silenzio richiesto dalla Holland dopo aver letto un messaggio di Grupa Granica, alleanza di 14 associazioni che si occupano di migranti in Polonia ( 60.000 sono gli esseri umani deceduti dal 2014 ad oggi cercando di raggiungere l’Europa).