''Il Casellante'' unisce due menti libere: Andrea Camilleri e Moni Ovadia
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Oggi 27 gennaio, data storica, la Shoah, il giorno della memoria. Come riflettere sulla banalità del male e sulle sue origini. “Il casellante” tratto da un romanzo di Andrea Camilleri al teatro Sociale di Trento da giovedì a domenica lo sta facendo. E’ il V appuntamento con la stagione “Grande prosa” 2017/18 del Centro Servizi S.Chiara. Camilleri con Moni Ovadia ed il regista Giuseppe Dipasquale assemblano parole, musica, immagini.
Protagonista ovviamente la Sicilia del mitico Camilleri. Una Sicilia scossa dal fascismo degli anni quaranta. Tra Vigata e Castelvetrano il casellante Nino Zarcuto fa un mestiere sicuro. Ma gli eventi stravolgono la sua vita.
Siamo nel 1943, alla vigilia dello sbarco degli alleati, l’arroganza fascista lievita, e la violenza entra nella vita di Nino.
Uno stupro senza colpevole fa scattare la ricerca di verità. Nino cercherà la verità poiché è la moglie, incinta, a subire la violenza. Moni Ovadia, grande istrione, interpreta sei personaggi, con accanto Valeria Contadino, la moglie di Nino.
Le musiche sono rigorosamente dal vivo.
Il grottesco scava nella storia, nei luoghi, nei dialetti, dalla commedia al dramma. Può uno spettacolo teatrale scoprire le origini della violenza? La presenza di Moni Ovadia è una garanzia di ricerca. Bulgaro trasferitosi con la famiglia a Milano, città acquisita, artista a 360 gradi, Ovadia è di ascendenza ebraica sefardita, di fatto yiddish.
L’obiettivo è recuperare da sempre il patrimonio artistico degli ebrei dell’europa orientale. Infatti l’artista fonda gruppi folk, è un grande violinista, che esordisce a teatro nel 1984. Lo contraddistingue il tradizionale umorismo ebraico.
Due menti libere, Ovadia e Camilleri. Grottesco e amaro senza compromessi, un incontro per emozionare e coinvolgere e riflettere sul senso di quanto è accaduto.