Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
"L’Equilibrio è fondamentale. Se però si esagera, l’equilibrio ne risente". Parole di saggezza dal film Leone d’Argento-Gran Premio della Giuria alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia “Evil does not exist-Il male non esiste” (da non confondere con l’omonimo film del 2020 iraniano di Mohammad Rasoulof) del giapponese Ryusuke Hamaguchi.
Il regista - apprezzato per il travolgente pluripremiato “Drive my car” - racconta di un villaggio vicino a Tokyo, Mizubiki e della semplice vita dei suoi abitanti. In particolare di Takumi e della piccola figlia Hana.
Grazie alla collaborazione tra il regista e la compositrice Eiko Ishibashi, si “catturano” le interazioni delle persone nella natura, figure che si muovono immerse nel paesaggio e nella musica dove la colonna sonora alimenta la forza vitale dei personaggi, in equilibrio fra loro.
Quest’equilibrio viene interrotto dall’arrivo dalla città di due funzionari che propongono la costruzione di un glamping, un campeggio di lusso, una nuova tendenza per evadere dalla caotica vita cittadina. Il progetto però avrà un impatto negativo sulla rete idrica locale mettendo in pericolo l’equilibrio ecologico dell’ambiente naturale e lo stile di vita degli abitanti come Takumi.
Lui cerca di trasmettere tutto ciò’ che sa del mondo naturale, riconoscere le foglie del larice, le impronte dove i cervi vengono a bere, saper spaccare la legna. Ma il film non è solo descrizione, va oltre e ci trasmette la meraviglia, nelle inquadrature, movimenti di macchina molto frequenti, nei finali non scontati. "Questo modo estremamente libero di fare cinema mi ha dato grande energia", commenta Hamaguchi.
La magia del cinema: non accade spesso. E’ un privilegio riuscire a vedere un film come questo in una sala di proiezione. A Trento intanto è stato ignorato (in Italia è uscito il 6 dicembre). Sono pochi ormai i cinema in città. E si pensa pure di eliminarne un altro: il cinema Roma. Una mancanza di attenzione verso l’immagine cinematografica, che ci rende più individualisti, incapaci di confronto, omologati in un’identità all’insegna della convenienza, del tutto programmato, dove l’umanità rischia di perdersi.