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BLOG. Il terzo film italiano in concorso a Venezia: Capri-Revolution. Con l'arte ancora una volta protagonista

Tutte le opere in concorso sono ‘passate’ sugli schermi. Ancora poche ore e si sapranno i vincitori di questa edizione, con film a volte troppo lunghi, anche più di tre ore, o altre volte troppo musicali.Il film più apprezzato dai critici per ora è "Roma" del messicano Alfonso Cuaròn
DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 06 settembre 2018

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Tra terrore e terrorismo, l’arte ci salverà. Da “Suspiria” a “22 July”, nei film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 75, l’arte e la vita degli artisti è un soggetto sempre più ricorrente.

 

A partire da “At Eternity’s Gate” dell’artista Julian Schnabel, sulla vita tormentata di Vincent van Gogh, lo splendente Willem Dafoe. Il film si aggiudica già il Premio Fondazione Mimmo Rotella alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia.

Anche Florian Henckel von Donnersmarck, con “Werk ohne autor- Opera senza nome” ci mostra un periodo oscuro per l’arte e non solo.

 

La mostra di artisti considerati degenerati, a Dresda, durante il nazismo, Mondrian, Kandinscky, Franz Marc con il suo cavallo azzurro. Il protagonista, Tom Shilling, Kurt, già da piccolo con doti nel disegno, diventerà un pittore affermato, interprete probabilmente dell’artista Gerhard Richter. L’arte assume dei significati che si rivelano nel tempo.

 

Viene rievocato Joseph Beuys, il teorico dell’arte d’avanguardia, che nel film è l’insegnante di Kurt. Presente in tutti i musei del mondo, la sua figura carismatica ha influenzato gli artisti del Novecento.

 

Provocatorio Beuys, si ricordano le sue performances come lui in una stanza chiuso con un cojote. L’artista viene citato pure nel film del poliedrico Mario Martone “Capri-Revolution”, dove un gruppo di giovani di varie nazionalità, pratica un modo libero di vivere in un’isola affascinante e carismatica come Capri nel 1914.

 

Beuys è il mentore di Seybu, rielaborazione dell’artista simbolista Diefenbach, vissuto – morto - li, pioniere del nudismo e pacifismo. C’è nell’isola infatti un museo dedicato a lui.

 

Importante è il rapporto che l’uomo instaura con la natura come teorizzava Beuys. “Non mangio cadaveri” dirà Seybu. Egli è una guida spirituale per la comunità, che vive in completa libertà.

 

La protagonista, Lucia, guardiana di capre, analfabeta, con due fratelli ed una comunità antica alle spalle, osservando da lontano, la comunità, si unirà a loro, accettando tutte le conseguenze e saprà imporre la propria visione del mondo con tenacia, senza indecisioni.

 

L’amore per la propria famiglia e per la propria terra non fermeranno le sue idee nei confronti della guerra ormai scoppiata.

 

Un film disarmante che disorienta. Grazie anche alla colonna sonora originale di Sascha Ring, in arte Appart (eseguita anche sul set) star di musica elettronica ed al montaggio curato come sempre da Jacopo Quadri.

Il regista che ci ha abituato a film più “concreti”, ora s’immerge nel fascino di un’isola spigolosa e rude come il viso di Lucia.

 

La trilogia sull’Italia dal Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale si è conclusa. “La rivoluzione siamo noi” dirà Seybu. Antimilitarismo, amore per la natura, senza messaggi. Per realizzare una vita diversa dai canoni precostituiti, con la danza, la musica, l’arte.

 

Un’utopia che probabilmente fonda le radici del movimento hippy degli anni Sessanta.

 

In un’isola selvaggia una ragazza ventenne Lucia, impara a conoscersi, ad apprezzare la lettura, a parlare anche l’inglese. Il viso di Marianna Fontana, Lucia, si trasforma, grazie all’amore, forse per il medico condotto, socialista legato ai rivoluzionari russi che erano a Capri in quel periodo. Lei non torna indietro e parte.

 

Siamo agli sgoccioli. Tutte le opere in concorso sono ‘passate’ sugli schermi. Ancora poche ore e si sapranno i vincitori di questa edizione, con film a volte troppo lunghi, anche più di tre ore, o altre volte … troppo musicali.

 

Il film più apprezzato dai critici per ora è ”Roma” del messicano Alfonso Cuaròn. Altalenanti le opinioni sul ‘filmone tedesco’ dell’ ‘opera senza autore’ – osannato e stroncato dai cinefili più azzardati. Poi, tante ipotesi. Chissà… In giuria, presieduta da Guillermo del Toro, tra gli altri, c’è il nostro Paolo Genovese, regista attento e ironico. Incrociamo le dita.

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