Alla Mostra del cinema di Venezia una vittoria annunciata. Il Leone d'Oro a "Poor Things", un film da Oscar
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Vince il fantasy . Il Leone d’Oro a “Poor Things” di Yorgos Lanthimos era nell’aria da quando è stato proiettato l’1 settembre. Sempre in testa alle quotazioni stampa italiane e internazionali.
Un film da Oscar, con l’interpretazione eccellente di Emma Stone. Ma alla Mostra di Venezia, dove Lanthimos è di casa, ha vinto il Gran Premio della Giuria nel 2018 con “La favorita”, si poteva fare una scelta meno spettacolare.
Il film è sicuramente imprevedibile, fa discutere, è fuori dagli schemi, da sembrare a volte incomprensibile, un grande fumetto horror, con pochi risvolti “umani”. Un fantasy non certo per bambini. Anche divertente, insomma un ammasso d’immagini dove la protagonista si muove sessualmente con disinvoltura dall’istinto alla ragione verso la libertà.
La colonna sonora studiata a meraviglia dal compositore “elettro punk” Jerskin Fendrix, assembla la vita tormentata di una ragazza che ha subito un trapianto di cervello. Ama le storie complicate la Giuria della Mostra con presidente Damien Chazelle.
Eppure anche la vita dei rifugiati che attraversano la Bielorussia per cercare di raggiungere l’Europa è molto intricata. Ma merita solo il Leone d’Argento. Sto parlando di “Green Border” di Agnieszka Holland che rimarrà una notevole testimonianza delle contraddizioni della nostra società. Un film scomodo, perché responsabilizza.
Molto apprezzato ed applaudito in sala, girato con grande maestria, si meritava il meglio. Fa piacere il Premio a Matteo Garrone, l’unico dei sei italiani(forse troppi) in concorso che ce l’ha fatta. Due riconoscimenti importanti per “Io Capitano”: Miglior regia e Premio Marcello Mastroianni per un giovane attore emergente Seydou Sarr. Peccato per Giorgio Diritti ignorato con il suo “Lubo”.
Brava Cailee Spaeny Coppa Volpi come miglior interprete femminile in “Priscilla” di Sofia Coppola. La storia della moglie di Elvis che si svolge da quando lei ha quattordici anni e lo incontra, il matrimonio, la nascita della figlia, il distacco da lui nei primi anni settanta. Lei riesce perfettamente ad entrare nel personaggio, ad ogni età.
Ma la Mostra ha regalato momenti unici aldila’ del concorso. Con “Enzo Iannacci vengo anch’io” di Giorgio Verdelli, l’emozionante documentario, in sala Grande sold aut, applauditissimo, con coro di “Vengo anch’io” eseguito dal pubblico diretto dal figlio Paolo e l’appoggio di Paolo Rossi.
Fantastiche le quattro ore volate nel vedere il documentario del coinvolgente Frederick Wiseman, “Menus plaisirs- Les Troisgros”, fuori concorso.
La conferenza stampa dell’elegante e non vistoso Wes Anderson che riceve in Mostra il Premio Cartier Glory al Filmmaker dell’80, fuori una fila di giovani allineati a discutere per tutti i tre piani del palazzo del Casinò, pur sapendo che non sarebbero mai potuti entrare.
Tantissimi i giovani che hanno riempito le sale e gli spazi esterni fino alle ultime proiezioni del sabato sera. Un’edizione superaffollata, nonostante l’assenza dei grandi divi hollywoodiani che ci mostra la voglia di cinema infinitamente in sala.