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All'80esima mostra del cinema di Venezia vince denunciare, il premio Unicef poi va a "Zielona Granica-Green Border"

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 09 settembre 2023

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

"Here to you Nicola and Bart...That’s agone is your triumph”. Cantava Joan Baez nell’emozionante “Sacco e Vanzetti” dell’amato eterno regista Giuliano Montaldo, scomparso il 6 settembre. Aleggia in mostra la sua sete di giustizia.

 

Una sete di giustizia che appartiene al cinema di denuncia quest’anno più che mai presente nei film in Concorso alla 80esima Mostra del Cinema. Il cinema polacco si fa sentire con due film diretti da donne, forti ed empatici.

 

Green Border” di Agnieszka Holland, per raccontare cosa accade sul confine tra Bielorussia e Polonia. E "KobietaZ…" di Malgorzata Szumowska e Michael Englert, la Polonia che si trasforma dal comunismo al capitalismo, mentre Aniela Wesoly vive drammaticamente la sua trasformazione da marito, padre di due figli a donna transessuale in uno Stato che la rifiuta.

 

Storie attuali che chiedono risposte come nel film di Matteo GarroneIo Capitano”. Un viaggio pericoloso, di due giovani senegalesi che da Dakar vogliono raggiungere l’Europa. Ispirato ad alcune storie vere, dice il regista "per realizzare il film siamo partiti dalle testimonianze di chi ha vissuto questo inferno e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dalla loro angolazione per raccontare l’odissea dal loro punto di vista".

 

Un bisogno di parlare anche agli africani per dar loro voce. Far emergere in modo anche sorprendente diritti negati in passato con “Lubo” di Giorgio Diritti, un artista di strada chiamato nel 1939 nell’esercito svizzero per difendere i confini nazionali.

 

La moglie muore, i tre figli piccoli vengono divisi e portati non si sa dove perché jenish. Un programma di rieducazione per bambini di strada che scatena la rabbia del protagonista, il bravissimo attore Franz Rogowski. Il film è tratto dal libro di Mario CavatoreIl seminatore” che ha fatto riflettere il regista sul senso di giustizia e sulle istituzioni.

 

“Spero che da Lubo emerga quanto principi folli e leggi discriminatorie possano generare il male che si espande come una macchia d’olio nel tempo. Ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia". Un lavoro rigoroso nella ricerca storica che ha impegnato anche il protagonista tedesco nella recitazione in lingue a lui sconosciute.

 

Un lungo percorso che vuole rievocare realtà vissute di discriminazione nella Svizzera neutrale. Eliminare la famiglia per eliminare un popolo. Come nel toccante “Origin” di Ava DuVernay, sulla scrittrice Premio Pulitzer Isabella Wilkerson.

 

Un’interpretazione potente di Aunjanue Elvis-Taylor, il viaggio della protagonista (dopo un omicidio di un ragazzo nero), che indaga sulle relazioni tra nazismo, discriminazione dei neri d’America e dei dalie in India. La casta deve essere difesa, per mantenere i propri privilegi.

 

Un’edizione ricca di opere emozionanti dove il cinema italiano in concorso a volte si perde in dialetti incomprensibili, problemi nel sonoro? Vedremo presto quali saranno le scelte della Giuria in mostra, intanto “Io Capitano” vince il Leoncino d’Oro, un premio collaterale alla Mostra di rilevante importanza perché aggiudicato da una giuria di giovani studenti diciottenni selezionati. Il premio Unicef poi va a “Zielona Granica-Green Border” di Agnieszka Holland. Vince denunciare.

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