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Tra uve in anfore e orange wine spunta la prima vinificazione della 20enne Alessia Skomina: Sinapsi, una gran bella scoperta

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 16 febbraio 2024

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Isera, crocevia di nuove storie di vino, tra vinificazioni di uve in anfora e degustazioni di vini famosi fatti proprio nel recipiente in voga da 7 mila anni in Caucaso. La Casa del Vino ha ospitato il confronto, stimolando non solo riflessioni sull’uso delle anfore da vino e sul futuro del vino anforato, i cosiddetti ‘orange wine’. L’incontro con Mateja Gravner - figlia di Josko, sloveno del Collio, il più autorevole esponente dell’enologia basata sull’uso ancestrale di capienti vasi in terracotta - ha coinvolto un pubblico prevalentemente formato da giovani vignaioli, in gran parte decisi a sperimentare le tecniche del vino fatto in anfora.

 

Un recipiente, tra l’altro, che vanta un legame con Isera, in quanto è stata la proiezione di un docufilm girato in Georgia e stimolare un artigiano lagarino a cimentarsi nella cottura d’anfore vinarie: proiezione di Archevitis (video realizzato nel 2011 con il supporto del Comune d’Isera) che convince Francesco Tava a ristrutturare, a Mori, la sua azienda di famiglia cuocendo anfore al posto di utensili in terracotta. Coinvolgendo alcuni vignaioli della vallata, con riscontri assolutamente propositivi. A partire dalla produzione di anfore: l’azienda Tava nel giro di 10 anni è diventata leader in campo internazionale nel fornire vasi vinari d’alta artigianalità, affidabili e usati dalle più blasonate cantine, non solo italiane, addirittura caucasiche.

 

Altrettanti traguardi per i vignaioli che hanno sfruttato l’anfora. Tecnica enologica in costante diffusione. Trovi anfore in quasi tutte le cantine e alcune di queste usano solo i vasi firmati Tava in ogni fase di vinificazione.

 

Mateja Gravner ha spiegato la filosofia e le minuziose attenzioni che la sua azienda dedica al vino. Ad Isera sono state degustate diverse annate di Ribolla, con riscontri appaganti, di una piacevolezza per certi versi sbalorditiva. Giudizi ottenuti dopo tanti anni di dedizione e meticolose pratiche agricole, per vini tutt’altro semplici, sia da ottenere come da degustare. Impegnativi per approccio sensoriale, pure peri costi di produzione e dunque di prezzo alla vendita. Difficili nella loro semplicità, ma un metodo e una tipologia di vini che non scoraggia anche molti giovani cantinieri del Trentino, presenti all’incontro con la Gravner.

 

Tra questi una ragazza d’Isera: Alessia Skomina, ventenne, studi alla Fem e laurea in enologia, colture biodinamiche in vigna e l’uso delle anfore nella sua piccola cantina di Folaso, a pochi metri sopra la Casa del Vino.

 

In sordina ha fatto assaggiare il suo anforato Sinapsi, vendemmia 2022, uve traminer e uno stile rigorosamente ‘orange’ seppur (dato il nome) meticoloso, sinergico, stimolatore di reazioni cerebrali, vale a dire la singolare sapidità del sorso al servizio dell’aspetto del vino. Meno lucentezza cristallina, più nerbo gustativo e succoso. Quasi aranciato nella veste paglierina, con sentori di agrumi canditi, infuso d’erbe aromatiche, malva e tiglio, giusta ossidazione, ma mantiene uno slancio per onorare il vitigno in questione.

 

Per essere una prima vinificazione - solo 762 bottiglie - onore al merito. Alessia ha dimostrato padronanza e un certo stile personale, sicuramente è riuscita a far parlare di lei oltre che del suo vino.

 

A proposito: Skomina, cognome di una famiglia slovena da anni ad Isera, decisa a produrre vini molto, ma molto personali. Il Sinapsi infatti ha un ‘fratello minore’ con un nome tutto da … gustare: Sgarugliante. Nome bizzoso come il format della proposta. Viene messo in appena 2 mila bottigliette di vetro da 200 cc, subito dopo la rifermentazione del mosto, dunque una sorta di ‘vino ancestrale’ ottenuto da un mix di uve Marzemino e Enantio.

 

Color rosaceo, spensierato ‘vinello’ per proposta enologica e pure formato del contenitore. Due vini decisamente insoliti. Vini giocosi tra i campi basaltici d’Isera, vini nell’indole dei vini Skomina. Regole e aspirazioni ancora tutte da scoprire, senza troppo badare a canoni di rigorosa attuazione. Un cognome - a proposito di campi - che richiama la figura di Damir Skomina, arbitro sloveno di calcio, nominato nel 2019 ‘il migliore arbitro del mondo’. Ad Isera, intanto, si brinda con vini che caparbiamente giocano oltre l’area di rigore.

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