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"Report" e vino, un rapporto decisamente contradditorio. Paragoni assurdi che non si vedevano in tv dai tempi del metanolo

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 19 febbraio 2024

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Report e vino, rapporto decisamente contradditorio. L’inchiesta di domenica 18 febbraio - come avevamo anticipato - non ha davvero chiarito nulla (Qui articolo). Ha pescato nel torbido, valorizzando pratiche di vinificazione che poco concedono all’aspetto cristallino del vino. La chiarezza è indispensabile, sia nell’inchiesta giornalistica come nell’approccio sensoriale col vino.

 

Del resto quando senti chiamare ‘Raisling’ un vino bianco da uno dei più autorevoli omonimo vitigno c’è poco da concedere all’autorevolezza del giornalista che ha curato il report. Raisling al posto di Riesling, citato per suscitare dubbi, scaricare discredito sulla figura dei cantinieri, enologi e - per un pubblico televisivo poco accorto alla cultura del vino - per tutti i produttori del Buon Paese.

 

Citare poi i lieviti e il mosto concentrato come fossero veleni, in un paragone assurdo, ingiustificato, da vera fake news, che neppure ai tempi del metanolo (1986) si vedeva in tv o si leggeva sulla stampa.

 

E ancora. Assurdo contrapporre il concetto di naturalecon quello della vinificazioneindustriale’. Ma farlo - televisivamente parlando - attira l’attenzione degli spettatori. Specialmente di quanti non conoscono le dinamiche della cultura enoica.

 

Le tecniche enologiche rispettano rigidi disciplinari e il settore è tra i più importanti del Made in Italy. L’inchiesta di Rai3 ha praticamente solo trovato una scorciatoia per inficiare il lavoro delle migliaia e migliaia di aziende vitivinicole, spacciando per sofisticazioni tecniche di cantina perfettamente in regola con la legge. E con il buon senso.

 

Salvati in extremis - ma con assurde citazioni, tra lombrichi e tarassaco nei filari - i vignaioli "più puri dei puristi", vale a dire quanti inneggiano al vino naturale, meglio se biologico, biodinamico e bio… chissà altro ancora.

 

In assoluto, inutile ribadirlo: il vino naturale non esiste. E’ l’uomo che è riuscito a trasformare l’uva in vino. Se non ci fosse la mano del viticoltore/cantiniere il risultato della pigiatura sarebbe banalmente aceto.

 

Report esalta il facile concetto di ‘naturale’ per denunciare come la sofisticazione sia imperante. Tralasciando però riscontri nel merito: la tipologia ’vino naturale’ non deve rispettare alcun disciplinare e non gode di legali definizioni, neppure di minuziose certificazioni.

 

La moderna produzione dei vini definiti ‘naturali’ è frutto delle tecniche di campagna, di cantina e commercializzazione di vignaioli, donne del vino, imprenditori che trasferiscono nei loro vini tutto il loro sapere. Inoltre da più parti si ribadisce un preciso concetto: il naturale è una risposta alla crescente domanda di mercato, una nicchia destinata a diversi, particolari consumatori. Peccato, Report, col vino, ha decisamente sbagliato.

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