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La Nosiola anima del vino trentino ''svenduta'' nei supermercati: prezzi stracciati per affossare un comparto sempre più lontano dall'eccellenza

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 12 marzo 2024

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Nosiola, ma sai cosa bevi? La domanda - più che legittima - scaturisce dalla perentoria presa di posizione dei Vignaioli del Trentino in merito all’irrisorio prezzo di vendita di bottiglie griffate ‘Trentino Nosiola’, DOC decisamente sminuita, denaturata per non dire completamente sputt...ta: 3 euro e rotti a bottiglia l’offerta. Vale a dire: il contenitore (vetro, etichetta, tappo e packaging) vale forse più del vino che custodisce. Davvero un’offesa non solo al ruolo dei vitivinicoltori, pure dell’appeal del vino trentino.

 


 

Prezzo stracciato, un insulto alla dedizione di quanti ancora curano la cinquantina di ettari piantati con la varietà d’uva bianca maggiormente legata alla consuetudine enologica trentina. Operazione commerciale di un potente ‘brand’ della cooperazione enologica, che aumenta solo i contrasti tra cantine sociali e la pattuglia dei vignaioli veraci. Con l’irrisorio prezzo di una Nosiola tutelata pure dalla DOC è quasi impossibile rendere giusto onore al vino - dall’omonimo vitigno - che ha radici nella storia stessa dell’identità enoica locale.

 

E’ la varietà d’uva bianca che riesce ad interpretare al meglio il concetto di ‘autorevole semplicità’. La più difficile da farsi. Grazie a vendemmie mirate a trasformare i grappoli di Nosiola (a proposito: il o la? Sano campanilismo tra Valle dei Laghi e colline di Lavis) in un vino assolutamente versatile. Proposto per un bere quasi spensierato, vino primaverile (sentori di nocciolo in fiore, erbe di campo e giusta salinità) anche se la sapienza dei cantinieri ‘patriarchi’ sublima in Vino Santo particolari pigiature di Nosiola. Con l’altrettanta innovativa ‘via di mezzo’, vinificare in piccole botti di legno d’acacia, uve parzialmente appassite con medesimo ‘santo criterio’. Dunque Nosiola ‘una e trina’, con l’ulteriore idoneità delle sue vinacce a generare grappa sopraffina.

 

Nosiola esile e beverina, Nosiola dorata e corroborante, poi Nosiola santa del ‘passito dei passiti’, per chiudere il ciclo negli alambicchi con godibile peccato alchemico. Pasqua è il tempo della Nosiola. Specialmente in Valle dei Laghi, attorno Toblino. E’ nella Settimana Santa che si pigiano le uve fatte surmaturare su graticci chiamati ‘arele’. Un rito per un mito. Che rischia di essere banalizzato proprio da offerte low cost ‘mordi e fuggi’. Nessuna risposta - per ora - da parte del Consorzio vini, neppure da tutta una serie di altosonanti ‘promoter’ o improbabili prezzolati ‘influencer’ che attingono alle copiose casse del marketing istituzionale.

 

Il comparto locale dovrebbe invece mobilitarsi per fronteggiare operazioni che - ancora una volta - fanno scivolare a fondo classifica nazionale l’immagine qualitativa di un Trentino enologico famoso oramai solo per le sue blasonate, buonissime ‘bollicine’. Tutto questo con una constatazione finale: la Nosiola è sicuramente il vino bianco trentino più proclamato dalla critica enologica, non solo nazionale.

 

Il Vino Santo Trentino è sempre in vetta ad ogni comparazione degustativa. Premiato da tutte le guide enoiche, onorando l’impegno dei tenaci vignaioli del ‘distretto santo’. Altro crescente prestigio per la Nosiola vinificata in legno, quella che ha ‘L’ora’ nel rafforzativo, vino bianco ritenuto dal Gambero Rosso ‘ il più accattivante tra le Dolomiti’.

 

Vertici di giudizio che nessun altro vino bianco trentino può annoverare, a parte la pattuglia dei frizzosi TrentoDOC.

 

Mai un premio assoluto allo Chardonnay, men che meno al Pinot Grigio, neppure al Pinot Bianco, con un raro exploit solo per il Mueller Thurgau. Ma torniamo alla domanda iniziale: che Nosiola conterrà una bottiglia svenduta a quel prezzo? Un mix di banale bevibilità? Certamente un sorso che nulla ha che spartire con la storia di un vitigno autenticamente radicato nella cultura dolomitica.

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