La Cuvèe 1 è andata a ruba, i vini di Marco Comai scardinano i concetti del Trento Doc attraverso i canoni classici di produzione
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
Piccoli spumantistici crescono. Giungono alla ribalta timidamente, senza forzature, ma scardinano compassati concetti di un comparto ‘trentodocchista’ - scritto proprio così, tutto attaccato - talvolta arroccato sul suo indiscutibile blasone, sicuramente qualitativo e altrettanto da grandi numeri.
Una settantina le aziende che orgogliosamente si fregiano del marchio di tutela Trento Doc, tutte decise a valorizzare una denominazione comunque basata solo sul rafforzativo Trento. Poi ci sono gli extra, quelli che elaborano in autonomia, rispettando solo i canoni dello spumante classico. La Doc del Trento.
Tra i giovani "che tirano" - spumantisticamente, usando un brutto appellativo - vini destinati alla rifermentazione in bottiglia senza aderire alle direttive dell’Istituto Trento Doc si registra una costante crescita, numerica seppur contenuta, altrettanto però significativa.
Uno di questi è Marco Comai, vignaiolo tenace, azienda curata assieme a suo fratello Andrea, cantina vicino l’area fieristica di Riva del Garda, vigneti decisamente sovrastanti la Busa, incastonati sui pendii solivi del fascinoso limpido lago di Tenno.
I Comai hanno radici familiari in quel di Vigo Cavedine e una tenacia contadina che bada al sodo. Coltivano i loro poderi con lungimiranza, mettendo a frutto studi enologici di Marco e una costante dedizione a curar le vigne per elevare anche le peculiarità qualitative del territorio gardesano.
Vinificano solo uve delle loro vendemmie, varietà internazionali e qualche chicca rigorosamente trentina - Rebo, su tutti - impegnandosi pure nell’elevare opportunamente la briosità di uno spumante classico. Che per nome rispetta l’assoluta loro anteprima: Cuvèe 1 - Extra Brut 2018.
Un Trento Doc sopraffino, carezzevole, nerbo vibrante nella sua avvolgente setosità. Un guizzo di stile tra la brezza lacustre e il ritmo alpino, perfettamente integrato nelle prerogative del grande lago, il Garda che amalgama, custodisce, libera e stimola energiche sensazioni: subito avvertite nell’assaggio di questo gioviale Comai.
Sulla retro etichetta i Comai hanno scritto poche parole: 2150 bottiglie prodotte, con la volontà di creare un vino che sia espressione dei suoli dove maturano uve Chardonnay e Pinot Nero.
Pronti a sviluppare ulteriormente questo loro spumeggiante progetto. Poche migliaia di bottiglie, cadenzando il numero della cuvèe - la 5 dovrebbe attestarsi attorno alle 8 mila bottiglie - per soddisfare una richiesta decisamente pressante. La Cuvèe 1 è andata a ruba. Soddisfatto Marco Comai, per il successo dei suoi vini, altrettanto emozionato, orgoglioso per essere appena diventato papà della neonata Emily. Prosit.