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Due giovani, un confine e tre vini che guardano al futuro guidati da un portentoso Lagrein

Alla Salurnis si spalanca l’urna della qualità e sperimentazione. Omaggiando solo il sole, quello che bacia le uve, senza alcun barriera. Geografica, enologica, pure di piacevolezza. In piena filosofia (passatemi la definizione) di quanto Adès rilancia
DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 24 dicembre 2020

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Il confine come cerniera, puntando solo ad una frontiera di qualità. Salorno/Salurn è una borgata vitivinicola decisamente sul confine: Alto Adige in sinergia con il Trentino. In un mix di colture enologiche che hanno contaminazioni tra diverse cantine, sia locali che della vicina Piana Rotaliana, senza tralasciare Cembra o i filari sul conoide di Roverè della Luna.

 

Salorno – per merito di due giovanissimi quanto entusiasti vignaioli – è diventata una cerniera di fattibilità enologica decisamente innovativa. I promotori sono Andrea Nardin e Nicolò Panizza, per età la somma dei due non raggiunge quota 60. Determinati, decisi a recuperare uno spaccato di cultura locale – Salurnis il nome dell’azienda, dal ‘Solis urne’ legata al toponimo originario del paese – hanno alle spalle solo due vendemmie, che già promettono un gran bene.

 

 

Poche migliaia di bottiglie, tre la tipologia vinaria: anzitutto un curioso Pinot grigio, proposto con una spiccata colorazione ‘buccia di cipolla’ e una fragranza che ricorda una composta di pere kajser con nuances di lampone; poi lo Chardonnay di stampo Chablis (la sua giovinezza tradisce l’irruenza del legno, ma è in perfetta evoluzione ) e – non per ultimo, anzi – un portentoso Lagrein, leggermente balsamico, più saporito che profumato, piccoli frutti di bosco come s’addice ad un gran rosso con spinta gioviale quanto giovanile. Lagrein, vitigno della Conca di Bolzano che anche sui terreni alluvionali ‘salurneri’ s’è perfettamente addomesticato, nonostante sia appunto sul confine del suo storico radicamento.

 

 

La cantina, per dirla con un termine da ‘wine lovers’ – è una sorta di ‘enogarage’. Piccola, ma ben impostata, pronta a incentivare la produzione, trasformando le uve che il duo Nardin&Panizza vendemmiano nella loro decina di ettari condivisi.

 

Ecco quindi la piena espressione del concetto di confine, vale a dire uno spazio condiviso, dove due culture vicine seppur distinte si integrano per iniziare a dare origine ad una nuova cultura. Niente frontiera, quando le due culture si fronteggiano senza fondersi, spesso contrapponendosi. Alla Salurnis dunque si spalanca l’urna della qualità e sperimentazione. Omaggiando solo il sole, quello che bacia le uve, senza alcun barriera. Geografica, enologica, pure di piacevolezza. In piena filosofia (passatemi la definizione) di quanto Adès rilancia.

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