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Dalla presentazione dei 4 “storici” sommelier trentini all'assaggio dei 26 vini premiati con le '4 viti': un weekend dedicato alla cultura enologica con Ais ad Aldeno

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 04 febbraio 2024

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

Trentino e vino, un rapporto che l’AIS Associazione Italiana Sommelier rafforza di anno in anno. Vantando pure un primato, sicuramente eclatante: sono trentini 4 degli 8 soci AIS che possono ostentare l’iscrizione al sodalizio da ben 50 anni! Mezzo secolo ‘al servizio del vino’, per dirla nella corretta definizione di ‘sommelier’. Quattro pionieri dei valori enoici, protagonisti l’altra sera dell’Anteprima Esperienze di Vitae, rassegna dedicata ai vini trentini premiati della Guida Vitae 2024. Evento ospitato ad Aldeno, lo scorso venerdì sera, nella luminosa quanto splendidamente attrezzata sede dell’AIS provinciale.

 

Grande l’emozione di Franco Lunelli - uno della famiglia meglio associata alla briosità del Ferrari - che con Silvano Fontanari - già ristoratore tra Trento e Pergine Valsugana - hanno ricevuto l’attestato del 50ennale, assieme a due albergatori fassani, Carlo Donei Pancrazio Giovanni Scola. Parole e brindisi, per ribadire l’importanza di ‘proporre vini per educare ad un consumo responsabile, valorizzando il comparto vitivinicolo in termini culturali’. Cerimonia conviviale, una sorta d’antipasto per l’evento del giorno dopo, sabato. Nella sede AIS è stata presentata la nuova edizione della Guida Vitae 2024 e nel contempo sono stati allestiti i banchi d’assaggio per una degustazione assolutamente importante: quella dei 26 vini premiati con il simbolo delle ‘4 viti’, massimo riconoscimento decretato dalle varie commissioni d’assaggio.

 

“Un fine settimana all'insegna del vino e della cultura enologica trentina vi aspetta” afferma con entusiasmo la Presidente di AIS Trentino, Györgyi Fieszl. “Confidiamo che questa iniziativa possa rappresentare un’opportunità di crescita e arricchimento per tutti coloro che condividono la nostra passione per il mondo del vino”.

 

Alla kermesse hanno ‘sbicchierato’ oltre 300 appassionati, tra disquisizionianeddoti stimoli per valorizzare quanto veniva versato nei calici.

 

Tra i 26 vini premiati - un palmares che propone autentiche chicche vinose, dal Vino Santo Arèle 2003 di Cavit al Granato di Foradori, una bella sequenza di Trentodoc ( Ferrari, Letrari, Maso Martis su tutti ) diversi altri Teroldego, il Marzemino Husar di de Tarczal, il Mueller di Pojer&Sandri, ecco il superpremio attribuito a Trento Cuvèe dell’Abate Riserva 2012, elaborato dalla storica cantina Abate Nero, fondata sulla sponda dell’Avisio dall’indimenticabile Luciano Lunelli. A questo spumante classico il Tastevin regionale, uno dei più autorevoli riconoscimenti AIS. Questa la motivazione:

 

Abbiamo deciso di conferire il Tastevin a questa prestigiosa riserva di Trento Doc, ricca espressione dell’unicità della terra trentina, in omaggio al suo creatore. Luciano Lunelli ha dedicato la sua vita alla valorizzazione della produzione vitivinicola trentina, con particolare attenzione sia al Teroldego della Piana Rotaliana che al mondo delle bollicine. Il ricordo della sua figura pacata, sempre gentile e sorridente è ancora vivo in molti di noi e lo ritroviamo nella raffinatezza composta e sfaccettata di questa riserva a lui dedicata.

 

Un riconoscimento strameritato, giustamente valorizzato dall’AIS, premio già consegnato a Milano Roberta Lunelli, figlia di Luciano, che ora porta avanti l’azienda assieme a Roberto Sebastiani.

 

La ‘maison’ Abate Nero è da anni tra le più autorevoli aziende spumantistiche. I suoi Trentodoc hanno ottenuto prestigiose segnalazionipremiencomi. Coinvolgendo schiere di enocritici. Lo ha scritto pure Angelo Peretti, dopo l’assaggio (che ho condiviso) di una Riserva 2003 dell’Abate Nero.

 

Queste le parole comparse su Internetgourmet.

 

È uno degli spumanti italiani migliori che io abbia bevuto. Perché affermo che può essere un caposcuola? Lo spiego con una battuta di Nereo: “Ecco quel che succede quando uno spumante diventa un vino“. Concordo. Il fatto che questo vino abbia le bollicine è un dettaglio. Questo è un grande vino trentino, che esprime l’appartenenza trentina e che sposta in su l’asticella della qualità, ponendosi “fuori categoria”. Un fuoriclasse nel senso letterale della definizione. Anni fa, citai Lucio Battisti per dire che da un vino del Trentino mi aspetto che sappia descrivere le discese ardite e le risalite che caratterizzano il paesaggio provinciale. Nel senso che vorrei ritrovare sempre, dentro al sorso, una dinamicità continua e una costante progressione, che riproducano l’andamento ondulatorio, a tratti verticale, a tratti posato, dei monti e delle vallate. Questo Trento del 2003 riesce a rendermi perfettamente quest’immagine. Fotografa il paesaggio, e in più porta con sé l’umanità visionaria dei primi spumantisti tridentini. Insomma, è a pieno titolo un vino di terroir, capace com’è di unire la descrizione del contesto geografico e produttivo con quella dell’ambiente umano, e in particolare con quella fetta di illuminata umanità, che rese possibile iniziare il percorso della spumantistica locale. Poi, posso anche aggiungere che sa di agrumi canditi e di erbe officinali e di susina gialla e di spezie finissime e di sale ed è insieme cremoso e svettante, ma se mi dilungassi nel descrivere i singoli elementi, farei smarrire la visione d’assieme, che invece è quanto conta davvero. Come quando si indica la luna e qualcuno si sofferma a osservare il dito. Lasciate perdere il dito. Questo vino insegna come si fa ad andare sulla luna.

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