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A Riva Spumantitalia 2023 apre a tante domande: d'identità vinaria, di concetti produttivi e di strategie di comunicazione

DAL BLOG
Di Ades, by Nereo Pederzolli - 05 giugno 2023

Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia

E’ o quantomeno poteva essere una briosa provocazione: presentare una selezione di spumanti senza annoverare nel palmares il Trentodoc, inteso come Istituto di tutela delle classiche bollicine trentine. E farlo a Riva del Garda, con una tre giorni decisamente ricca di … spunti che di sputi. Perché le degustazioni spinte - quelle che appunto concedono di liberare dalla bocca il sorso - non hanno coinvolto schiere di bevitori. Eppure Spumantitalia 2023 al Centro congressi rivano, non ha mancato di evidenziare tutta una serie di problematiche. D’identità vinaria, di concetti produttivi, ma soprattutto di fissare strategie di comunicazione oltre che di consumi.

 

Lo spumante italiano è ancora troppo confuso, nonostante l’Italia sia in grado di caratterizzare ogni elaborazione spumantistica. Grazie al Prosecco, all’Asti e ai più mirati Brut del quadrilatero Trentino Alti Adige, Franciacorta, Oltrepò pavese e Alta Langa, l’Italia è leader nella produzione di questa vivace tipologia.

 

Lo è per la variabilità dei suoi microclima, delle sue stratificazioni dei minerali che ne scandiscono i suoli riservati alla viticoltura, pure per il grande patrimonio viticolo radicato nelle zone più disparate. Aree che devono fare i conti con il cambiamento climatico - a proposito: oggi è la Giornata dell’Ambiente - costringendo le aziende a scommettere sui terreni più in quota, sfruttando escursioni termiche e sedimenti insoliti (per stantie concezioni agricole) tutti da riscoprire, delocalizzando per osare, per tentare di presentare quanto prima qualche nuova versione di vini leggiadri.

 

Tutto questo tra convegni - decisamente per addetti ai lavori, col rischio di ‘parlarsi addosso’ - e alcune intriganti masterclass. Una ha aperto la giornata con una decina di spumanti trentini, per onorare le bollicine di casa, quelle con la montagna nell’indole: Agraria di Riva, Balter, Cembra, Corvèe, Ferrari e Maso Martis. Confronto proseguito con l’assaggio di spumanti siciliani, per riservare altro spazio ad alcuni famosi Franciacorta ( Costaripa di Mattia Vezzola) ai vini dell’Oltrepò pavese ( su tutti Monsupello) senza mai dimenticare la grande forza produttiva del Prosecco. Valorizzando il cosiddetto ‘metodo italiano’ quello di imprimere al vino una giusta briosità tramite apposite autoclave di fermentazione, come a suo tempo aveva applicato l’indimenticabile Nereo Cavazzani, pioniere della spumantistica nostrana. E ancora spazio al rosè e alcune super riserve: tra queste qualche chicca con oltre 120 mesi di permanenza sui lieviti, con in prima fila gli Alta Langa Enrico Serafino, Gancia, Parusso e La Versa.

 

Organizzato dalla rivista Bubble’s la 5.a edizione del Festival nazionale Spumantitalia non ha tralasciato alcun dettaglio. Coinvolgendo aziende molto rappresentative, un parterre variegato, bollicine tutte da scoprire. O meglio: da riscoprire. Per suggerire un consumo più popolare e stimolare le aziende spumantistiche a proporre vini con l’orgoglio di raccontare specifiche storie del luogo di produzione. Operando con visioni apparentemente utopiche, ma indispensabili per giungere a qualcosa di diverso. Dando maggior valore intrinseco alle uve solitamente ritenute ‘non idonee per lo spumante’. Lo hanno ribadito diversi relatori: chardonnay e pinot nero sono i cardini della storicità spumantistica, ma non devono essere esclusivi e indispensabili. Occorre dunque osare, sperimentare, proporre vini diversi e dunque più accattivanti. Le porte del Centro congressi sono spalancate e fino domani sera, martedì, certo non mancheranno i momenti e i vini per capire come cambia il clima, cambiano i mercati, pure i consumatori e dunque cercare una risposta alla domanda ‘come stanno cambiando gli spumanti?

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