“Banchisa artica ai minimi storici: manca una superficie di ghiaccio pari a oltre 5 volte quella dell'Italia”
In termini di volume, spiega l'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti, si parla di circa 8mila chilometri cubi di ghiaccio: “Pari a un cubo colossale di 20 chilometri di lato”. E la riduzione della superficie ghiacciata, bianca, influisce in primis sulla riflessione della radiazione solare (albedo)

TRENTO. Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello globale con un trend, certificano dal Servizio climatico europeo Copernicus, che sta proseguendo anche nel 2025 (il mese scorso, gennaio, ha infranto l'ennesimo record). E gli effetti dell'accelerazione osservata, in particolare negli ultimi anni, sul fronte dell'aumento delle temperature medie si fanno sentire prepotentemente in uno degli ambiti più delicati parlando di cambiamento climatico: quello degli oceani.
Guardando in particolare alle temperature medie dell'acqua nell'Atlantico settentrionale – un quadrante enorme che dalle coste inglesi arriva fino al Canada, scendendo in Florida e poi all'equatore –, già negli ultimi anni i livelli raggiunti avevano destato preoccupazioni (Qui Articolo) e oggi i dati relativi alla banchisa artica confermano come la massa di ghiaccio galleggiante che si forma sulla superficie dell'acqua intorno al polo sia ai minimi storici.
“Ai primi di marzo – scrive infatti l'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti – la banchisa raggiunge sempre il suo massimo annuale. Quest'anno, purtroppo, l'estensione risulta ai minimi da quando si rilevano i dati satellitari (1979), proseguendo nel solco di un trend di diminuzione che ha grandissimi influssi sul clima globale”.

Lo stesso Poletti aveva spiegato a il Dolomiti uno dei meccanismi più impattanti innescati dal fenomeno: quello legato agli effetti sulla Corrente del Golfo. “Il 'motore' che dà il via alla corrente è il congelamento stagionale del Mare Artico, che 'libera' in acqua grandi quantità di sale (visto che il sale stesso, contenuto nell'acqua marina, non resta imprigionato nel ghiaccio); il congelamento aumenta quindi la salinità dell'acqua circostante e quindi la densità del fluido, che tende a sprofondare. In condizioni normali il Mare Artico produce questo affondamento di acqua salata che a sua volta richiama acqua più 'leggera' (e più calda) dalle zone meridionali. Tra gli addetti ai lavori si sta parlando molto di questa situazione: meno acqua ghiaccia nel Mare Artico, più la corrente si indebolisce, con effetti che al momento è difficile prevedere”.
Di certo c'è che, ad oggi: “Mancano all'appello – scrive l'esperto – rispetto alla media 1981-2010 per il 4 marzo, ben 1.632.000 chilometri quadrati di ghiaccio marino: cinque volte e mezzo la superficie dell'Italia. In termini di volume sono circa 8mila chilometri cubi, pari a un cubo colossale di 20 chilometri di lato. La riduzione della superficie ghiacciata, bianca, influisce in primis sulla riflessione della radiazione solare (albedo)”.