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“Banchisa artica ai minimi storici: manca una superficie di ghiaccio pari a oltre 5 volte quella dell'Italia”

In termini di volume, spiega l'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti, si parla di circa 8mila chilometri cubi di ghiaccio: “Pari a un cubo colossale di 20 chilometri di lato”. E la riduzione della superficie ghiacciata, bianca, influisce in primis sulla riflessione della radiazione solare (albedo)

Immagini di Giacomo Poletti
Immagini di Giacomo Poletti
Di Filippo Schwachtje - 05 marzo 2025 - 13:11

TRENTO. Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello globale con un trend, certificano dal Servizio climatico europeo Copernicus, che sta proseguendo anche nel 2025 (il mese scorso, gennaio, ha infranto l'ennesimo record). E gli effetti dell'accelerazione osservata, in particolare negli ultimi anni, sul fronte dell'aumento delle temperature medie si fanno sentire prepotentemente in uno degli ambiti più delicati parlando di cambiamento climatico: quello degli oceani.

 

Guardando in particolare alle temperature medie dell'acqua nell'Atlantico settentrionale – un quadrante enorme che dalle coste inglesi arriva fino al Canada, scendendo in Florida e poi all'equatore –, già negli ultimi anni i livelli raggiunti avevano destato preoccupazioni (Qui Articolo) e oggi i dati relativi alla banchisa artica confermano come la massa di ghiaccio galleggiante che si forma sulla superficie dell'acqua intorno al polo sia ai minimi storici.

 

“Ai primi di marzo – scrive infatti l'ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti – la banchisa raggiunge sempre il suo massimo annuale. Quest'anno, purtroppo, l'estensione risulta ai minimi da quando si rilevano i dati satellitari (1979), proseguendo nel solco di un trend di diminuzione che ha grandissimi influssi sul clima globale”.


Immagine di Giacomo Poletti
Immagine di Giacomo Poletti

Lo stesso Poletti aveva spiegato a il Dolomiti uno dei meccanismi più impattanti innescati dal fenomeno: quello legato agli effetti sulla Corrente del Golfo. “Il 'motore' che dà il via alla corrente è il congelamento stagionale del Mare Artico, che 'libera' in acqua grandi quantità di sale (visto che il sale stesso, contenuto nell'acqua marina, non resta imprigionato nel ghiaccio); il congelamento aumenta quindi la salinità dell'acqua circostante e quindi la densità del fluido, che tende a sprofondare. In condizioni normali il Mare Artico produce questo affondamento di acqua salata che a sua volta richiama acqua più 'leggera' (e più calda) dalle zone meridionali. Tra gli addetti ai lavori si sta parlando molto di questa situazione: meno acqua ghiaccia nel Mare Artico, più la corrente si indebolisce, con effetti che al momento è difficile prevedere”.

 

Di certo c'è che, ad oggi: “Mancano all'appello – scrive l'esperto – rispetto alla media 1981-2010 per il 4 marzo, ben 1.632.000 chilometri quadrati di ghiaccio marino: cinque volte e mezzo la superficie dell'Italia. In termini di volume sono circa 8mila chilometri cubi, pari a un cubo colossale di 20 chilometri di lato. La riduzione della superficie ghiacciata, bianca, influisce in primis sulla riflessione della radiazione solare (albedo)”.

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