Bandiera nera di Legambiente per il Trentino: ''Depotenziato il ruolo dell'Appa nei controlli ambientali. Rischio effetti molto gravi''. Tonina: ''Maggiore efficienza''
Due bandiere verdi sono state assegnate al Trentino. I riconoscimenti sono andati al Progetto BrennerLec, che ha l'obiettivo di creare un "corridoio a emissioni ridotte" e all'Associazione Donne in Campo Trentino. Sulla 'bandiera nera' data all'Appa interviene l'assessore Tonina: ''Riorganizzazione per dare maggiore efficienza ed efficacia"

TRENTO. Dopo l'investimento di Bolbeno e l'intervento sul lago Santo (Qui l'articolo) per citare i casi più recenti, arriva purtroppo per il Trentino una nova “Bandiera nera” da parte di Legambiente. Questa volta l'importante associazione ambientalista italiana punta il dito contro quella che è definita “sconcertante” delibera di riorganizzazione dell’Agenzia Provinciale per l’Ambiente.
LE BANDIERE DI LEGAMBIENTE
Le bandiere di Carovana delle Alpi 2021 si inseriscono in un panorama sempre più articolato di buone pratiche della montagna. Sono ben 18 sono i vessilli assegnati alle buone pratiche: cinque in Piemonte, due in Valle d’Aosta, uno in Lombardia, tre in Alto Adige, due in Trentino, due in Veneto, tre in Friuli, per un totale di 18 bandiere verdi. Queste bandiere sono rappresentative di processi volti a superare le disuguaglianze territoriali, capaci di ridare centralità alla montagna, riequilibrare i flussi e costruire un nuovo rapporto più equo e al contempo più vantaggioso anche per la città.
Le bandiere nere sono esattamente la metà e sono così distribuite: due in Piemonte, una in Lombardia, una in Alto Adige, una in Trentino, una in Veneto , due in Friuli. Si tratte di pratiche che vanno a lacerare l'ambiente.
BANDIERE VERDI IN TRENTINO
Sono due le bandiere verdi che sono state date al nostro territorio. La prima è stata data al progetto BrennerLEC (Brenner Lower Emissions Corridor) che si proponeva l’obiettivo di rendere il traffico veicolare di transito sull’asse del Brennero maggiormente rispettoso della salute della popolazione residente e più compatibile con le caratteristiche del territorio, al fine di tutelare il particolare ambiente alpino attraversato. Tramite l’indicazione di limiti di velocità di 100 km/h in una tratta e in alcuni giorni, si è effettivamente verificata una riduzione della velocità media (e della sua varianza) con una riduzione media della concentrazione misurate degli ossidi di azoto del 10%. Si è estrapolato che, se venisse imposto un limite di 100 km/h con controllo ‘tutor’ diminuirebbero circa del 25% le emissioni di ossidi di azoto e del 13% quelle di CO2, con un probabile effetto anche sulla formazione di ozono. Si è anche mostrato che con una riduzione dinamica di velocità fino a 80 km/h nei giorni di traffico intenso la riduzione delle emissioni si accompagnava ad una riduzione del tempo medio di percorrenza, evitando i fenomeni di stop-and-go.
La seconda nuova bandiera verde riguarda l'associazione “Donne in campo” nata nel 2007, di imprenditrici agricole, contadine, appassionate che collaborano per migliorare il loro lavoro e i loro prodotti e creano occasioni di incontro tramite la partecipazione ai mercatini, i laboratori didattici, le degustazioni guidate. Una bandiera verde, ha spiegato Legambiente, “per le buone pratiche nella coltivazione, con l’attenzione alla biodiversità e alla fertilità del suolo, ma anche all’innovazione positiva, nel rapporto con i consumatori, nella collaborazione e aiuto reciproco”..
BANDIERE NERE
Non mancano però le note dolenti. Il Trentino, infatti, quest'anno ha ricevuto purtroppo anche una bandiera nera che riguarda la riorganizzazione dell'Appa, l'Agenzia Provinciale per l'Ambiente, voluta dalla Provincia.
Una delibera che Legambiente definisce “sconcertante” con la quale vengono accorpate le funzioni di autorizzazione e controllo, andando contro i principi della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, come precisato in una recente sentenza del Consiglio di Stato. Una decisione che di fatto depotenzia tutte le attività tecniche e di controllo dell’Appa.
Nel dossier presentato da Legambiente viene spiegato che la nuova delibera introduce nell'Appa il “Settore autorizzazioni e controlli” composto dalle: Unità organizzativa autorizzazioni uniche ambientali, Unità organizzativa autorizzazioni integrate ambientali ed Unità autorizzativa rifiuti e bonifica dei siti inquinati. “Viene conferito all’Appa – è spiegato - con un provvedimento amministrativo, le competenze relative al rilascio delle autorizzazioni che, ai sensi della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, come precisato nella sentenza del Consiglio di Stato n° 2149 del 12 marzo 2021, devono essere attribuite ad un organo diverso da quello addetto a svolgere le funzioni di controllo di quanto disposto dalle autorizzazioni medesime”.
Questo provvedimento, continua Legambiente, “si situa nel contesto di un generale depotenziamento delle attività di supporto tecnico, di vigilanza e di controllo che sono proprie dell’Appa e la riorganizzazione non ha fatto che peggiorare la situazione”. Critiche vengono rivolte anche per quanto riguarda i controlli e i monitoraggi fatti in questo modo sul territorio. “L’impatto ambientale dell’insufficiente attività di controllo da parte dell’Appa – spiega ancora Legambiente - può essere molto grave. Un esempio significativo riguarda l’inquinamento del Rio Coste, nella zona industriale di Rovereto; nonostante molti anni di segnalazioni delle singolari colorazioni, di emissioni nauseabonde e della presenza nelle acque di fanghi, l’Appa non è stata in grado di effettuare provvedimenti che risolvano la situazione, come testimoniato da foto recenti in nostro possesso”.
LA RISPOSTA DELLA PROVINCIA
Dal canto suo la Provincia di Trento cerca di difendersi dal giudizio negativo con un intervento dell'assessore Mario Tonina che spiega come la riorganizzazione dell'Appa abbia permesso una “maggiore efficienza ed efficacia” nell'azione amministrativa di tutela ambientale.
“Con la riorganizzazione – precisa Tonina – abbiamo fatto chiarezza sui ruoli, specificando chi rilascia le autorizzazioni e chi svolge attività ispettiva. L’esperienza nella gestione dei processi amministrativi nel settore ambientale dimostra che per rafforzare e migliorare dal punto di vista qualitativo le attività permissive e di vigilanza è fondamentale stabilire e promuovere un buon livello di comunicazione e di collaborazione fra gli addetti al rilascio delle autorizzazioni ed il personale chiamato a svolgere attività di controllo e vigilanza. Una collaborazione che però mantiene inalterata la distinzione, netta, fra attività autorizzatoria ed ispettiva, che mantengono la loro autonomia”.