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Attualità

Una fotografia del disastro di Valencia parla di noi: società che guarda al futuro con i piedi impaludati in modelli economici vecchi

L'alluvione che ha duramente colpito Valencia, causando decine di morti, mette ancora una volta in evidenza gli scompensi politici nell'affrontare l'emergenza climatica. Ma una luce da seguire ci sarebbe

di
Pietro Lacasella
31 ottobre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Questa fotografia è lo specchio di una società priva di punti di riferimento. 

 

L'automobile, uno dei simboli più caratterizzanti della contemporaneità, annega a causa dell'ennesimo evento estremo (che in questo circostanza, bisogna evidenziare, ha tolto la vita a decine di persone). 

 

Questa non è un'invettiva contro le auto, ma una riflessione di natura simbolica: l'automobile incarna un pensiero, una postura, un modo di interfacciarsi nel modo che vede nella crescita senza limiti l'unica strada verso il futuro.

 

Tale impostazione economica, fino a pochi anni fa era sinonimo di benessere e stabilità. Tuttavia oggi, a causa della crisi climatica, sta rapidamente gettandoci nell'incertezza.

 

Siamo disorientati - almeno io lo sono - perché continuiamo a cercare rifugio in simboli e politiche efficaci in un periodo per molti aspetti diverso. Desideriamo un futuro rinnovato con i piedi impaludati in modelli vecchi, sconnessi rispetto alle odierne esigenze ambientali.

 

Brancolando questo buio inchiostro, si intravvede una luce preziosa nella competenza degli esperti. Sta alla politica decidere se seguirla, per immaginare un futuro rinnovato, oppure se continuare a camminare tra le ombre di un passato ormai lontano.

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