"Sconsiderato" l'uomo che ha nutrito i figli dell'orsa Amarena: non c'è polemica ma rigore scientifico dietro la presa di posizione del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
L'ente parco muove dalla volontà di evitare il rischio di emulazione. Gli orsi confidenti non scendono nei paesi in cerca di cibo e la lettura scientifica suggerisce di non alimentare in modo artificiale gli esemplari, nemmeno i più giovani come i due marsicani nati lo scorso anno e la cui madre è stata uccisa a fine agosto
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Una polemica, a leggerne la definizione che ne dà la Treccani, è una "controversia, piuttosto vivace, sostenuta per lo più attraverso una serie di articoli o di altri scritti tra persone che hanno diversità di vedute". Definire polemica il comunicato stampa con cui il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ha preso posizione sul caso di un cittadino che ha dato da mangiare ai due orsi marsicani figli di Amarena, perciò, è insensato: l'ente parco spiega infatti quali sono le evidenze scientifiche che l'hanno portato ad evitare di intervenire con "alimentazione di supporto" a favore dei due esemplari. Eppure l'Ansa, la principale agenzia di stampa del paese, ha titolato così il proprio lancio: "Ha dato cibo ai due orfani dell'orsa Amarena, è polemica".
Il Parco ha scelto di intervenire (siamo a maggio 2024, il comunicato inviato è appena il secondo dell'anno, il primo è quello relativo all'uscita dal letargo dei due giovani esemplari di meno di un anno, la cui madre è stata uccisa a fucilate a fine agosto 2023) per rispondere dei risultati di ricerche portate avanti negli ultimi 7 anni dopo che un privato cittadino aveva affermato di aver fornito cibo durante il mese di dicembre 2023 agli orsi orfani, una decisione presa "in totale autonomia" senza alcun riscontro "che ciò fosse necessario".
L'ente parco muove da un "approccio scientifico, rigoroso e prudenziale rispetto agli effetti negativi che questa pratica potrebbe produrre", evidenziati nella maggior parte degli studi in materia e di pratiche: "Un anno e mezzo di attività (1985-86), soprattutto nei periodi di iperfagia (quando aumenta la sensazione di fame o dell'appetito, ndr) è servito a dimostrare che i punti di alimentazione supplementare sono stati frequentati soprattutto da cervi, cinghiali e volpi, dove c’era la frutta, e soprattutto dai lupi, ma anche dai cinghiali, dove c’era la carne. Gli orsi hanno usufruito di questo cibo aggiuntivo poche volte e in modo sporadico".
Il Parco contesta anche l'affermazione secondo cui gli orsi sarebbero affamati: "come si può parlare di carenze alimentari se tra tutti gli orsi che monitoriamo o che abbiamo catturato, nonché tutti quelli oggetto di foto o video che riempiono i social, non ce n’è uno denutrito?".
"Le carenze alimentari, ormai insinuate nella mente di chi teme per il destino dell’orso marsicano al momento non esistono, e sono ben altri i problemi per questa meravigliosa popolazione. Ma come spesso accade, quelli più macroscopici e anche più complicati da risolvere vengono ignorati" continua il Parco.
Anche le Linee Guida dell’UICN per la riduzione dei conflitti con la fauna (IUCN SSC Guideline on human-wildlife conflict on 2023), nello scegliere una misura gestionale, suggeriscono che è fondamentale evitare o minimizzare qualsiasi effetto collaterale negativo: "il somministrare cibo alla fauna non è menzionato tra le azioni suggerite, proprio perché la maggior parte degli studi definisce che i rischi di abituazione al cibo e all’uomo, nonché la perdita di diffidenza e la possibilità di veicolare malattie, visto che dove si mette il cibo non ci andrebbero solo gli orsi, aumenta di fatto i conflitti" sottolinea il comunicato stampa.
Gli orsi confidenti esistono in tutto il mondo e "associare il fenomeno degli orsi confidenti alla carenza di cibo non ha nessuna base scientifica certa" sottolina il Parco, che poi ironizza sul fatto che se alcuni sono confidenti e la maggior parte no, in caso di assenza di cibo non si capirebbe di cosa vivrebbero tutti gli altri in giro per l’Appennino centrale. "Non è la fame a spingere qualche orso a scendere periodicamente in aree antropizzate, altrimenti nei paesi avremmo decine e decine di orsi. E questo non è mai accaduto". La famosa invasione degli orsi in Abruzzo, parafrasando il titolo del libro di Dino Buzzati, è un romanzo che non è mai stato scritto.
Come suggerisce anche il libro "Sottocorteccia", scritto da Pietro Lacasella e Luigi Torreggiani e dedicato al bostrico e agli abeti rossi, in Natura tutto è più complesso di quello che sembra. "Da questo punto di vista noi uomini dovremmo operare una riflessione più attenta e razionale perché spesso è proprio il nostro approccio semplicistico a farci operare scelte sbagliate rispetto all’ambiente, con risvolti che neanche immaginiamo. E troppo spesso ignoriamo la relazione 'causa ed effetto', perché il lasso di tempo che passa, per percepire le conseguenze delle nostre azioni, è molto lungo" sottolinea il Parco. Ecco perché le azioni messa in messe in campo da chi ha deciso di alimentare artificialmente i due orsi figli di Amarena sono definite "sconsiderate" e "di una gravità estrema". Si tratta di "azioni clandestine che poco hanno a che fare con il rispetto della legge, perché l’orso marsicano è una specie particolarmente protetta, e nel cui merito abbiamo chiesto alle autorità competenti di fare chiarezza e di cui daremo conto non appena avremo notizie certe" conclude il Parco. L'esigenza di intervenire nasce anche dalla volontà di ridurre "l’effetto emulazione che altri potrebbero adottare nel silenzio e nell’ombra".