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Per mancanza di neve in Francia chiude un'importante stazione sciistica. A rischio 200 posti di lavoro. Il senatore Gontard: "È inevitabile, basta ascoltare gli scienziati"

L’Alpe du Grand Serre è la prima stazione sciistica di questa importanza a chiudere nelle Alpi settentrionali. "Il modello economico 'tutto sci', sul quale continuiamo a fare affidamento, potrà continuare solo in alcune grandi località che non attraversano difficoltà economiche. A poco a poco, i comuni stanno comprendendo questi problemi, soprattutto quando si pone la questione di continuare a finanziare le stazioni a scapito di altri servizi"

di
Pietro Lacasella
10 ottobre | 20:39
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Non si tratta di essere a favore o contro l’industria sciistica, si tratta di fare i conti con la realtà. E la realtà non si presta a posizioni dai confini netti, ma ha un carattere morbido, sfumato, complesso.

 

Come esistono dei contesti dove lo sci può ancora avere un futuro, perché le caratteristiche climatiche risultano tutt’oggi idonee allo svolgimento di questa attività, allo stesso tempo a causa della crescita delle temperature stanno aumentando le aree dove, tenere in vita un’economia fortemente dipendente dalla neve (naturale o programmata che sia), inizia a essere sconveniente.

 

In Francia, ad esempio, lo scorso 4 ottobre la comunità di Matheysine, nell'Isère, ha valutato di chiudere la sua stazione sciistica. Non riaprirà dunque per l’ormai imminente stagione invernale. Da diversi anni la stazione doveva fare i conti con difficoltà finanziare legate soprattutto alla mancanza di neve.

 

Come informa Public Senat, “L’Alpe du Grand Serre è la prima stazione sciistica di questa importanza a chiudere nelle Alpi settentrionali, mettendo a rischio 200 posti di lavoro diretti e indiretti. Per il senatore dell'Isère e presidente del gruppo ambientalista Guillaume Gontard, ‘esiste un vero problema di anticipazione’ nella gestione della transizione di queste località di media montagna”.

 

Questa decisione, continua Gontard, “ovviamente è inevitabile, basta ascoltare gli scienziati. Con il riscaldamento globale e l'assenza di neve, esempi di stazioni sciistiche in grande difficoltà e costrette a chiudere, ce ne sono e potrebbero essercene molti altri. Ma, qualunque cosa sia, resta un colpo al cuore perché una stazione sciistica è una storia, è un'intera economia che ha plasmato un territorio. Oltre a ciò, c’è un vero problema di anticipazione. Le soluzioni non sono semplici, ma quando tutto si ferma all'improvviso e nulla è stato preparato è terribile. All’Alpe du Grand Serre era in corso un progetto di sviluppo delle attività, ma che ha richiesto tempo e investimenti per essere implementato. Senza anticipazione e senza sostegno a livello nazionale, i funzionari eletti finiscono per gettare la spugna”.

 

“Non abbiamo capito affatto il problema – continua ancora il senatore –. Il modello economico 'tutto sci', sul quale continuiamo a fare affidamento, potrà continuare solo in alcune grandi località che non attraversano difficoltà economiche. A poco a poco, i comuni stanno comprendendo questi problemi, soprattutto quando si pone la questione di continuare a finanziare queste stazioni a scapito di altri servizi.

Ciò che mi rammarica è che queste comunità si ritrovino sole ad affrontare problematiche che possono creare tensioni sul loro territorio. Lo Stato deve prendere coscienza di questa esigenza. Dovremmo sviluppare una visione dipartimentale del problema, una rete territoriale, per sapere quali località devono investire in via prioritaria per sviluppare un altro tipo di turismo”.

 

Quelle del senatore Gontard sono parole sagge, in questa fase di transizione dove i nuovi assetti climatici ci invitano a immaginare un futuro diverso per molte località montane. Continuare ad affidarsi a soluzioni valide in un periodo storico profondamente diverso, rischia di risultare anacronistico, oltre che socialmente pericoloso per gli abitanti delle Alpi.

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