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Cave Alpi Apuane. "Se i lavoratori si fanno male è perché sono deficienti", la dichiarazione dell'imprenditore Franchi scatena un'ondata di critiche. Cgil, Cisl e Uil annunciano uno sciopero

Durante l'ultima puntata di Report, l’imprenditore Alberto Franchi (patron della Franchi Umberto Marmi) ha affermato che la colpa degli incidenti sul lavoro è degli operai che sono “deficienti”. L'infelice uscita si è ovviamente guadagna l’indignazione generale. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di annunciare uno sciopero per la giornata del 24 aprile. Iniziativa che rappresenta anche l'occasione per fare il punto sullo sfruttamento delle Alpi Apuane

di
Pietro Lacasella
23 aprile | 17:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dopo l'inchiesta di Report, andata in onda lo scorso 21 aprile, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di annunciare uno sciopero per la giornata del 24 aprile. I lavoratori si fermeranno in tutto il distretto del marmo apuo-versiliese.

 

"Gli infortuni sono stati liquidati con parole inaccettabili in un fuori onda choc di Report dall'imprenditore quotato in borsa Franchi, che colpevolizza addirittura con la parola deficienti, i suoi stessi dipendenti per le morti e gli infortuni sul lavoro", ha dichiarato l'onorevole Marco Grimaldi di Verdi Sinistra.

 

Durante la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, l’imprenditore Alberto Franchi (patron della Franchi Umberto Marmi) ha infatti affermato che la colpa degli incidenti sul lavoro è degli operai che sono “deficienti”. L'infelice uscita si è ovviamente guadagna l’indignazione generale. 

 

"Irricevibile l'espressione 'deficiente' - evidenziano i Giovani Democratici di Massa-Carrara - come si può pensare di colpevolizzare il lavoratore sminuendo la sua dignità anche umana e non solo lavorativa? Piuttosto si prendano misure idonee e serie per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro".

 

"Non possiamo dimenticare l'aspetto occupazionale che ci sta particolarmente a cuore. Infatti, in un'epoca di transizione ecologica, lo sguardo deve rivolgersi anche al mondo del lavoro e alla riconversione di tutte quelle attività che per l'appunto devono tener conto dei cambiamenti climatici ed eliminare il loro impatto ambientale. Per questo siamo a fianco di chi lavora nel settore del marmo, perché insieme a loro vogliamo trovare soluzioni, che siano sostenibili economicamente e ambientalmente e inoltre compatibili con le sfide che ci aspettano per il futuro", commenta il Comitato Ugo Pisa.

 

 

Ma qual è la situazione sulle Alpi Apuane? Per sintetizzarla mi trovo costretto ad aggrapparmi a un ricordo di ormai diversi anni fa. La prima volta che ho visitato le Alpi Apuane ero bambino. Non ricordo bene l'età, ma è ancora vivido nella memoria il momento il cui, all'altezza di Carrara, ho scorto le cave di marmo dal finestrino dell'automobile di mia mamma.

 

Ero certo che quel candore compatto e intenso fosse neve. Era luglio e mi sembrava incredibile perché in luglio, sulle mie montagne, la neve non c'è mai. Eppure non mi sembravano tanto più alte, anzi. Ma - ero sicuro - quello era il bianco che si deposita sui pendii dopo una nevicata copiosa. Fino a quando non ho scoperto la verità, le Apuane mi sono sembrate le montagne più bizzarre del mondo.

 

Sono trascorsi poco più di vent'anni, eppure la sensazione di sorpresa è rimasta pressoché inalterata. Il candore del marmo scende a gradoni dai pendii corrosi dall'inesorabile incedere dei caterpillar. L'anima dei rilievi viene messa a nudo dall'incessante attività estrattiva. A un primo impatto è disorientante: affascina, come tutte le cose mastodontiche, e allo stesso tempo inquieta. Eccome se inquieta!

 

Ma alla fine - ci si ripete per mettersi il cuore in pace - il marmo viene utilizzato per finalità nobili come l'arte, esaltate in modo eccezionale dal David di Michelangelo. Vicino alle cave le riproduzioni in miniatura di opere più o meno celebri nemmeno si contano. Ma leggendo un articolo pubblicato nel 2020 dal Corriere della Sera ho scoperto che solo il 0.5% del marmo viene estratto per finalità artistiche.

 

Lo stesso articolo spiegava che l'80% del carbonato di calcio che esce dalle viscere dei monti, finisce nell’edilizia, nelle industrie farmaceutiche e cosmetiche, in gomme, colle e carta. Mentre solo il 19,5% viene utilizzato per elementi di arredo e piastrelle. Con la domanda che aumenta e i portafogli che si gonfiano, il carattere ambientale dell'area subisce percosse difficili da risanare.

 

Diverse fonti sostengono che negli ultimi 20 anni, nelle Apuane si è scavato più che in 2000 anni di storia delle cave.

 

Non bisogna infine scordare il problema delle risorse idriche, causato soprattutto dalla marmettola, un fango carbonatico prodotto dall'attività di estrazione e di segagione del marmo. 

 

E chi grazie alle cave lavora e di conseguenza vive? L'articolo del Corriere spiega anche che se negli anni '50 i lavoratori erano circa 16.000, oggi sono poco meno di mille. Una drastica diminuzione ovviamente provocata dalla meccanizzazione delle operazioni.

 

Ma ovviamente questo è un riassunto abbastanza riduttivo. Per approfondire vi invitiamo a guardare l'inchiesta di Report: qui il video

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