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Attualità

Abbandonata dal 2001 si pensa a un rilancio da 19 milioni della cabinovia di collegamento tra Fossa di Paganica e Campo Imperatore

Nel 2023, con la nuova giunta comunale di centro destra, e dopo decenni di discussioni, è partito l’iter

di
Emanuele Valeri
21 dicembre | 17:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Al termine degli anni Sessanta nei confini del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, in una conca circondata da vette che toccano e superano i 2000 metri di altitudine, chiamata Fossa di Paganica, fu progettata la costruzione di un residence e di un hotel che doveva rientrare in un complesso chiamato “Campo Nevada”.

 

La struttura doveva fornire servizi per gli impianti di risalita che giungono sulla vetta del Monte Cristo e che oggi risultano dismessi e abbandonati, e doveva essere inclusa in un progetto più ampio, ovvero quello dell’unione del comprensorio di Campo Imperatore e quello di Monte Cristo.

 

Queste costruzioni furono aspramente criticate a causa del negativo impatto ambientale, quindi i lavori di progettazione del resort furono bloccati dalle istituzioni locali e dall’Ente del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

 

Anche quelli di demolizione della struttura dopo essere stati approvati, considerata la loro complessità, furono bloccati e oggi i ruderi del complesso di Fossa Paganica giacciono ancora in questa vallata di alta quota. Durante la stagione estiva questa struttura è utilizzata spesso per il riparo degli animali al pascolo.

 

Per quanto riguarda gli impianti, quelli di Monte Cristo erano stati progettati per essere un’alternativa valida al vicino comprensorio di Campo Imperatore, che spesso era soggetto a nevicate particolarmente intense e condizioni climatiche davvero inaccessibili.

 

Si trattava di piccoli impianti di risalita, la prima era una seggiovia che portava gli sciatori da quota 1450 a 1600 metri, e da lì partivano alcuni skilift uno dei quali arrivava in cima alla montagna.

 

Il Comprensorio di Campo Imperatore, rispetto al vicino Monte Cristo, è sempre stato più frequentato: soprattutto grazie alla quota e alla presenza abbondante di neve era capace di sbaragliare qualsiasi tipo di concorrenza.

Anche questa fu una delle motivazioni che portò pian piano alla dismissione degli impianti, che furono totalmente abbandonati nel 2001.

 

Oggi sulla montagna sono ancora presenti i ruderi e le ferraglie di queste costruzioni non più attive.

 

Nel 2023, con la nuova giunta comunale di centro destra, e dopo decenni di discussioni, è partito l’iter che vede il progetto di collegamento tra Campo Imperatore e la Fossa di Paganica.

 

Un progetto che viene ritenuto importante non soltanto per il turismo, ma anche per garantire un’alternativa di sicurezza in uscita dall’altopiano di Campo Imperatore.

 

Proprio pochi giorni fa c’è stato il via libera da parte della I Commissione (Bilancio) al bilancio di previsione 2025-2027 del Comune della città dell’Aquila per una cifra totale di 745 milioni di euro.

 

Diciannove milioni saranno destinati per il collegamento tramite cabinovia della Fossa di Paganica con il Monte Scindarella a Campo Imperatore.

Quest’opera è ritenuta fondamentale per lo sviluppo turistico del territorio, della neve e non solo, tanto che la progettazione è stata fatta in un modo definito “sostenibile”.

 

La stazione di Campo Imperatore è ritenuta ai giorni di oggi, l’unica in Appennino dove è possibile sciare senza l’utilizzo di neve tecnica da dicembre a maggio, ma allo stesso tempo specialmente nel periodo estivo il Gran Sasso è una meta presa d’assalto dai turisti provenienti da tutto il mondo e che ad oggi offre pochi servizi.

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