"A Livigno l'inverno si respira anche in estate". La neve stirata in agosto dai gatti delle nevi evidenzia l'inquietudine con cui viviamo il presente
Anche quest'anno il manto bianco, della lunghezza di 1 chilometro, è stato stirato dai gatti delle nevi, in previsione di due gare: la "Bwt 1k Shot" e la "Gara da li Contrada". Bramiamo la neve in agosto, quando il carattere stagionale della montagna offre diverse e altrettanto pregevoli iniziative. Poi quando si fanno strada le temperature algide e pungenti dell'inverno, emigriamo in qualche isoletta tropicale, alla ricerca del caldo e di un'abbronzatura rinnovata
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Passano gli anni, ma il ritornello resta invariato: la smania di rincorrere il futuro è sintomo dell'incapacità di vivere il presente.
Questa è l'unica spiegazione che sono riuscito a darmi l'anno scorso guardando il tappeto di neve spalmato in pieno agosto lungo le vie del centro di Livigno. Neve (naturale? Artificiale? Purtroppo non si trovano molte informazioni in merito, se non sulla pagina Instagram turismolivigno) risalente alla precedente stagione invernale e conservata fino alla manifestazione grazie alla tecnica dello snowfarming.
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Anche quest'anno (oggi, 29 agosto 2024) il manto bianco, della lunghezza di 1 chilometro, è stato stirato dai gatti delle nevi, in previsione di due gare: la "Bwt 1k Shot" e la "Gara da li Contrada".
L'elegante vigore muscolare dello sci di fondo sarà accompagnato da uno "snowboard & freestyle show" e da manifestazioni folcloristiche che, se da un lato probabilmente servono a corroborare il senso di appartenenza dei residenti, dall'altro strizzano l'occhio al desiderio del turista di incontrare in montagna quell'idea di tradizione che i ritmi frenetici della pianura hanno in breve tempo reso impalpabile. Liquida.
Ma il punto non è questo. Se a Livigno si stocca la neve di fine inverno per tingersi di bianco nella canicola di agosto, e si indossano i panni di un passato ormai sfibrato, un senso ci dev'essere. Questo è certo. Economico/promozionale sicuramente, sociale forse.
Ciò che è difficile comprendere è l'inquietudine con cui si vive il presente. Un presente che, in modo evidente, facciamo fatica ad accettare.
Bramiamo la neve in agosto, quando il carattere stagionale della montagna offre diverse e altrettanto pregevoli iniziative.
Poi quando si fanno strada le temperature algide e pungenti dell'inverno, emigriamo in qualche isoletta tropicale, alla ricerca del caldo e di un'abbronzatura rinnovata.
Inseguiamo il futuro e trascuriamo il presente. Così le stagioni scorrono rapide in questa rincorsa senza fine, causata da un appagamento che sembra irraggiungibile.
Intanto il presente, trascurato, sta accumulando scorie sociali e ambientali. Prima o poi consegnerà il conto. Sarebbe bello riuscire a pagarlo con i proventi di un certo modo di "fare turismo": ma non credo sia possibile.