Stanze panoramiche, già collaudate nel 2020 da Rodriguez e Moser. Il turismo del “mordi e selfie” salverà la montagna?
Vale la pena chiedersi se la montagna abbia un valore intrinseco o se acquisti valore solo attraverso la realizzazione di strutture analoghe alle stanze panoramiche, come panchine giganti o ponti tibetani. Abbiamo bisogno, in altre parole, di essere guidati da queste istallazioni per lasciarci suggestionare dai territori alpini?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
La proposta delle stanze panoramiche "riduce le nostre cime a luoghi del turismo luxury, accessibili per un selfie o un aperitivo in alta quota. Le conseguenze di questa filosofia, secondo cui tutto può essere trasformato in turismo, non rende onore a quel patrimonio naturale e storico che le nostre alture ci consegnano".
Così Cristina Guarda, consigliera della regione Veneto, commentava un mese fa il progetto di legge (approvato ieri, qui l'articolo) volto a permettere la realizzazione di stanze panoramiche di vetro e legno, anche ad alta quota, sopra i 1600 metri di altitudine. Soglia, questa, dove sinora le norme urbanistiche ammettevano solo la presenza di bivacchi, rifugi e malghe.
Ma siamo davvero convinti che il turismo del “mordi e selfie”, come l’ha definito sarcasticamente la stessa Guarda, porti dei reali benefici alla montagna e ai suoi abitanti? E siamo sicuri che questa modalità turistica non sia pensata per una ristretta élite?
Le Dolomiti possono già fare vanto di una stanza panoramica, la Starlight Room Dolomites istallata a Col Gallina: il sito informa che il prezzo, 700,00 euro, comprende il trasporto, la cena, il pernottamento e la colazione. Non proprio una cifra accessibile a tutti, ma per i più facoltosi evidentemente è una spesa che vale la pena affrontare per diventare, per qualche ora, soggetto di una cornice fotografica: le stanze panoramiche possono infatti rappresentare il set ideale per alimentare i propri canali social. Proprio come hanno fatto Cecilia Rodriguez e Ignazio Moser, nel 2020, per festeggiare il loro terzo anniversario.
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La legge in questione ha fissato un tetto di massimo due strutture panoramiche per comune montano. In Veneto i comuni montani sono 86, il che vuol dire che se tutti decidessero di usufruire di questa possibilità, le stanze panoramiche realizzate entro i confini della regione sarebbero 172. Non è detto che tutti i comuni decidano di avvalersi di questa concessione, così come non è detto che il prezzo delle stanze risulti sempre inaccessibile ai più. Ma mettendo da parte l’aspetto economico e quello paesaggistico-ambientale, vale la pena chiedersi se la montagna abbia un valore intrinseco o se acquisti valore solo attraverso la realizzazione di strutture analoghe alle stanze panoramiche, come panchine giganti o ponti tibetani. Abbiamo bisogno, in altre parole, di essere guidati da queste istallazioni per lasciarci suggestionare dai territori alpini?
Ovviamente no. Il valore della montagna è infatti contenuto nel caleidoscopio di unicità ambientali e culturali che è già in grado di offrire. Tuttavia, per rendere questo ventaglio di singolarità attraente, è necessario uno sforzo divulgativo e culturale (prima di essere raccontato, il territorio andrebbe infatti studiato).
Ma è un lavoro che costa tempo e fatica. Di conseguenza spesso preferiamo calare dall’alto oggetti vistosi, appariscenti, fotogenici, ma culturalmente vacui. Un’operazione semplice, perché svincola dallo studio e dal ragionamento, ma che porta con sé lo spettro dell'omologazione.
Turismo mordi e selfie, quindi, che “non rende onore a quel patrimonio naturale e storico che le nostre alture ci consegnano”, come lamenta la consigliera Guarda, ma si fa riflesso di una società che sembra trovare conforto solo guardandosi attraverso uno schermo.