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Pista da BOH? I giovani ampezzani esprimono forti perplessità per il bob a Cortina

Con un post pubblicato oggi sulla nuova pagina Instagram "pista_da_boh", un gruppo di giovani ampezzani esprime scetticismo sull’effettiva necessità della pista da bob in fase di realizzazione all’ombra delle Tofane

di
Pietro Lacasella
07 marzo | 19:16
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Siamo giovani ampezzani e ci chiedevamo… Ma la pista da bob? Boh”, così inizia la prima slide di un carosello pubblicato sulla nuova pagina Instagram pista_da_boh, creata da un gruppo di giovani ampezzani fortemente scettici sull’effettiva necessità dell’infrastruttura in fase di realizzazione all’ombra delle Tofane.

 

Il senso del messaggio è racchiuso in quel “boh”, espressione di molti di fronte all’iter a dir poco rocambolesco che ha portato all’inizio dei lavori. Lo riassume con efficacia lo stesso post:

 

2019 – Assegnazione dei Giochi olimpici “a costo zero”
2020 – boh
2021 – boh
2022 – ancora boh
2023 – non si fa la pista
2024 – si fa la pista

 

Più di 120 milioni di euro, ricordano i ragazzi, e 13 mesi per a disposizione per completare l’opera entro i test che si terranno a marzo 2025: se entro quella data la pista non sarà pronta, le gare olimpiche di bob, skeleton e slittino si terranno all’estero, dove esistono impianti funzionanti (gli stessi promossi dallo stesso Comitato Olimpico Internazionale).

 

A quanto pare ha prevalso un bizzarro orgoglio italiano, sottolineano sarcasticamente gli ampezzani: “Orgoglio all’Italia e agli italiani! La pista si farà a Cortina… con l’aiuto di operai norvegesi?!”

 

“E in Ampezzo rimane – continuano – un costo di gestione annuale che supera abbondantemente il milione di euro, e un bellissimo bosco ridotto così

E la comunità? – si domandano nuovamente – nessuna presentazione del progetto, manifestazioni di dissenso ignorate, chiusura di attività locali per fare spazio alla pista”.

 

“Quando da bambini andavamo in gita sulle nostre montagne con i genitori e i nonni – concludono – spesso ci fermavamo incantati di fronte alla bellezza dei fiori alpini. Il primo istinto era di coglierli, di possederli, ma ci veniva subito detto: ‘Se ami la montagna le lasci i suoi fiori’. Ed ecco che adesso, a malincuore, cogliamo appieno il significato di queste parole”.

 

 

 

 

 

 

 

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