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La valanga di Gaby, che ha isolato Gressoney, invita a riflettere sull'importanza delle "relazioni di comunità"

L'EDITORIALE. Esistono incomodi che permettono di trasformare connessioni rapide ed effimere in relazione di comunità, ingranaggio fondamentale per il futuro della montagna

di
Pietro Lacasella
04 marzo | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Perdere contatto. 

In un mondo che si va intrecciando in un reticolo via via più fitto di connessioni, trovarsi improvvisamente isolati può rappresentare un elemento di scoperta (o di riscoperta). Un inconveniente sicuramente scomodo, disagevole, che tuttavia per qualcuno rappresenta una pausa nel ritmo quotidiano della vita, ma anche l'opportunità di trasformare le connessioni in "relazioni di comunità".

 

Più di una realtà alpina ieri si è trovata a fare i conti con abbondanti nevicate che hanno provocato incomodi di non poco conto. Uno su tutti, la valanga staccatasi all'altezza di Gaby, in Valle d'Aosta, che ha ostruito l'imbocco di una galleria (fortunatamente senza causare vittime o feriti) isolando così Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La Trinité.

 

Si tratta di inconvenienti che tuttavia obbligano, per qualche ora, a rallentare i ritmi serrati che spesso caratterizzano le giornate molti; che aiutano a diversificare, momentaneamente, le nostre abitudini; che permettono di trasformare connessioni rapide ed effimere in relazione di comunità, favorite dalla consapevolezza di condividere un'esperienza.

 

Sarebbe interessante se queste relazioni di comunità proseguissero con uguale vigore anche quando la galleria sarà sgomberata, la rete elettrica ripristinata e l'ultimo fiocco di neve caduto, perché sono un ingranaggio fondamentale per il futuro della montagna.

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