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Cortina: nevica sui larici abbattuti per la pista da bob, piove nell'animo degli ampezzani

C'è un aspetto legato al taglio del lariceto che non è ancora emerso. Ed è un aspetto importante: l'incidenza emotiva che l'abbattimento provoca in chi abita il territorio. Questa operazione, infatti, influenza gli umori, gli stati d'animo e la qualità della vita delle persone

di
Pietro Lacasella
24 febbraio | 20:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Se la pista da bob di Cortina si è fatta emblema di una programmazione territoriale che sfrutta le risorse della collettività in favore di pochi, da qualche giorno il lariceto dove l'impianto verrà inserito è diventato il simbolo di una dilagante e giustificata indignazione

 

I video degli alberi che cadono al suolo, a un ritmo sorprendente (all'incirca uno al minuto, informano da Cortona), hanno fatto il giro del web. Così come sono rimbalzate di social in social le immagini del violoncellista Mario Brunello, che ha voluto accarezzare con le note il legno reciso. 

Fotografie, illustrazioni, striscioni: tutti a denunciare la foga con cui si è intervenuti, quasi si avesse il terrore che quelle piante potessero scappare da un momento all'altro.

 

Il lariceto reciso è diventato un simbolo, quindi, perché riassume con efficacia un ingiustificato sperpero di beni naturali. La rapidità e la veemenza dell'operazione si scontrano con una gestione forestale sostenibile, parsimoniosa e che, per dirla con Mario Rigoni Stern, suggerisce di prelevare l'interesse senza intaccare il capitale

 

Lo scrittore asiaghese scriveva, profetico, nel 1993: "Per piacere non costruite strade dove non sono necessarie, non disboscate per fare impianti turistici o sportivi, non usate aree agricole per costruire seconde case o condomini, perché in montagna prati e pascoli e orti sono più utili alla comunità se usati come tali".

 

Dove non è necessario: è questo il punto. Ciononostante, a distanza di trent'anni, le sue parole evidentemente non hanno fatto breccia nella sensibilità di chi governa il territorio.

 

Ma c'è un aspetto legato al taglio del lariceto che non è ancora emerso. Ed è un aspetto importante: l'incidenza emotiva che l'abbattimento provoca in chi abita il territorio. Questa operazione, infatti, influenza gli umori, gli stati d'animo e la qualità della vita delle persone.

 

Nel giro di poche ore, dove svettava il bosco si sono aperte ampie voragini. Una trasformazione rapida, come dicevo, che ha improvvisamente cancellato importanti punti di riferimento paesaggistici.

 

L'uomo tende infatti ad attribuire uno o più significati agli elementi paesaggistici che lo circondano. Così quando essi scompaiono si innesta un meccanismo emotivo in parte simile a quello del lutto, perché con la scomparsa di quegli elementi, di quei punti di riferimento, una parte della nostra identità scompare per sempre.

 

Questo sta avvenendo a Cortina, e la conferma è giunta dalla voce affranta delle decine di persone che abbiamo ascoltato negli ultimi giorni. Ne riporto una, particolarmente significativa, raccolta lunedì scorso quando sono formalmente iniziati i lavori:

 

"La sensazione è quella di un grande dispiacere - mi ha spiegato Francesca Talamini - perché siamo comunque abituati a vedere tutti i giorni questo bosco, a passeggiarci, e quindi il paesaggio cambierà profondamente. Quello che dispiace di più è sapere che cambierà non per un'opera che ha un'utilità pubblica, ma per un'opera che non è più sostenibile e non ci si rende conto che i tempi stanno cambiando e quindi anche se amiamo lo sport, e il bob è sicuramente un bellissimo sport, non ci sono più i tempi per costruire questi impianti".

 

Al contrario dell'auspicio di Rigoni Stern, si continuano a lasciare cicatrici perenni dove non è necessario: non solo sulla montagna, ma anche nella sensibilità di chi la abita.

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